PALERMO. «Sono arrivata a Palermo per motivi economici perché nel mio paese c’è molta povertà e disparità di reddito. Pur avendo una laurea, qui a Palermo, ho accettato di svolgere un lavoro di colf per poter vivere ed aiutare la mia famiglia». Yolanda Cayanan è nata nelle Filippine, da tanti anni vive nel capoluogo siciliano. Lei è una dei 1.800 membri della comunità filippina a Palermo. Si è fatta portavoce di tutte le persone migranti, oggi, nella cattedrale di Palermo, dove si è celebrata l’Epifania dei Popoli. Una Messa con 11 lingue. A presiederla, l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice. Presenti i rappresentanti delle comunità migranti cattoliche della città – ghanesi, filippini, nigeriani, tamil, cingalesi, mauriziani e polacchi. E a nome loro ha parlato Yolanda.
L’arrivo di Yolanda a Palermo
La donna racconta di aver conosciuto, come molti immigrati, “ingiustizie e difficoltà”, perché “i migranti, ancora, siamo guardati con occhi diversi”. «È difficile vedere il volto di Gesù anche nel volto di un immigrato». Yolanda ha portato con sé la propria fede. «La mia chiesa madre, dove sono stata battezzata, mi ha formata alla fede cristiana cattolica che continuo a vivere qui in questa Chiesa di Palermo che mi ha accolta, facendomi sentire a casa. Questa fede, che ho portato nella mia valigia, mi guida e mi dà speranza. La nostra presenza è ancora oggetto di marginalità nella società e spesso anche nella Chiesa viviamo questo sentirci ai margini».
Il desiderio delle comunità cattoliche migranti
Dalle parole di Yolanda emerge un desiderio chiaro: «Vorremmo avere una presenza maggiore di cappellani etnici e desidereremmo che la nostra presenza nelle parrocchie fosse maggiormente valorizzata, considerandoci collaboratori di Gesù nella nuova evangelizzazione. È un’esperienza, questa, che io ed altri immigrati viviamo all’interno della famiglia di Arcobaleno di popoli». La donna ha poi ricordato che la comunità filippina da poco ha celebrato i 500 anni della propria evangelizzazione. «Purtroppo, però, ci sono ancora molti che abbandonano le fede cattolica a causa delle sette religiose provenienti anche dalle Filippine; queste sette religiose fanno molti adepti. Molto spesso ci sentiamo come pecore senza pastore! I migranti non siamo, né ci sentiamo inferiori agli altri cristiani, nati in questa Chiesa. Siamo tutti alla sequela dell’Unico Cristo Signore, suoi discepoli ed apostoli». Quindi, la richiesta a nome di tutti: «Chiediamo di essere trattati come protagonisti del cammino di questa Chiesa dove viviamo da parecchi anni, specialmente nelle strutture collegiali e nell’inserimento in esse».
L’incoraggiamento dell’arcivescovo Lorefice
Nell’omelia l’arcivescovo Lorefice ha incoraggiato i fedeli presenti a «incamminarci anche noi verso Betlemme». «Riconosciamo che il Neonato di Maria, annunziato dagli angeli, riconosciuto dai pastori, è il Dio dei piccoli e dei puri di cuore. In quel bambino c’è il Dio di ogni lontano, di ogni ricercatore capace di seguire il moto della luce interiore, della luce gentile, di quanti anelano al Sommo bene, a conoscere il vero volto di Dio, di quanti sono capaci di intraprendere da ogni provenienza geografica ed esistenziale cammini e percorsi interiori, dei desideranti la vera gioia, la convivialità umana e la pace».