PALERMO. Servizi per lo smaltimento dei rifiuti recuperati in mare, un bagno e un lavandino per pulire il pesce. Ecco quello che serve installare alla Cala, secondo i pescatori artigianali locali, e che sarà al centro di un prossimo incontro con l’Autorità portuale. Le istanze sono state avanzate in occasione di “Sano come un pesce”, evento gratuito, sostenuto da Unione Europea, MIPAAF, FEAMP, Regione Sicilia, Sicilia Sea Food e coerente con gli obiettivi della misura 5.68 (Misure a favore della commercializzazione dei prodotti ittici) che si è svolto nel fine settimana sul molo della Cala di Palermo con l’obiettivo di promuovere il pescato artigianale siciliano.
“Chiederemo a giorni un incontro con l’autorità portuale” – dice Ignazio Spataro, pescatore della Coop Onda Lunga -. Alla Cala abbiamo bisogno di cassonetti per buttare i rifiuti che restano impigliati nelle reti. Con la nuova legge si possono portare a terra e abbiamo bisogno di smaltirli. Prima non potevamo portarli e dovevamo buttarli a mare. Servono poi altri servizi come luce, un bagno e qualche magazzino”.

Le attività della manifestazione sono state rivolte a tutti i cittadini con degustazioni di pesce locale e stand informativi. Protagoniste anche le scuole, dall’Istituto Nautico alla scuola secondaria di 1° grado plesso “E. Alaimo” dell’IC CAPUANA di Palermo, con studenti a lezione di tecniche di pesca e delle caratteristiche di pesce, tenute da chi questo mestiere lo esercita. Cenni di navigazione a vela ecosostenibile sono stati presentati dalla Lega Navale Italiana – Sezione di Palermo, che ha offerto gratuitamente a chi lo volesse la possibilità di salire a bordo delle proprie imbarcazioni, in particolar modo alle persone con disabilità di tutte le età.
“Alla Cala manca un punto di vendita del pesce collettivo – dice Iskender Forioso, dell’European Research Institute (ERI), ente non profit che ha promosso l’evento -. Sono stati dati banchetti in acciaio dalla Regione, ma manca uno spazio condiviso dell’unicità di quel pescato. Si dà molta enfasi al mercato del pesce, ma non alla pesca artigianale. Per incentivare l’attività dei pescatori artigianali della Cala occorrono servizi minimi tipici un’attività produttiva. I pescatori sono pronti a pagarli, ma servono anche i permessi”.
La manifestazione “Sano come un pesce” si è svolta in collaborazione con l’Università di Palermo. “Abbiamo reso partecipi i consumatori dell’importanza del pescato che deve essere originato da una pesca artigianale – dice Paola Gianguzza, docente di Ecologia presso il DiSTeM -. È sempre più vantaggioso da un punto di vista sia alimentare che economico avere a che fare con cibi a provenienza certa, a chilometro zero. Il pesce dei pescatori artigianali non è pescato in Libia né in Giappone: le imbarcazioni della pesca artigianale, infatti, non possono andare oltre le 12 miglia. Così siamo certi di quello che mangiamo”.
