Gangi (Pa). Si conclude con un grande successo di pubblico la manifestazione “Vivere in Assisi 2025”. Migliaia di visitatori, hanno partecipato alla rievocazione medievale e francescana, attraverso un “viaggio temporale” a metà tra il medioevo e la contemporaneità, rendendo per 4 giorni, il borgo madonita di Gangi, un teatro a cielo aperto che diffonde emozioni, spiritualità e speranza.
Le origini della manifestazione
Tutto nasce nel 2001, quando una rete costituita dal Centro Studi Francescani e Medievali (Ce.S.Fra. Med.), i frati Minori della Provincia del “Ss. Nome di Gesù” di Sicilia e la Onlus Frate Gabriele Allegra, hanno ideato con cadenza biennale, un percorso di promozione culturale basato sulla storia di San Francesco D’Assisi, patrono d’Italia, trasmettendo a tutti coloro che vi partecipano un crescendo di emozioni e spiritualità.
Gangi, già insignita di vari riconoscimenti per la sua bellezza e il suo fascino paesaggistico, è diventata così l’arena a cielo aperto nella quale “Vivere in Assisi” ha preso forma e ogni due anni, concettualizza nuovi temi portando i visitatori alla riflessione profonda dello spirito francescano nella contemporaneità.
L’impegno, la dedizione di una intera comunità, in sinergia con le realtà proponenti, ha fatto sì, che, nel tempo tale manifestazione abbia ricevuto diversi riconoscimenti prestigiosi tra cui il premio internazionale “Historiae Popoli” e il Diploma d’onore come “Sicula città internazionale della Storia Francescana”.
La XIII edizione e la celebrazione degli 800 anni del “Cantico delle Creature”
La manifestazione, appena conclusa, ha visto come tema principale l’800° anniversario del Cantico delle Creature. Dal manifesto, realizzato dal grafico Antonello Blandi, fino alla ideazione del concept “Di carne e di Luce. Francesco Creatura tra le creature” a cura del regista Santi Cicardo con il coinvolgimento di Oltre 250 partecipanti alla manifestazione a vario titolo.
Ogni singolo dettaglio è stato curato nei minimi dettagli attraverso le varie professionalità coinvolte, per restituire, ai visitatori una esperienza sensoriale che crea un collegamento tra il passato medievale e il presente. Un percorso fatto di suoni profumi, musiche, sensazioni, luoghi, sapientemente ricostruiti dal pathos attoriale di ogni singolo partecipante (di ogni età) fino alla modernità rappresentata dalle tante piaghe della nostra società. Una iniziativa sui generis che rallenta il tempo per fare riflettere tutti sul futuro del mondo circostante attraverso il carisma di San Francesco
Le voci dal territorio
Il sindaco, Giuseppe Ferrarello, sottolinea come la comunità gangitana sia fortemente collegata alle radici francescane: “ Gangi è molto legata a San Francesco perché ha una tradizione significativa già ai tempi di padre Camillo ferro, un francescano che è stato per lunghi anni nella nostra città – dichiara Ferrarello-. Questa manifestazione si conferma non solo per la sua importanza turistico-culturale, ma, soprattutto, per la spiritualità che viene vissuta in maniera importante da tutti” termina Ferrarello.
Soddisfatto il Presidente del Centro Studi Francescani e Medievali, Roberto Franco: “è stata una edizione intensa e molto bella, dalle plurime sfumature. Un ringraziamento al sindaco, alle oltre 200 persone coinvolte che, con spirito comunitario e a titolo volontario, ne sono stati i fautori del successo. Infine, un doveroso riconoscimento va alle tante realtà che hanno concesso il loro patrocinio”.
Fra Antonino Catalfamo, ministro provinciale dei frati minori di Sicilia, ricorda le importanti riflessioni sulla fratellanza e la speranza, emerse attraverso questa manifestazione. “L’edizione di quest’anno di Vivere in Assisi ha fatto emergere con forza il dramma interiore di Francesco, che è anche il dramma di ogni uomo chiamato ad affrontare le proprie prove. Questo messaggio è arrivato non solo attraverso i dialoghi dei personaggi, ma anche grazie a una scenografia capace di immergere lo spettatore in un’esperienza che tocca il cuore e il mistero stesso del creato. Le scene finali hanno riportato alla mente i drammi del nostro tempo: migrazioni, guerre, disuguaglianze, sofferenze che segnano le vite di tante umane. Eppure, da questo dolore è scaturita una luce di speranza: il riconoscere nell’altro un fratello, con cui condividere fatiche e speranze. È nella compassione e nella fraternità che l’uomo riscopre la propria umanità, custodendo la dignità e la bellezza che gli permettono di guardare al futuro con fiducia”.