PALERMO. Mancano pochi giorni al 30esimo anniversario della morte del giudice Falcone. Nell’occasione domenica 22 e lunedì 23 maggio andrà in onda su Rai Uno, il film “Solo per passione” dedicato alla vita di Letizia Battaglia. Fotografa e giornalista. Donna libera e pungente. Anticonformista. Un concentrato di dolcezza, passione e coraggio. Di un’umanità autentica e stimolante. Così la ricorda la nipote Marta Sollima.
Una donna empatica che entrava a pieno titolo dentro quelle storie spesso tragiche di cronaca sociale che incontrava a Palermo. Storie di mafia, disagio e povertà. Storie di abusi e ingiustizie. Miste alla bellezza. Letizia non aveva paura di nulla. “Uno stimolo per i tanti giovani che amavano Letizia e che lei amava. Me lo diceva sempre mia nonna. Era molto amata dai ragazzi”, racconta Marta.

La storia di Marta, che vive a Milano dove studia arte, con quella di Letizia è legata dal fil rouge dell’arte. In occasione dell’anniversario di Falcone tante scuole siciliane e Università hanno richiesto materiale all’associazione “Archivio Letizia Battaglia” costituito da Marta, dal fratello e dalla nonna, un anno fa. “Con lo scopo di tutelare il suo immenso patrimonio in 40 anni di attività professionale”, spiega Marta. “Proprio in questi giorni è in corso il nostro lavoro di promozione sull’Archivio. Abbiamo ricevuto richieste per diverse mostre”.
“Come nonna e come donna Letizia mi ha trasmesso la capacità di dedicarsi agli affetti e alla professione, sdoganando, a mio parere, il concetto che la donna sia incapace di dedicarsi alla famiglia e alla carriera. Mi ha insegnato a non aver paura, a osare nel mettersi in gioco nelle forme più svariate. Letizia non era infatti solo una fotografa, prima giornalista, poi regista di teatro e video, editore e politico per la sua Palermo. Una multiforme identità”.

Del 2016 è il viaggio a Napoli per una mostra al festival del giornalismo “Imbavagliati” dove Letizia chiede di visitare il quartiere popolare di Scampìa. Tra gli incontri nelle Vele quello con un gruppo di abitanti in attesa dello sfratto che dovranno subire l’abbattimento della “vela” in cui abitano.
“Qui la nonna mostra la sua umanità autentica. Dopo aver messo via la macchina fotografica, il suo simbolo per eccellenza, per far sì che le persone non si sentano ‘aggredite’ dagli scatti, chiede di usare i servizi igienici, come fossero dei familiari. Siamo umani? Incontriamoci. Sembrava voler dire”, racconta Marta sorridendo.
“In quei giorni avevo raggiunto la nonna a Napoli lasciando Milano, la città dove vivo. Città che per noi della famiglia è casa. A Milano Letizia ha vissuto e si è approcciata alla fotografia insieme a Santi Caleca ed altri fotografi importanti”.
Nel film “Solo per passione”, di Roberto Andò, che era molto amico di Letizia e andrà in onda su Rai Uno, l’apertura con Letizia-giornalista al giornale L’Ora prima che arrivi la fotografia. “Quel giornalismo che le ha salvato la vita, a cui si dedica completamente dopo la separazione dal marito. Mio nonno”, conclude Marta.
Il 23 maggio 1992 quando fu ucciso il giudice Falcone, Letizia non volle fotografare il corpo dell’amico morto: “Ho detto basta. Quel sabato ho detto basta con i cadaveri di Palermo: a Capaci non ci sono riuscita”. Nemmeno cinquantasei giorni dopo in via D’Amelio quando fu la volta di Paolo Borsellino. Non c’è infatti una sola fotografia di Letizia che ritrae quei momenti storici di 30 anni fa.