PALERMO. A voi, la storia di Pietro Lauricella: un uomo che ha fatto del cammino e della meditazione, il suo stile di vita. Lo abbiamo conosciuto, nell’estate 2022, alle pendici di un monte, dove fratel Biagio Conte sostava, da tempo, in digiuno penitenziale. Affezionati e volontari entrambi della Missione di “Speranza e Carità”, discutevamo delle gesta e sorti del nostro amato “fratello”.
Biagio non poteva affaticarsi: non era prudente ricever spesso visite. Ma Pietro, cocciuto, giungeva ogni giorno “sotto lo sguardo della Croce dell’Oasi”. Senza pretese. Stava lì, pregava per il missionario, senza farsi vedere, e camminava, per esercitare – secondo consiglio del cardiologo – anche il cuore. Fu in quei giorni che è nata, per “Dio-incidenza”, la nostra amicizia; le nostre chiacchierate, i suoi messaggi corredati di foto paesaggistiche, del report dei chilometri fatti, dei piatti cucinati nell’Agriturismo della sua famiglia. Ed è giunta, oggi, l’ora di dargli voce pubblica. Perché Pietro, umile e forte insieme, porta con sé una storia importante, di fede e speranza.
“Provengo da una famiglia povera – fa sapere di lui – emigrata in Germania. 66 anni, sposato con Antonia De Bonis, tre figli, due già laureati, la terza prossima alla laurea in Medicina. Sono stato un dipendente delle Ferrovie dello Stato, per 25 anni, col profilo di “Macchinista”, dopo con mansioni di “Direttore di esecuzione dei Contratti di smaltimento rifiuti”, con una Laurea in Ingegneria Meccanica”. Ma arriva il crollo: “Sono stato licenziato, in tronco, per mancanza di fiducia. Episodio che ha generato in me grande smarrimento, rabbia e sconforto”. “Venendo dalle lotte di ‘Lotta Continua’ avevo pensato – confessa – di farmi vendetta da solo. Ero diventato una belva!”.

Pietro oggi è però un uomo “nuovo”: com’è stata possibile questa rinascita? Ce lo spiega, con naturalezza: “Guardando le stelle è cominciata la mia vita contemplativa. Solo, in silenzio, ho sentito il mio cuore battere forte, provando quella sensazione ristoratrice che provano i pellegrini quando intravedono la meta: il santuario. La differenza è che il mio è un ‘cammino a cielo aperto’. Rincorro, con lo sguardo: le stelle, le costellazioni, i pianeti”.
“Un viaggio che mi porta – sottolinea – alla scoperta di chi siamo veramente, e che svela il senso della vita. Mia madre mi ripeteva sempre: ‘Fa il bene e scordalo, fai del male e pensaci’. Ho convertito così i miei pensieri iracondi, derivanti dal trauma della perdita del lavoro, nella voglia di conoscere più approfonditamente il Mistero di Dio; e con tale speranza ho compiuto in bici il Cammino di Santiago di Campostela e, ora, il Cammino coi “Passi di Parola”, che condivido con tutti coloro che vogliono unirsi. Non importa la meta, non è necessario essere giovani o vecchi, esperti nella preghiera o novizi, religiosi, spirituali, agnostici. Ciò che conta è che qualcosa, nel profondo del silenzio del tuo cuore, ti chiami a fare il primo passo”.
Oltre a “viaggiare”, cosa fa oggi il nostro corridore? Lavora con la sua famiglia “che lo conforta e consola” in un agriturismo: l’Helios Resort, vicino Cefalù, Tindari e Pettineo. “Non è mio – sottolinea – ma dei miei figli, e i gestori sono mio cognato Franco e mia moglie Antonia. Io sono il tuttofare, circondato dal verde”. “Produciamo accoglienza – ci dice, con un sorriso: perché oramai i sapori antichi della terra non li chiede e non li mangia più nessuno: carrube, sorbe, fichi d’india, verdure di campo, asparagi”.
I pellegrini che giungono in agriturismo sono, in genere, quelli dell’associazione del Cammino di San Felice ed altri che portano la “lanterna della pace”: “Nelle nostre trazzere – afferma, infatti, sicuro, il nostro amico – non c’è posto per la guerra. Nella dura terra, si apparecchia la tovaglia della miseria, e si rimane nella gioia. Perché il giorno si riempie di belati di pace, per brucare l’erba della condivisione: è la natura che ti accoglie”.
E, fresco di oggi, 10 novembre, ci giunge l’ultimo racconto di un suo pellegrinaggio a piedi. Lauricella, desiderando la pace, ha, infatti, fatto l’acchianata al santuario di Santa Rosalia. “E il Signore mi ha mandato – confida, entusiasta – tre camminatori con cui ho condiviso i celestiali panorami: erano macchinisti con me alle Ferrovie dello Stato!”. E così, taumaturgicamente, il cerchio si chiude. Proprio con noi, de Il Mediterraneo 24, che stavano scrivendo di quel periodo della sua vita. “Perché – come dice Pietro – la consolazione passa attraverso l’incontro con l’Altro. E nessuno incontra un altro per caso, ma perché vi è mandato. È il Signore che lo manda”.

Per chi volesse conoscere Pietro, e andare all’agriturismo della sua famiglia, sito nella contrada Trapesi, a Pettineo (Me), può contattarli tramite la pagina Facebook dell’Agriturismo Helios o al cellulare +39 347 509 1909.