PALERMO – Trentiquattro anni dopo l’omicidio di Libero Grassi, Palermo torna a fermarsi per ricordare l’imprenditore che, in piena solitudine, decise di sfidare Cosa nostra rifiutando il pizzo. Era il 29 agosto 1991 quando Grassi, titolare della ditta tessile Sigma, fu ucciso a colpi di pistola in via Alfieri, mentre si recava al lavoro.
Questa mattina i figli Davide e Alice, insieme al nipote Alfredo, hanno rinnovato il rito civile e familiare che da anni si ripete nello stesso luogo: l’affissione di un manifesto e la verniciatura in rosso del punto in cui il corpo dell’imprenditore cadde a terra. Un gesto semplice ma potente, che restituisce memoria viva a un uomo che con una lettera aperta, pubblicata pochi mesi prima sul Giornale di Sicilia, si era rivolto al suo “ignoto estorsore” dichiarando pubblicamente di non voler cedere al ricatto mafioso.
Alla commemorazione erano presenti il prefetto Massimo Mariani, il presidente della Commissione antimafia regionale Antonello Cracolici, il sindaco Roberto Lagalla e i vertici delle forze dell’ordine.
La figlia, Alice Grassi, denuncia una crescente rassegnazione sociale e spiega come sulla lotta al racket la città si sia appiattita. Il sindaco Lagalla sottolinea come la memoria debba tradursi in responsabilità collettiva: «Onorare Libero Grassi significa agire ogni giorno affinché nessuno sia più costretto a scegliere tra il silenzio e la morte. Non bastano celebrazioni rituali: occorre un lavoro costante per sottrarre terreno alla mafia, costruendo alternative vere, a partire da scuole, servizi, lavoro e cultura».
Il manifesto affisso oggi in via Alfieri, come ogni anno, riporta le parole note: «Qui è stato assassinato Libero Grassi, imprenditore, uomo coraggioso, ucciso dalla mafia, dall’omertà dell’associazione degli industriali, dall’indifferenza dei partiti, dall’assenza dello Stato». A distanza di 34 anni, la ferita resta aperta. Ma proprio nella voce dei familiari e nei gesti semplici della memoria si rinnova l’appello a non abituarsi e a non cedere all’indifferenza.
Nel pomeriggio, i soci della Lni di Palermo e di Catania assieme ai bambini dei quartieri Kalsa e Cep e agli educatori di Addiopizzo e del centro aggregativo “San Giovanni Apostolo – Cep” alla Cala per una veleggiata nel Golfo di Palermo a bordo di tre imbarcazioni della Lega navale italiana confiscate alla criminalità organizzata e affidate dallo Stato alla Lni. Barche intitolate a vittime della mafia. Si tratta della palermitana Azimut, confiscata al traffico di migranti e associata a Don Pino Puglisi, Our Dream, sottratta al traffico di droga e intitolata ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La terza, sequestrata agli scafisti, è dedicata proprio a Libero Grassi.







