PALERMO. “Siamo qui per suscitare una scintilla che permetta allo Zen di Palermo di salvare se stesso. In questo quartiere ci sono forze che non possono prevalere e che negli anni sono cresciute nella consapevolezza di aver realizzato una zona franca dove tutto è permesso, nell’indifferenza della città. Siamo qui con la commissione Antimafia per dare una risposta in nome di Paolo Taormina. La reazione della città alla sua uccisione mi ricorda quella che c’è stata dopo la strage di via D’Amelio, quando Palermo ha compreso che o si sollevava dal suo torpore o era perduta. Dobbiamo spingere la cittadinanza a reagire, perché ghettizzare lo Zen non mette in sicurezza Palermo”.
È l’appello lanciato dal presidente della commissione regionale Antimafia, Antonello Cracolici, nella seduta aperta convocata nel quartiere Zen del capoluogo, dove sono presenti il sindaco, le autorità, le associazioni, le scuole, i sindacati e i residenti. Una tappa che è solo l’avvio di un percorso che vuole essere condiviso con tante realtà per dare risposte a un quartiere “che per 20 anni abbiamo tollerato fosse una piazza di spaccio – ha aggiunto il presidente Cracolici –, smantellarla è una priorità, insieme alla necessità di garantire il diritto alla salute ai residenti che qui sono migliaia e che si rivolgono a un solo ambulatorio gestito da volontari. Gli occupanti abusivi sono invisibili per l’anagrafe sanitaria, per cui un cittadino dello Zen non può neanche prenotare un esame al cup. Ma è anche inaccettabile che non ci sia l’illuminazione pubblica e che le palestre dei due plessi scolastici siano chiuse da oltre 10 anni”.
L’emergenza abitativa è l’altra criticità per cui è stato invitato anche l’istituto autonomo case popolari “Occorre vincere inerzie e pigrizie reciproche per dare ai cittadini che ne hanno diritto una casa – ha detto Cracolici –, se non agiamo su questi fronti perdiamo la battaglia sulla prevenzione. Oggi sta crescendo una generazione che è attratta dai modelli culturali di cosa nostra e che sceglie di uscire armata. Non possiamo perdere la guerra contro la mafia, pensiamo a una strategia comune per non abbandonare anche in altre città come Catania e Messina le periferie ad alto rischio sociale alla criminalità organizzata”. Alla seduta con il presidente Cracolici erano presenti anche i deputati Fabio Venezia, Roberta Schillaci, Bernadette Grasso e Marianna Caronia.
“Questa non sarà un’iniziativa episodica – ha concluso Cracolici -, ma per contrastare la cultura mafiosa servono strumenti specifici e l’impegno costante di tutti”.

Il piano sicurezza a Palermo
La deputata e segretaria della Commissione antimafia, Roberta Schillaci, ha richiamato il Decreto Caivano e gli interventi nel quartiere Borgo Nuovo. Rivolgendosi al primo cittadino presente alla seduta ne ha chiesto “l’applicazione in tutte le periferie di Palermo”. Poi la critica alla scarsità del personale e degli strumenti relativi al piano sicurezza a Palermo. Attenzione alla scuola, con un “tempo pieno pari al 14% – ha sottolineato la deputata -, rispetto alle altre regioni italiane con il 40%”. “Necessario quindi che nelle scuole si adotti il tempo pieno per togliere i giovani alla manovalanza mafiosa e criminale”.
E sul piano sicurezza risponde il sindaco Lagalla: “Noi come Comune ci stiamo muovendo e abbiamo avuto in deroga l’autorizzazione a 100 agenti di Polizia Municipale che stiamo reclutando, altri 200 ne prenderemo attraverso l’applicazione dell’avanzo con risorse proprie dell’Amministrazione comunale. E non credo sia poco; perchè avendo le strutture tecnologiche, il contingente di vigili disponibili per il controllo del territorio è estremamente limitante. Il primo nucleo di 30 agenti di Polizia di Stato è in questo momento integrato dallo stabile radicamento a Palermo del Reparto mobile della Polizia di Stato regionale. Il Ministro dell’Interno invierà il prossimo contingente alla fine dell’attuale corso di addestramento degli agenti della Polizia di Stato, tra la fine di dicembre e la prima metà di gennaio. Tutti questi elementi sono già allo studio. E sono convinto che quello che necessita non è un pezzo qui e un pezzo lì, ma è un piano straordinario organico, che guardi la scuola, soprattutto, la formazione, la sanità, la vigilanza.”
Gli interventi sul quartiere
Il primo cittadino elenca poi la spesa di 30 milioni di euro relativa alle opere previste nel quartiere Zen, divise in 10 macro aree. “Tre allo studio di fattibilità, tre in progettazione, quattro in corso (di cui due interventi sportivi che riguardano Palazzetto e Diamante”, dice Lagalla. “Ancora Piazza Zappa con un campo sportivo finanziato da Sport e Salute, con la gestione del campo per sei anni. Opere scolastiche con adeguamento e ripristino delle palestre; piazza Carnera e un milione di euro per marciapiedi e strade, e il nuovo asilo nido. Otto progetti nel sociale, su dipendenze patologiche, tempo d’estate, doposcuola, osservatorio dispersione”, conclude il sindaco.

Secondo Cgil: “Allo Zen più giovani che nel resto della città e inattivi“
Anche Cgil Palermo ha partecipato alla seduta della Commissione antimafia allo Zen, dopo un incontro nella stessa giornata in Prefettura. Il segretario generale Mario Ridulfo ha consegnato un report con le valutazioni del sindacato sull’emergenza “sicurezza” a Palermo, che ha portato all’istituzione delle zone rosse.
Nel report, il segretario Ridulfo enumera alcuni dati, a partire da quello relativo agli abitanti dello Zen che nell’ultimo censimento Istat assommano a 12.290, la metà di tutto il quartiere Pallavicino, e meno del 2 per cento della popolazione comunale.
“Per ogni 100 abitanti, 33 hanno meno di 25 anni – dice Ridulfo -. I giovani sono quindi più presenti allo Zen che nel quartiere di appartenenza (28,2 su 100 residenti) e nella media cittadina (24,5 su 100 residenti). Riguardo al grado di istruzione, le persone senza alcun titolo di studio sono 8 su 100, una quota quasi doppia rispetto al valore medio di Palermo (4,7 su 100). Mentre quelli con diploma o laurea sono appena il 2,5 per cento, un valore ben al di sotto dell’8,2 per cento di Pallavicino e del 16,7 per cento della media urbana. La scarsa istruzione influenza l’opportunità di trovare lavoro: sono occupate solo 28,6 persone fra 15 e 64 anni rispetto a 100 persone nella stessa fascia d’età, contro le 46,5 della media comunale”.
E ancora: se a Palermo il tasso di disoccupazione medio è pari al 16,9 per cento, i livelli più alti di disoccupazione si registrano nelle periferie di Pallavicino (21,8 per cento) e Brancaccio-Ciaculli (22,4 per cento) e nel quartiere centrale di Palazzo Reale-Monte Di Pietà (22,4 per cento). Mentre i più bassi si trovano nei quartieri di Malaspina-Palagonia e Libertà, entrambi al 10,7 per cento.
“Quasi un giovane su tre, in età compresa tra i 15 e i 29 anni, a Palermo rientra tra quelli che non studiano e non lavorano – prosegue Ridulfo nell’analisi -. La quota più alta si registra nelle periferie di Pallavicino (41,8 per cento) e Brancaccio Ciaculli (45,3 per cento) e nel quartiere centrale di Palazzo Reale-Monte Di Pietà, in cui oltre la metà dei giovani in quella fascia d’età è annoverabile in questa categoria”. “In una città dove l’economia illegale ha un grande peso – continua il segretario Cgil -, la carica eversiva maggiore è riscontrabile nel confronto fra la relativa, maggiore presenza di giovani in alcuni quartieri e la loro inattività (no scuola e lavoro) negli stessi quartieri. La maggior parte dei cittadini palermitani subisce, da un lato, la violenza di vecchie e nuove mafie, che condizionano zone sempre più ampie di territorio e di affari e dall’altro lato, una indolenza fatta di sottovalutazione e di de-responsabilizzazione delle istituzioni”.







