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domenica, 28 Settembre 2025
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Carceri al collasso. L’appello del Garante di Palermo: “Si muore di abbandono”

Pino Apprendi denuncia le condizioni disumane negli istituti penitenziari siciliani: carenza di personale, razionamento dell’acqua, visite mediche ritardate e strutture fatiscenti. "Il caldo estivo aggrava una situazione già drammatica"

Serena Termini
Serena Termini
È nata il 5 marzo del’73 e ha tre figli. Dal 2005 è stata la corrispondente dell'agenzia di stampa nazionale Redattore Sociale con cui oggi collabora. Da sempre, ha avuto la passione per la lettura e la scrittura. Ha compiuto studi giuridici e sociologici che hanno affinato la sua competenza sociale, facendole scegliere di diventare una giornalista. Ciò che preferisce della sua professione è la possibilità di ascoltare la gente andando al di là delle prime apparenze: "fare giornalismo può diventare un esercizio di libertà solo se ti permettono di farlo".
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PALERMO – Il sovraffollamento, il caldo, la carenza di acqua e le lentissime risposte sanitarie fanno soffrire ancora di più le persone recluse che hanno delle patologie o disabilità fisiche o psichiche. C’è la forte carenza del personale penitenziario e una  sanità, completamente inadeguata, che non riesce a dare, in tempi brevi, le risposte neanche a chi è colpito da gravi patologie. A dirlo è Pino Apprendi, garante dei diritti delle persone detenute di Palermo.
Nei giorni scorsi, davanti alla alla Casa di reclusione Ucciardone si è svolto, aderendo ad una manifestazione nazionale, il sit- in di solidarietà Per il diritto di vivere”, organizzato e promosso dal Garante dei Detenuti  di Palermo, Messina e Siracusa. Soprattutto, in relazione al sovraffollamento delle carceri, si chiede di fare uscire dagli istituti le persone detenute che abbiamo meno di un anno da scontare attivando le misure alternative alla detenzione carceraria. In Italia su un totale di circa 63mila detenuti, uscirebbero circa 10 mila persone. In Sicilia, ci sono 6300 detenuti, tra uomini, donne e minori. “Il carcere resta un luogo pieno di persone prevalentemente povere – dice Pino Apprendi -. La maggior parte è gente che si dispera in vario modo. Alcuni giovani mi dicono che, in futuro, non vorranno entrare più in carcere. Su di loro, si deve investire affichè con la scuola e i tirocini lavorativi si offrano strade di vita nuove”. “A Palermo abbiamo il carcere Pagliarelli – afferma Pino Apprendi – che è tra i più grandi d’Italia con 1400 persone detenute. Per un errore di progettazione dell’impianto idrico l’acqua è razionata e arriva a fasi alterne. Se viene utilizzata l’acqua in un piano non arriva negli altri tre piani. Non funzionando gli ascensori da 15 anni, la situazione più grave riguarda le persone che hanno problemi di salute e sono pure anziane”.

Il grave problema è anche la carenza del personale penitenziario tra polizia, educatori e medici. “La polizia penitenziaria è, rispetto ai bisogni, sottodimensionata e sotto organico – continua Pino Apprendi -. Mi raccontano che ci sono notti ‘infernali’ in cui ci sono solo 100 agenti di polizia che non sanno come rispondere prima a tutti i bisogni di chi sta male, ha crisi o altre situazioni, tra i 1400 reclusi. I medici sono assolutamente insufficienti; per una visita medica specifica in ospedale i tempi sono lunghissimi. Abbiamo persone che hanno cataratte, diabete, tumori e tanto altro che nel frattempo peggiorano la loro salute. Ci sono stati casi in cui era arrivata una ambulanza, pronta a portare la persona per una visita ospedaliera ma che è stata costretta a tornare indietro perché mancava la polizia per la scorta. Ricordiamoci che, in molti casi, si entra in buona salute e ci si ammala dentro il carcere. A non essere adeguati numericamente sono anche i psicologi, educatori, assistenti sociali ed infermieri”. Il caldo estivo aumenta ancora di più la sofferenza di queste persone. “In ogni cella ci sono più persone in letti a castello che convivono in uno spazio piccolo – continua Apprendi -. Ci sono i ventilatori ma non per tutti. Alcuni di questi sono arrivati da benefattori”.

Nel carcere Ucciardone, con circa 600 detenuti, la situazione più critica è quella, soprattutto, della nona sezione. “Da tempo denunciamo i problemi della nona sezione dove sono recluse le persone con problemi di salute mentale e le persone sottoposte a provvedimenti disciplinari, in isolamento – sottolinea Apprendi –. Questa sezione non è mai stata ristrutturata; ha servizi igienici vecchi e le pareti tutte scrostate. Inoltre, non tutti hanno ventilatori e frigorifero. C’è un progetto la ristrutturazione che dovrebbe iniziare nel 2026. Intanto si continua a soffrire”. Secondo il garante bisognerebbe anche, creare le condizioni per portare il detenuto nella propria città di origine affinché possa stare vicino ai suoi familiari. “L’allontanamento dalla famiglia fa soffrire molto la persona detenuta che non riesce a vedere più la moglie, i genitori e i figli”.

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