28.7 C
Palermo
mercoledì, 20 Agosto 2025
HomeCulturaCatania, ricognizione nei fondali di Capo Mulini e Ognina con un robot teleguidato

Catania, ricognizione nei fondali di Capo Mulini e Ognina con un robot teleguidato

spot_img
spot_img

Conclusa una campagna di indagine nelle acque di Catania per verificare lo stato di conservazione di due giacimenti archeologici subacquei, già rilevati negli anni passati. La Soprintendenza del Mare, in collaborazione con il 3° Nucleo Subacqueo della Guardia Costiera di Messina diretto dal comandante Giuseppe Simeone e supportato da mezzi nautici della Capitaneria di Porto di Catania e dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Riposto, ha proceduto ad esplorare mediante ROV – un veicolo filoguidato dalla superficie in grado di immagazzinare immagini – i fondali di Capo Mulini e Ognina per monitorare e controllare il carico di due antichi relitti che si sono inabissati in epoca romana.
Il primo relitto, segnalato nel 2009 e completamente rilevato nel 2016, giace su un fondale di circa 55 metri ed è caratterizzato dalla presenza di centinaia di anfore, di 5 tipologie diverse, che contenevano probabilmente vino e sono databili fra la fine del II secolo a.C. e la metà del I secolo a.C. Il secondo relitto, conosciuto fin dal 1986 e che trasportava un carico di tegole rettangolari di grosso modulo (66 x 50 cm) con i bordi ad alette ripiegate e coppi semicircolari, giace, invece, su un fondale di circa 40 metri molto vicino alla costa nei pressi di Ognina. Quest’ultimo relitto non è stato mai studiato in maniera scientifica per cui si è proceduto ad una valutazione dell’area di dispersione e alle condizioni di giacitura del carico, con le stesse modalità attuate per il primo.
“Il patrimonio scoperto – in linea con le direttive Unesco che suggeriscono di non prelevare dal fondale reperti qualora sia possibile la loro fruizione e la salvaguardia del bene stesso sul luogo – viene lasciato per la maggior parte sui fondali marini come testimonianza della consistenza e tipologia dei giacimenti archeologici rinvenuti”, riferisce una nota.
Anche per migliorare la qualità delle indagini e l’attività del SopMare è in programma il potenziamento di un sistema di telerilevamento che favorisca una migliore indagine dei relitti. A coordinare le operazioni di indagine è stato l’archeologo della Soprintendenza del Mare, Nicolò Bruno, supportato da Teresa Saitta, archeologa esterna e conoscitrice dei fondali catanesi che ha già al suo attivo altre collaborazioni con la Soprintendenza del Mare nonché da Alessandro Barcellona, esperto subacqueo locale. A controllare il buon andamento dell’immersione è intervenuto direttamente il comandante del nucleo subacqueo della Guardia Costiera che ha messo a disposizione il ROV per verificare in situ le condizioni dei due relitti.

spot_img

Leggi anche

spot_img
spot_img

Ultime notizie

spot_img

Twitter

spot_img