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domenica, 28 Dicembre 2025
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Brancaccio, i magazzini di via Hazon dopo 25 anni di abbandono: nasce centro di aiuto per famiglie e giovani

Affidato al Centro di Accoglienza Padre Nostro che aiuta 670 nuclei familiari. A prestare servizio, suore, operatori e volontari

Serena Termini
Serena Termini
È nata il 5 marzo del’73 e ha tre figli. Dal 2005 è stata la corrispondente dell'agenzia di stampa nazionale Redattore Sociale con cui oggi collabora. Da sempre, ha avuto la passione per la lettura e la scrittura. Ha compiuto studi giuridici e sociologici che hanno affinato la sua competenza sociale, facendole scegliere di diventare una giornalista. Ciò che preferisce della sua professione è la possibilità di ascoltare la gente andando al di là delle prime apparenze: "fare giornalismo può diventare un esercizio di libertà solo se ti permettono di farlo".
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PALERMO. Nel bene confiscato alla mafia di via Azolino Hazon  parte il progetto “Pane Quotidiano” che si realizzerà presso i magazzini ristrutturati dal Centro di Accoglienza Padre Nostro, che aiuta 670 famiglie. Si tratta di un centro di smistamento dei beni di prima necessità dove verranno distribuiti: beni alimentari (freschi e a lunga conservazione), prodotti per l’igiene, vestiti per adulti e neonati, materiale scolastico e farmaci generici. A prestare servizio saranno, suor Laurence Donhouede della congregazione delle Maestre Pie Venerini, alcuni operatori e tanti giovani volontari. Cinquanta sono i volontari che, a turno, sono impegnati nelle varie realtà del Centro Padre Nostro.

A raccontare quanto è importante questo centro per le risposte che si danno ai bisogni di Brancaccio è la signora Tiziana Arcara che, con la sua famiglia, è aiutata dagli operatori da 20 anni. La signora ha due figli: una di 25 anni che è già mamma di una bambina di 18 mesi ed una di 19 anni che si è appena iscritta all’università grazie al sostegno economico del Centro Padre Nostro. La signora Tiziana ha, inoltre, partecipato a degli stage formativi che le hanno fatto acquisire il titolo di addetto ai servizi alla prima infanzia. Quando aprirà l’asilo nido a Brancaccio, anche lei come abitante del quartiere, potrebbe essere un operatrice della scuola. “Mi fa molto piacere che questo centro sia nato in un bene confiscato alla mafia – racconta Tiziana Arcara – in un quartiere come Brancaccio dove c’è tanto bisogno. Negli anni siamo stati  aiutati per la spesa alimentare, i farmaci e anche per i vestitini della nipotina”.

Con la sua carrozzina elettrica, pronta ad attivarsi per le famiglie, come operatrice ormai da dieci anni c’è Antonella D’Alia che ha una tetraparesi spastica. “Ho una laurea in psicologia e mi occupo dei minori, cercando di essere operativa per i diversi bisogni dei giovani: doposcuola, attività ricreative e attività estive – dice D’Alia -. Ogni servizio è pur sempre un aggancio che ci permette di conoscere gli altri bisogni della famiglia. Ho iniziato come volontaria del servizio civile ma poi non li ho più lasciati. Mi sono innamorata di questo lavoro che sono contenta di fare con grande entusiasmo. Negli abbiamo avuto tante soddisfazioni. Oggi sono diversi i giovani che, dopo la licenza media, si sono iscritti in un liceo. Quest’anno abbiamo pure due giovani iscritti all’Università in Scienze dell’educazione”.

“In questo luogo svolgeremo un pronto soccorso sociale – afferma Mariapia Avara, psicologa e progettista del Centro Padre Nostro dal 1999 – che risponde alle numerose persone che versano in stato di forte povertà multidimensionale. Chiaramente, le famiglie, oltre all’aiuto materiale, sono inserite in un progetto sociale ampio dove vengono accompagnate all’autonomia nella risoluzione di  tutte le altre diverse problematiche”.

“Un altro bene rinasce a nuova vita. Erano magazzini abbandonati e pieni di detriti da oltre 25 anni –aggiunge Maurizio Artale, presidente del Centro di Accoglienza Padre Nostro -. Finalmente l’Agenzia per i beni confiscati ha tentato un’altra strada che non è stata quella di assegnare il bene prima al comune. L’agenzia, ha infatti direttamente fatto un bando a cui abbiamo partecipato vincendolo. Ai progetti migliori hanno associato anche la somma di 39mila euro. E’ stato un buon contributo anche se ne abbiamo spesi 65mila. Oltre alla distribuzione dei beni primari, l’intenzione, per fronteggiare casi di obesità tra i minori, è quella di avviare pure dei corsi di educazione alimentare per le mamme. Avendo fatto noi da apripista speriamo che, al più presto, si possa utilizzare la stessa strada per recuperare gli altri magazzini che sono ancora abbandonati di via Hazon”.

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