di Federica Chiarello
PALERMO
I risultati del progetto Fuori dal giro sono stati presentati ieri a Palazzo Comitini, a Palermo. E indicano un dato significativo: più ragazzi “agganciati” di notte nei vicoli del centro storico; più accessi agli sportelli di ascolto e agli interventi previsti. Ma c’è ancora tanto da fare e il Comune promette che il progetto continuerà dopo il 30 giugno a valere sui fondi PON Metro plus.
Gli enti che hanno realizzato il progetto sono: Città di Palermo, ASP Palermo, Fondazione Don Calabria per il sociale, Laboratorio Zen Insieme, Consorzio Sol. Co, Libera, Casa dei giovani, Al Revés. Fuori dal giro è iniziato due anni fa contemporaneamente con l’emergenza del crack a Ballarò. Il progetto ha operato a Ballarò, Borgo Vecchio, Sperone e Zen.
Le istitutizioni al tavolo: Domenica Calabrò assessora all’assistenza sociale e socio-sanitaria del comune di Palermo, Fabrizio Ferrandelli assessore alle politiche giovanili del comune di Palermo e Giampaolo Spinnato direttore U.O.C dipendenze patologiche ASP Palermo hanno fatto i saluti istituzionali. Quest’azione di prevenzione da parte dell’ASP Palermo è stata, infatti, un’applicazione della Legge Regionale della Sicilia n. 26 sui i sistemi integrati di prevenzione delle dipendenze che non è ancora nemmeno pienamente attuata.
I numeri del progetto
Numeri alla mano sono quasi duemila i ragazzi coinvolti fra le unità diurna e notturna, le attività di strada e gli sportelli di ascolto. Quasi 17mila dispositivi sanitari distribuiti, quasi 600 interventi psicosociali e quasi 300 invii ai servizi del territorio, cioè persone agganciate in strada dagli operatori poi avviate in un percorso di presa in carico più duraturo. Anche la scuola ha avuto un ruolo fondamentale con 2.740 laboratori didattici e 273 consulenze negli sportelli di ascolto per studenti.
Sono seguiti gli interventi di Laura Pavia coordinatrice del progetto e le altre professioniste che hanno lavorato in Fuori dal giro, Clara Triolo, Valentia Vivona, Giulia Messina, Maria Pagano e Chiara Scaturro.
Gli interventi realizzati
Il progetto è stato basato sulla prevenzione uscendo da una dimensione e cultura emergenziale. Si è proposto di spostare l’attenzione dall’oggetto droga al processo neuronale che porta alle dipendenze. Ha usato più strumenti integrati: educativa di strada, laboratori nelle scuole, sportello d’ascolto, seminari, camper di prevenzione primaria, due unità mobili una diurna e una notturna e gli sportelli di prossimità. Ogni strumento ha le sue funzioni e ogni territorio in cui è stato usato ha le sue peculiarità. Gli operatori del progetto hanno avuto a che fare con famiglie non prese in carico dai servizi sociali che non sapevano cosa fare e a chi rivolgersi.
I feedback dei beneficiari
Dai feedback dei beneficiari del progetto, ragazzi, ragazze e famiglie è emerso che l’ansia è uno dei sentimenti più provati, e che la rabbia è il più difficile da gestire, i fattori ambientali, vivere in un contesto in cui non si ha voce o non ci si sente protetti non solo è comune ma è tra i fattori che porta al consumo di droga, sempre considerando che questi sono multipli e variano da persona a persona.
La vergogna causata dallo stigma è un limite a chiedere aiuto sia per chi è dipendente o per chi vive un disagio psicologico. La sospensione del giudizio è fondamentale per intervenire contro l’abuso patologico da sostanze. La sfiducia nelle istituzioni e la disinformazione sui servizi esistenti sul territorio è un altro ostacolo alla prevenzione e alla cura. In compenso chi ha usufruito del progetto si è detto felice di essere stato informato e assistito e di aver trovato spazi sicuri di confronto. I desideri di sicurezza e aggregazione si sono rivelati i più comuni.