CAPACI. A Capaci, l’Istituto Comprensivo Biagio Siciliano, guidato dalla dirigente Maria Ausilia Lupo, ha dedicato una mattinata intensa e partecipata alla memoria di Biagio Siciliano e Giuditta Milella, le due giovani vittime del tragico incidente del 25 novembre 1985. Un momento di raccoglimento che ha trasformato la scuola – luogo di crescita, incontro e responsabilità – nel cuore pulsante di un ricordo che continua a chiedere attenzione e consapevolezza. A Capaci, Biagio Siciliano abitava con la sua famiglia e ha frequentato le scuole che oggi portano il suo nome.

Era un lunedì come tanti quando, davanti al Liceo Meli a Palermo, la vita di quei ragazzi cambiò per sempre: l’auto dei Carabinieri che scortava i giudici Paolo Borsellino e Leonardo Guarnotta perse improvvisamente il controllo, piombando sulla fermata dell’autobus dove gli studenti aspettavano le lezioni. Biagio morì sul colpo; Giuditta si spense qualche giorno dopo. Ventotto furono i feriti. Una ferita, quella, che non ha mai smesso di bruciare nella comunità.
A distanza di quasi quarant’anni, l’istituto che oggi porta il nome di Biagio ha voluto restituire voce e dignità a quel dolore. Alla cerimonia erano presenti i due fratelli della vittima, accompagnati da una comunità che non dimentica. Con loro anche Graziella Accetta, madre di Claudio Domino, il bambino di undici anni ucciso dalla mafia. Il suo intervento è stato uno dei passaggi più intensi della giornata: ha ricordato come questi giovani non debbano essere celebrati come eroi, ma riconosciuti come martiri, vittime innocenti di una violenza che, anche quando colpisce “di riflesso”, lascia cicatrici profonde. “La mafia – ha sottolineato -, ha avuto un’azione collaterale, ma letale. Quei ragazzi non dovevano essere lì: eppure sono stati strappati alla vita”.

Tra le voci più attese, quella del maresciallo Dolce, all’epoca capitano della Stazione dei Carabinieri. Ha ricordato con emozione il momento in cui dovette avvisare la famiglia di Biagio: non ebbe la forza di dire subito la verità, limitandosi a riferire che c’era stato un grave incidente. Solo più tardi i genitori appresero della morte del figlio. Un ricordo doloroso, che ha fatto vibrare la sala di un silenzio rispettoso.
A dare forma musicale alla commemorazione sono stati gli alunni dell’indirizzo musicale dell’istituto, che hanno eseguito “Alleluia” e “Imagine”, due brani scelti come invito alla speranza e alla fratellanza. I ragazzi del corso teatrale hanno invece portato in scena una performance intitolata “Di che paese sei”, ispirata a un testo scritto da un docente della scuola: un modo per dire che l’identità di ciascuno si costruisce anche attraverso la memoria condivisa.

Nel suo intervento conclusivo, la dirigente Lupo ha messo al centro il ruolo fondamentale della scuola come luogo di valori, ribadendo l’impegno a educare gli studenti alla legalità, al rispetto e alla responsabilità. Ha inoltre insistito su un punto cruciale: solo una collaborazione fattiva e costante tra tutte le istituzioni del territorio potrà alimentare un autentico processo culturale e sociale di crescita e sviluppo, capace di incidere davvero sulla vita dei giovani.
La commemorazione di oggi non è stata soltanto un omaggio. È stata una promessa: quella che la comunità scolastica continuerà a custodire e tramandare la storia di Biagio e Giuditta, affinché nessuno dimentichi e affinché il loro sacrificio continui a generare consapevolezza e responsabilità.







