PALERMO. Un bambino etiope, di pochi anni, che non ha mai lasciato il suo villaggio e che parla a fatica, dovrebbe affrontare da solo un viaggio lungo e complesso, con scalo internazionale, per raggiungere la propria madre in Italia. Il suo arrivo a Palermo è previsto per il prossimo 28 luglio, ma le condizioni in cui dovrebbe viaggiare sono inaccettabili. A denunciarlo è l’associazione “Prima gli ultimi. Nessuno è straniero”, che ha lanciato un appello pubblico affinché non si resti indifferenti di fronte a una situazione tanto delicata quanto ingiusta.
La vicenda ha inizio oltre due anni fa, quando la madre del bambino, regolarmente residente a Palermo, ha iniziato l’iter per ottenere il ricongiungimento familiare. Ha seguito ogni procedura, presentato tutti i documenti richiesti, sostenuto le spese necessarie. Dopo lunghi mesi, l’autorizzazione è finalmente arrivata. Il biglietto è stato acquistato: da Addis Abeba a Palermo, con scalo a Roma.
La madre aveva previsto che il bambino viaggiasse accompagnato dalla zia, sua sorella, per evitargli un’esperienza traumatica. Una misura di buon senso, soprattutto per un bambino che non sa usare il telefono, ha paura di tutto ciò che non conosce e non parla fluentemente nemmeno la sua lingua madre. Ma l’ambasciata italiana ad Addis Abeba ha negato il visto alla zia, suggerendo di rivolgersi alla compagnia aerea per un servizio di accompagnamento.
La compagnia ha confermato la disponibilità, ma chiede 400 euro, una somma che la madre non è in grado di sostenere, dopo aver contratto debiti per l’acquisto dei biglietti e le pratiche burocratiche. A Roma, il bambino troverebbe la madre ad attenderlo. Ma chi lo proteggerà nel viaggio fino a quel momento?
«È una situazione inconcepibile – denuncia l’associazione “Prima gli ultimi. Nessuno è straniero” –. Un bambino non può essere lasciato solo in un aeroporto, in un Paese che non conosce, senza riferimenti, in balia di procedure che nemmeno un adulto comprende facilmente. La burocrazia non può prevalere sull’umanità».
È stata inviata una lettera all’ambasciata, chiedendo di rivedere la decisione e segnalando la responsabilità morale e politica qualora dovesse accadere qualcosa al minore durante il viaggio. «Ma non finisce qui – aggiunge l’associazione –: se qualcosa andrà storto, porteremo il caso all’attenzione del Ministro degli Esteri».
Nel frattempo, l’associazione “Prima gli ultimi. Nessuno è straniero” lancia un appello di solidarietà, chiedendo un contributo per coprire il costo dell’accompagnamento. Anche una piccola donazione può evitare a questo bambino un’esperienza spaventosa e potenzialmente dannosa.
«Non è solo un gesto di carità. È una scelta di giustizia e di umanità» – si legge nell’appello.
Chi volesse aiutare può contattare l’associazione tramite i suoi canali ufficiali.