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sabato, 10 Maggio 2025
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La maestre portano la scuola in ospedale: così i bambini imparano in corsia a Palermo

Nelle corsie del Civico Di Cristina Benfratelli, in quelle degli Ospedali riuniti Villa Sofia - Cervello e in quelle dell’Ismett, alcuni docenti siedono con i loro piccoli alunni e insegnano loro così a leggere, a scrivere e a fare i conti

Consuelo Maria Valenza
Consuelo Maria Valenza
Insegnante, laureata in Filosofia e Scienze della formazione Primaria all'Università degli Studi di Palermo. Ha lavorato per dodici anni presso l'ufficio stampa della Conferenza Episcopale Siciliana. Collabora con diverse riviste e giornali. Cura la comunicazione e la pubblicità di attività commerciali e non. Scrive di sociale per "Il Mediterraneo 24".
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PALERMO. La porta bianca si apre su una stanza coloratissima. Stanno delle sedioline attorno ai tavoli e delle manine che su fogli A4 raccontano il loro autunno. La maestra Giusi così ha programmato con le colleghe per i bambini che per un giorno, per più giorni e a volte anche mesi studiano, dopo una terapia, dopo una dialisi, dopo un trapianto, dopo l’ennesimo esame di sangue, nelle stanze dell’ospedale. Sono alunni speciali ai quali, così come si legge nelle Linee di Indirizzo Nazionali sulla Scuola in Ospedale (SIO) e l’Istruzione Domiciliare (ID) del 2019, viene garantito come anche da articolo 3 della nostra Costituzione, il diritto allo studio e, di certo, il diritto alla normalità.

La scuola in ospedale e l’istruzione domiciliare  – così  tra le prime battute del Documento – rappresentano, infatti, uno specifico ampliamento dell’offerta formativa, che si aggiunge alle opportunità di autonomia e flessibilità riconosciute alle istituzioni scolastiche, per assicurare l’erogazione di servizi alternativi ai giovani in situazione di temporanea malattia. Tali percorsi scolastici sono validi a tutti gli effetti e mirano a realizzare piani didattici personalizzati e individualizzati secondo le specifiche esigenze, affinché sia garantita a tutti la possibilità reale di fruizione del diritto-dovere all’istruzione e alla formazione, anche a domicilio o in luoghi di cura”.

Così a Palermo, nelle corsie del Civico Di Cristina Benfratelli, in quelle degli Ospedali riuniti Villa Sofia – Cervello e in quelle dell’Ismett, alcune maestre siedono con i loro piccoli alunni e insegnano così a leggere, a scrivere e a far di conto; siedono e usano tutti i colori possibili per colorare le sagome degli alberi, per fare brillare di giallo il sole e per fare ondeggiare di blu il mare;  siedono e raccontano di uomini del passato, di paesi vicini e lontani, di come fioriscono i fiori e di come gli animali nascono, crescono, si riproducono e muoiono, perché essere viventi.

Queste maestre, in particolare, – ce ne sono a decina in tutta Italia – si muovono tra le  sezioni ospedaliere di Infanzia, Primaria, secondaria di Primo grado cui scuola di riferimento nel capoluogo siciliano è l’istituto comprensivo Lombardo Radice – dirigente Francesco Paolo Camillo.

Prima di ogni giornata concordano, anche insieme agli insegnanti delle scuole di appartenenza degli alunni, dopo le lunghe conversazioni con i genitori e dopo un confronto con l’equipe medica, il da farsi.

Nel pomeriggio dedicato alla progettazione, organizzano il materiale utile per intrattenere i loro piccoli studenti. Sono, ed è bello conoscerne alcuni nomi per il lavoro che svolgono ogni giorno, l’insegnante Macaluso per il Civico-Ismett, le insengnanti Bentley e Abbate per il P.O del Di Cristina  e l’insegnante Paranunzio per l’U.O. di Oncoematologia.

Se, dopo un trapianto, il loro alunno deve restare a casa, perché ancora molto fragile per fare ritorno alla propria scuola, allora le lezioni, condotte con strategie ludiche e con gli strumenti della tecnologia digitale, continuano a casa. Ed è così che nelle stanze degli ospedali e in quelle di casa  viene salvaguardato e garantito il diritto all’istruzione e alla formazione, il diritto – come si diceva – alla normalità, perché prima ancora della malattia Antonio è Antonio, Luisa è Luisa, Davide è Davide, ogni bambino è un bambino con il suo desiderio di crescere, di giocare, di studiare. Di vivere.

Non è sempre semplice – così Giusi Macaluso, referente responsabile dell’Ismett Civico – questo faccia a faccia continuo con il dolore ma vogliamo garantire a ciascuno di loro, per quanto possibile, di trascorrere tranquillamente le ore in ospedale. Ore, quelle tra un esame e l’altro, tra un intervento e un altro, che sembrano a volte infinite. Ovviamente, sono mille e più i pensieri per questi bambini che arrivano a volte ai banchi con le cannule, con la flebo appesa al sostegno, coi i loro pigiami”.

In questi spazi, in cui il tempo scorre diversamente, accade tra le tante sofferenze di assistere anche a  veri e propri miracoli, come quello di “Sofia”, una bambina di soli sei anni che è riuscita ad uscire dalla  terapia intensiva  grazie all’ormai insperato trapianto di fegato; come quello di chi anche nei suoi pochi anni riesce a sorridere e a far sorridere; come quello di chi, nonostante la gravità della malattia, nonostante i dolori dopo l’ultimo intervento, riesce a sedersi e a colorare con la sua maestra un cielo azzurrissimo, un sole caldo e alberi carichi di foglie di frutti.

Quella della Scuola in ospedale è una realtà che vale lo sforzo approfondire sul sito nazionale scuolainospedale.miur.gov. Se ne conosceranno così le iniziative, le normative, le storie di chi dalla Sicilia fino ai confini del nord Italia non è lasciato solo, perché la scuola è di tutti i bambini e di tutti gli adolescenti. Tutti, nessuno escluso.

Consuelo Maria Valenza

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