PALERMO. “Oggi nasce la Fondazione Antonio Montinaro. Siamo sempre stati sul territorio dal ’92. Però dovevamo fare qualcosa di concreto. Che era poliziotto e che è morto a Capaci, lo sa tutto il mondo, però Antonio Montinaro era tanto altro. Era un ragazzo semplice, un ragazzo di cuore. E stava sempre a disposizione per gli altri. Quindi io e i suoi figli abbiamo deciso di continuare questa sua missione. E di farlo ricordare proprio con atti concreti. Quindi stare sul territorio, aiutare i bambini in difficoltà. E aiutando anche tutti i bambini che nascono con delle patologie. Penso che sia il modo più bello per ricordare Antonio Montinaro“. Così Tina Montinaro, la moglie di Antonio, ha presentato stamani la fondazione dedicata al marito, morto nella strage di Capaci, nel giorno in cui avrebbe compiuto 63 anni. “Daremo borse di studio per aiutare i bambini in difficoltà“, annuncia.
Stamani anche la teca della Quarto Savona Quindici è stata portata in piazza davanti al teatro Politeama, dove si è svolta la cerimonia di presentazione della fondazione. “È un monito, è un simbolo che approda in una piazza. Affinché tutti guardino cosa la mafia è stata in grado di fare. Dopo 33 anni, non esistono più gli stragisti. Ma la mafia continua ad esistere. E quindi bisogna fare capire ai ragazzi che cosa è successo in questa città“.
È intervenuto il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi. Parlando dal palco, ha rilevato una “evoluzione” della città rispetto agli anni delle stragi. “La città è cambiata moltissimo, non c’è – ha detto -, quell’indifferenza, quella convivenza anche solo inconsapevole che ha in qualche modo determinato quella stagione”. “Palermo, i cittadini, le istituzioni sono cambiate moltissimo, c’è un senso civico maggiore. C’è una reattività e una voglia di legalità maggiore che parte addirittura da fenomeni meno gravi rispetto ai fenomeni mafiosi.”
A margine, invece, Chiara Colosimo, presidente della Commissione parlamentare antimafia: “Un presidio di legalità a cui tengo tantissimo – dice Colosimo -, perché nel giorno del compleanno di Antonio, senza una prima linea fatta di giovani e di giovanissimi, la lotta alla mafia rischia di fare passi indietro.”
“Oggi, nel giorno in cui ricordiamo la nascita di Antonio Montinaro, uomo dello Stato e simbolo di coraggio e dedizione, desidero esprimere a nome della Città di Palermo la più profonda gratitudine a Tina Montinaro per il suo instancabile impegno civile e umano – dichiara il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla -. La nascita della Fondazione ‘Antonio Montinaro’ rappresenta non solo un atto d’amore, ma un gesto concreto di speranza per tanti cittadini, soprattutto per i più giovani e le famiglie che affrontano quotidianamente difficoltà economiche e sociali. Questa iniziativa, che il Comune di Palermo sostiene e continuerà a sostenere, incarna i valori più alti della nostra comunità: solidarietà, vicinanza, educazione e memoria. Un’iniziativa che punta a costruire percorsi di crescita e opportunità, attraverso borse di studio, progetti sociali e iniziative che rafforzano il legame tra le istituzioni e i cittadini. Ringrazio Tina Montinaro per aver trasformato il dolore in azione, per aver scelto di restituire alla collettività un esempio di forza e generosità. La Fondazione “Antonio Montinaro” è un patrimonio della nostra città e sarà un punto di riferimento per chi crede nel valore del servizio, della giustizia e del futuro dei nostri giovani.”
“La creazione della Fondazione Antonio Montinaro rappresenta un passo importante per custodire e trasmettere la memoria di chi ha sacrificato la propria vita nella lotta alla mafia – dichiara il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani -. Fare memoria significa rendere vivo quel patrimonio di valori e consegnarlo alle nuove generazioni come bussola di legalità e responsabilità. Desidero esprimere un sincero apprezzamento a Tina Martinez Montinaro, che con il suo impegno e la sua sensibilità da anni dà vita a iniziative di altissimo valore civile e umano. Il suo esempio ci ricorda che la memoria non è soltanto un dovere, ma un’eredità che diventa speranza e forza per il futuro.”