PALERMO. Oggi Palermo ricorda la morte per mano mafiosa del Beato Don Pino Puglisi. Il sacerdote amato dai ragazzi ucciso a Brancaccio davanti la sua porta di casa, nel giorno del suo compleanno: il 15 settembre 1993. Un impegno evangelico e sociale quello del Beato Pino Puglisi, nel combattere la cultura mafiosa, in particolare sottraendo i giovani alla malavita attraverso la sua azione pastorale e di educatore. È stato proclamato beato nel 2013 e riconosciuto come martire della Chiesa.
In questo giorno così importante per Palermo, oltre ai tanti appuntamenti in sua memoria organizzati in città, non mancano le dichiarazioni dal mondo istituzionale civile e religioso, che ricordano il grande impegno e l’eredità di Don Pino Puglisi a distanza di 32 anni dalla sua morte.
Il presidente della Regione, Renato Schifani
A distanza di trentadue anni, la figura di 3P resta un riferimento alto per la Sicilia e per l’intero Paese. Con semplicità e coraggio, padre Puglisi ha mostrato che la legalità e la dignità delle persone possono essere affermate attraverso l’ascolto, l’educazione, l’accompagnamento dei giovani verso percorsi di libertà e di responsabilità. Il suo insegnamento ci ricorda che il cambiamento è possibile se ciascuno fa la propria parte. È un messaggio che continua a interpellare le istituzioni e i cittadini, chiamati insieme a costruire una società più giusta, più solidale e più attenta ai bisogni delle nuove generazioni. La Regione Siciliana intende onorarne la memoria con scelte concrete: sostenere la scuola, il lavoro, la cultura e ogni iniziativa che rafforzi la coesione sociale. È questo il modo più autentico per rendere viva la sua eredità e dare continuità al suo esempio. Ricordare don Pino Puglisi significa riaffermare la speranza di una terra che non si piega alla violenza, ma che trova nella forza della legalità e nella dignità della persona le basi per il proprio futuro.
Il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla
Sono passati 32 anni dall’uccisione di Padre Pino Puglisi. Trentadue anni da quel sorriso che, più di mille discorsi, ha messo in crisi chi pensava di poter continuare a comandare con la paura. Oggi non celebriamo un’icona, ma ricordiamo un uomo. Un prete che non cercava il martirio né voleva fare l’eroe. Padre Puglisi è stato, semplicemente, un cittadino che ha fatto il proprio dovere con coerenza. E in una terra come la nostra, dove la normalità è spesso rivoluzionaria, questo è bastato per attirare l’odio mafioso. Non ha mai lanciato proclami. Non ha mai cercato lo scontro diretto. Ha scelto l’unico vero modo di combattere la mafia: restituire dignità, opportunità e coscienza a chi sembrava condannato al silenzio e alla rassegnazione. La sua morte non è servita a fermare quel cambiamento. Al contrario, ha reso ancora più evidente quanto la mafia abbia paura dell’educazione, del pensiero libero, dei piccoli gesti quotidiani che costruiscono comunità. Palermo ha bisogno di memoria, ma ancora di più ha bisogno di continuità. I semi che ha piantato Padre Puglisi non devono restare commemorazioni. Devono essere scelte. Ogni giorno.
L’arcivescovo Corrado Lorefice
«Me l’aspettavo». Sono le parole registrate dagli assassini di don Pino. Come e con Gesù va incontro alla morte, si consegna alla morte. Non se la cerca. L’accoglie! Puglisi è un rigenerato dalle acque del Battesimo, immerso e abbracciato dall’Amore trinitario. Puglisi è un discepolo-presbitero che ha praticato con assiduità il Vangelo. È lo ha performato. Il Battesimo lo ha rigenerato, il Vangelo lo ha conformato secondo la logica e l’umanità di Gesù. Il pensiero e le scelte di Gesù, la relazione che egli poneva con tutti gli uomini e le donne, e soprattutto con i piccoli e i poveri, come testimone della prossimità redentiva di Dio Padre compassionevole e misericordioso – abbassarsi e servire, kenosi e diakonia (cfr Fil 2,6-8), offerta di sé stesso, raggiungere l’altro nella sua estrema distanza, scambiarne e condividerne la condizione, finanche la sua fragilità e il suo peccato –, noi li ritroviamo nella vita, nelle parole e nei gesti di don Pino. Nel suo ministero presbiterale, da Godrano, a Brancaccio, nel ministero di animatore vocazionale e di accompagnatore spirituale, nell’insegnamento della religione cattolica, e nel suo servizio generoso nei luoghi-segno della Carità della Chiesa palermitana. Ma, se mi permettete, la sua somiglianza a Gesù, è anche nel suo morire in quel 15 settembre 1993. In quegli anni tragici per la nostra Palermo assediata e massacrata dalla mafia. Come e con Cristo, testimone della vittoria dell’amore sulla violenza e sulla morte. La vittoria dell’amore. La fecondità dell’amore, che vince l’odio; del potere dell’amore che disperde i superbi nei pensieri del loro cuore e rovescia i potenti dai troni (cfr Lc 1,51-52); della mitezza e della non violenza che confonde la superbia di quanti impugnano le armi per seminare morte e dolore; della comunione che vince l’isolamento, la solitudine e la divisione; del perdono che vince la vendetta.
La preside dell’Ics Puglisi a Brancaccio, Angela Randazzo
Come Padre Puglisi insegna. Carissime e carissimi alunni e alunne, genitori, docenti e personale Ata. Nel giorno della commemorazione del martirio di Padre Puglisi, nella scuola in cui egli ha fortemente creduto, siamo noi testimoni dei suoi insegnamenti e portatori della sua eredità preziosa. Abbiamo motivo di essere fieri di rappresentare il frutto della sua opera di giustizia sociale, poiché da questa è scaturita la rinascita di Brancaccio. Per questo, per dare corpo ai desideri di Padre Pino, proseguiamo il percorso di amore, di rispetto e salvaguardia della dignità di ciascuno, che è il miglior modo per contrastare qualsiasi forma di prevaricazione e violenza. Ciascuno di noi, nel ruolo che ricopre, darà sempre il proprio contributo alla vitalità della nostra comunità e alla sua crescita, per garantire il raggiungimento di obiettivi che rendano sempre più attivi e responsabili i nostri giovani. Manteniamo sempre un dialogo attivo e restiamo aperti all’ascolto, per consolidare un clima di pace e collaborazione, che non lascerà mai nessuno indietro. Non smettiamo mai di coltivare la speranza in un futuro migliore.







