PALERMO. “La violenza non può dettare l’agenda della nostra comunità”. Con queste parole, il Ballarò Buskers conferma che il festival si terrà regolarmente, trasformandosi quest’anno in un vero atto collettivo di resistenza culturale. Una decisione maturata nei giorni di dolore che hanno travolto Palermo dopo l’omicidio del ventunenne Paolo Taormina. “Ci siamo chiesti se fosse giusto andare avanti – scrivono gli organizzatori –, ma proprio in questo tempo di paura e smarrimento sentiamo che la nostra presenza è ancora più necessaria”.
Il festival, nato per portare arte, musica e colori tra le vie di Ballarò, diventa così un’occasione di riflessione profonda sul senso dello stare insieme e sul ruolo della cultura come strumento di cura e consapevolezza. “Non abbiamo mai nascosto i problemi del quartiere – spiegano –, ma crediamo che la cultura di strada possa essere una luce nel mezzo del dolore, un modo per restituire ai ragazzi spazi di incontro e di libertà”.
L’edizione di quest’anno sarà segnata dalla memoria e dalla volontà di raccontare con onestà il momento che la città sta vivendo. Nelle piazze e nei vicoli del centro storico ci saranno punti informativi dedicati all’educazione all’affettività, spazi di parola, giochi, libri e momenti di confronto, in continuità con i percorsi educativi portati avanti durante l’anno nei quartieri popolari.
“Ballarò sarà ancora una volta una piazza viva – si legge nella nota –, perché l’arte non è evasione, ma uno strumento potente di riscatto”. E come ricordano don Enzo e Maria Teresa di Casa Áncora, partner del festival: “La vera sicurezza nasce dal prendersi cura, dal tessere relazioni, dal dare speranza. Palermo ama la vita, la pace e odia ogni forma di violenza. Ha tutte le potenzialità per rialzarsi e tornare a respirare aria di primavera”.







