PALERMO. Le sedie verdi sono collocate davanti l’infermeria perche alle 12 viene celebrata la messa. È all’aperto, anche oggi il sole è alto in un cielo sereno. Oltre la porta verde della comunità di via Decollati, Fratel Biagio, il piccolo servo inutile, come lui scrive di sé, sull’avviso affisso alla porta.
Si siedono quanti arrivano: da Castelvetrano con il piccolo Giorgio di tre anni una coppia che ha ricevuto il dono di un bambino dopo la sua benedizione; da Raddusa alcuni laici che lo hanno conosciuto quando ancora non aveva chiara la vocazione: lí si fermò un anno a pascolare le pecore e da lì poi raggiunse Assisi.
Poi le suore della comunità e quelli che da sempre sono stati attorno a lui e con lui hanno lavorato per rendere abitabile la città, quella degli ultimi, quella di chi vive di provvidenza. La sorella Grazia e i laici che lo assistono.
A guardarsi intorno, accanto all’infermeria si alzano due Silos che raccolgono il grano, nell’edificio vicino il mulino e da quella farina il pane per tutti. Così per il ferro, per il cemento, per il legno.
Poco distante in un capannone lavora la moglie di Riccardo Rossi, che si occupa della comunicazione della Missione Speranza e Carità, Barbara che smista quello che arriva dai supermercati per ridistribuirlo. Insieme hanno deciso di impegnare i giorni della propria vita a realizzare un pezzettino in più di questa missione, vivendo di Provvidenza anche loro.
Molti continuano, anche se è celebrata la Messa, a lavorare perché una città non si può fermare. Perché i poveri lo sono in qualunque giorno.
Altri si siedono e pregano. Tutti accanto. Tutti vicini a fratel Biagio.
Padre Pino, che è sempre stato con lui, ricorda che è un passaggio quello del nostro frate, solo un altro passo per quella strada che, dopo avere lasciato la sua casa, ha percorso ogni giorno nel nome di Gesù, che oggi la chiesa commemora, nel nome degli ultimi.
