20.9 C
Palermo
giovedì, 1 Maggio 2025
HomeCronacaProvinceTasselli di rabbia. I giovani e la violenza diffusa: una ricerca tra i ragazzi del circuito penale minorile

Tasselli di rabbia. I giovani e la violenza diffusa: una ricerca tra i ragazzi del circuito penale minorile

L'indagine, a cura di Salvatore Inguì, eseguita con questionari su almeno 50 casi diversi: si studiano alleanze istituzionali e nuove prassi con attenzione a prevenzione, formazione e nuovi servizi

Serena Termini
Serena Termini
È nata il 5 marzo del’73 e ha tre figli. Dal 2005 è stata la corrispondente dell'agenzia di stampa nazionale Redattore Sociale con cui oggi collabora. Da sempre, ha avuto la passione per la lettura e la scrittura. Ha compiuto studi giuridici e sociologici che hanno affinato la sua competenza sociale, facendole scegliere di diventare una giornalista. Ciò che preferisce della sua professione è la possibilità di ascoltare la gente andando al di là delle prime apparenze: "fare giornalismo può diventare un esercizio di libertà solo se ti permettono di farlo".
spot_img
spot_img

PALERMO – “La violenza sembra essere il linguaggio più in uso tra i giovani. La cronaca ci riporta episodi gravissimi di aggressioni e pestaggi tra i ragazzi. Perché tanta violenza? Perché tanta rabbia? Davvero la violenza è l’elemento che caratterizza le nuove generazioni?”. Da queste domande parte il libro Tasselli di rabbia. I Giovani e la violenza diffusa: una ricerca tra i ragazzi del circuito penale minorile curato da Salvatore Inguì con i contributi di Daniele Catalano, Martino Lo Cascio, Adriana Ragusa e Alessandra Votino.

Si tratta di una ricerca, condotta dagli operatori dell’USSM di Palermo, in collaborazione con il DSS42 dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Palermo che analizza il fenomeno relativamente alla Sicilia occidentale; indaga sulle cause possibili, suggerisce ipotesi di interventi di prevenzione e di trattamento ma, soprattutto, intende promuovere un dibattito utile alla individuazione ed alla messa in atto di politiche sociali adeguate ed efficaci. La ricerca ha preso in considerazione i casi della sede della Corte di appello che comprende Palermo, Trapani e Agrigento. Il volume finanziato dal Ministero di Grazia e Giustizia, sarà distribuito in tutte le Ussm d’Italia.

“E’ una indagine svolta all’interno dei casi penali rientranti nel nostro servizio – afferma Salvatore Inguì, direttore dell’Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni di Palermo -. Nel 2022 sono stati segnalati come presunti autori di reato 2500 minori. Ci siamo interrogati molto sui diversi casi di aggressività e di violenza di molti giovani per capire  anche come migliorare i nostri interventi. A noi serve, in questo momento, una visione di insieme per capire in modo più consapevole il quadro che abbiamo davanti e come impegnarci per individuare possibili progettualità sia in termini di prevenzione che di azione. Vorremmo sollecitare le altre sedi a fare le loro analisi in modo da poterci confrontare. Ricordiamoci che in altri ambiti abbiamo eserciti di giovanissimi attivi nel servizio civile internazionale, nel volontariato e in tante altre bellissime iniziative di cui dobbiamo essere orgogliosi

“La ricerca ha dei dati sia quantitativi che qualitativi raccolti su tre anni – continua Martino Lo Cascio, dirigente psicologo del Distretto Socio-Sanitario 42, Azienda Sanitaria Provinciale di Palermo -. Abbiamo fatto dei questionari per almeno 50 casi diversi. La ricerca è complessa perché mette insieme dati numerici, dati qualitativi e il punto di vista di tutti gli operatori che fanno parte dell’Ussm. È da capire se i casi eclatanti di violenza sono frutto di una tendenza generale che si sta producendo. L’interrogativo forte è capire se sta arrivando un’onda di violenza (o è già arrivata) che può interpellarci a livello sociale e generazionale. La violenza diffusa viene determinata da tre elementi che si incrociano che sono: quelli individuali (intrapsichici), quelli interpersonali cioè relazionali e quelli socioculturali. Oggi dobbiamo interrogarci sulla base di una responsabilità ampia e generale che c’è a vario livello. Abbiamo una società sempre di più narcisista e violenta dentro cui le persone, adulti e giovani, cercano delle diverse risposte. Le strade possibili sono, in primis, quella di accrescere la prevenzione (sensibilizzazione sociale e culturale in vari contesti), migliorare la formazione degli operatori e fare nascere la specializzazione di nuovi servizi“.

“Dal 2015 faccio un lavoro sulla gestione della rabbia con i giovani – sottolinea, inoltre, Adriana Ragusa, funzionario della professionalità pedagogica -. Portiamo avanti un metodo come strumento valido di consapevolezza per il controllo e la gestione della rabbia. Si parte da una richiesta di aiuto del giovane che intraprende un percorso di nove sessioni di lavoro. Vengono sottoposti dei questionari anche sulla disponibilità al cambiamento e su quella legata al trattamento. Non abbiamo certo la pretesa di dare formule ma nel momento in cui abbiamo esaminato il fenomeno occorre capire oggi quali interventi mettere in atto a livello multidisciplinare e in rete con diverse realtà del nostro territorio”.  

Daniele Catalano, funzionario della professionalità pedagogica ha analizzato alcuni dati. “Si passa da 21.305 segnalazioni del 2019 a 19.019 nel 2020 per poi crescere nuovamente nel 2021 (20.797). (…)  – scrive nel libro Daniele Catalano -. Se poi andiamo a verificare altri due elementi significativi, quali quello relativo alle percentuali di genere, e quello relativo alla percentuale di stranieri presi in carico dai servizi, vengono fuori alcuni numeri interessanti. In primo luogo, sono molto alte le percentuali di reati commessi dai maschi. Si tratta di un 88,5% a fronte di un 11,5% di reati commessi da donne”.

Alessandra Votino, funzionario della professionalità del servizio sociale ha preso in esame alcuni casi. “Mi chiamo Kevin ho 19 anni, da circa quindici giorni mi hanno collocato, così la chiamano loro questa cosa di prenderti e portarti da un’altra parte, presso una comunità dell’agrigentino, molto lontana da casa mia; mi accusano di aver aggredito un ragazzo di colore insieme ad altri ragazzi – riporta nel libro Alessandra Votino -. (…) In realtà non ricordo molto della sera a cui si riferiscono, perché all’epoca dei fatti facevo uso di alcool e cocaina e ogni tanto di pillole chimiche”.

“L’obiettivo del nostro lavoro non è solo quello di segnalare le urgenze attraverso numeri e concetti – si legge in un capitolo conclusivo del libro – ma, soprattutto, tentare di individuare nuove prassi operative. Crediamo fortemente che la sinergia fra le componenti istituzionali e non, formali e informali, possano essere la forza promotrice di un tentativo di cambiamento. La costituzione del nostro gruppo di lavoro, eterogeneo per professionalità e appartenenze istituzionali, sono emblematici dell’esigenza di un approccio multidisciplinare al problema ma anche la forza “propulsiva” che vorremmo stimolasse/ispirasse il lavoro degli altri colleghi”.

spot_img

Leggi anche

spot_img
spot_img

Ultime notizie

spot_img

Twitter

spot_img