PALERMO. Un laboratorio per educare i ragazzi alle relazioni. Ha preso vita nel cuore di Brancaccio, in via Hazon. E a promuoverlo è stato il Centro di accoglienza Padre Nostro, che ha coivolto i ragazzi del quartiere. L’appuntamento rientra nel programma di iniziative promosse dalla Garante per l’infanzia e l’adolescenza del Comune di Palermo in occasione del mese di novembre, tradizionalmente dedicato alla riflessione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
L’incontro, guidato dalla psicologa Cettina Polizzi, ha voluto offrire ai più giovani uno spazio di dialogo e confronto su un tema tanto quotidiano quanto complesso: come costruire relazioni che facciano stare bene, che nutrano e non soffochino.
«Abbiamo lavorato con i ragazzi su quello che per loro significa una relazione sana, una relazione che abbia le caratteristiche del benessere personale — racconta Polizzi —. Dalle loro parole è emerso che un legame autentico deve essere fondato sull’amore, sul rispetto, sulla fiducia reciproca, ma anche sulla possibilità di mantenere la propria libertà. Una relazione, dicono i ragazzi, non deve mai essere castrante o soffocante».
Durante il laboratorio, i giovani hanno esplorato insieme gli elementi positivi che rendono una relazione “in salute” — come la forza, la condivisione, la capacità di ascoltare e di lasciar spazio all’altro — ma anche gli aspetti di rischio, come la gelosia, la dipendenza affettiva o l’eccessiva chiusura.
Il consultorio come spazio di libertà e ascolto
Il percorso ha voluto anche avvicinare i giovani ai servizi territoriali di supporto, in particolare al consultorio familiare, spesso poco conosciuto. «Il consultorio è l’unico servizio pubblico a cui anche i minori possono accedere liberamente, senza la presenza dei genitori — spiega Polizzi —. È uno spazio gratuito di ascolto, prevenzione e sostegno psicologico. Molti ragazzi non sanno che esiste o non ne comprendono le funzioni. Per questo stiamo costruendo insieme a loro una sorta di rappresentazione creativa di cosa sia un consultorio, per poi confrontarci con gli operatori che ci lavorano».
Attraverso attività di gruppo, giochi di ruolo e momenti di riflessione condivisa, i partecipanti hanno potuto mettere in parole esperienze, paure e desideri, scoprendo come la qualità delle relazioni influisca direttamente sul benessere personale e sociale.
Le parole dei ragazzi
Tra i giovani coinvolti c’è Michelle, che racconta con semplicità ciò che ha imparato:
«Per me una relazione sana è quella dove c’è legame, dove ci si vuole bene, ma senza essere gelosi o troppo appiccicati. Bisogna essere uniti, ma non troppo. Ognuno deve avere i propri spazi: se stiamo troppo stretti, non possiamo conoscere altre cose del mondo».
Le sue parole racchiudono il senso profondo dell’incontro: imparare a riconoscere i confini tra affetto e libertà, capire che il rispetto dell’altro nasce dal rispetto di sé.
Educare alle relazioni nei luoghi di comunità
Il laboratorio al Centro Padre Nostro si inserisce in un percorso più ampio di educazione all’affettività e alla cittadinanza relazionale, promosso dalla Garante comunale attraverso diversi appuntamenti nei quartieri della città. L’obiettivo è rafforzare la consapevolezza dei diritti e delle opportunità che ogni ragazzo ha a disposizione, ma anche sostenere la crescita emotiva in contesti spesso segnati da fragilità familiari o sociali.
«Lavorare sulle relazioni — conclude Polizzi — significa prendersi cura delle radici della comunità. Aiutare i giovani a costruire legami sani è un modo per promuovere salute, libertà e partecipazione. E il fatto che queste riflessioni nascano proprio da loro, con le loro parole, è un segno di speranza».







