PALERMO. La primavera come inizio di una nuova era e le festività iraniane che ritrovano punti di convergenza nelle loro ritualità con le festività cattoliche come la Pasqua. Sono questi alcuni elementi chiave che ci verranno esposti da Minoo Mirshahvalad, ricercatrice iraniana oggi presente a Palermo per lavorare sulle tematiche riguardanti l’islam sciita.
Il percorso di formazione e l’approdo in Italia
Minoo Mirshahvalad è nata a Hamadan, località a ovest dell’Iran per poi trasferirsi dopo lo scoppio della guerra tra l’Iran e l’Iraq a Mashhad, località confinante con l’Afganistan. Qui cresce, si forma frequentando il primo anno dell’università. Mirshahvalad descrive il suo nucleo familiare composto da 6 familiari, ricordando anche la perdita dolorosa della madre avvenuto di recente: “Siamo 6 in famiglia, mia madre l’ho persa il 30 dicembre scorso, mio padre sta nella mia città natale mentre mia sorella e i miei due fratelli risiedono nella capitale Teheran – riferisce Mirshahvalad raccontando il suo percorso di studi –. Dopo aver conseguito il diploma ho fatto un corso quadriennale di graphic design e successivamente ho iniziato a lavorare presso due case editrici prestigiose a Teheran come designer e illustratrice dei libri ma ad un certo punto ho voluto cambiare il mio percorso e mi sono interessata della filosofia e dell’Italia – prosegue Mirshahvalad –. Sono giunta qui in Italia e ho iniziato il corso triennale della filosofia e la magistrale all’università di Bologna per poi continuare con il dottorato di sociologia presso l’Università degli studi di Torino con uno studio sulle comunità sciite in Italia. Grazie a questa ricerca ebbi la possibilità di girare diverse città italiane dal nord (Piemonte e Lombardia) al centro (Lazio), volevo arrivare a Napoli ma non ebbi tante possibilità in quanto il presidente di quella comunità si era trasferito ad Alba, dopo questi studi ho avuto la possibilità di collaborare con l’Università di Pisa con la professoressa Renata Pepicelli, islamologa”.
La passione per il teatro
Non solo filosofia ma anche teatro, Mirshahvalad è stata nella sua terra natìa una scrittrice di testi teatrali nonché di arti visive: “Le esperienze teatrali sono maturate in Iran, mi occupavo dell’arte sia delle arti visive che del teatro, in particolare del teatro moderno – riferisce Mirshahvalad ricordando anche le difficoltà concernenti le parità di genere –. Il rapporto di genere purtroppo ha dei limiti, anche nel palcoscenico da donna hai dei limiti e non puoi superarli, esiste anche un teatro tradizionale, il Taziyeh e di questa forma particolare di rappresentazione teatrale ho fatto una ricerca specifica sul ruolo dei colori – prosegue Mirshahvalad –. Facevo degli spettacoli rivolti ai bambini e scrivevo dei testi teatrali e avevo, tra le altre cose curato e recitato in un cortometraggio con a tema la poligamia”.
La primavera e le festività iraniane: tra ritualità e accomunanze con le altre religioni
Minoo Mirshahvalad ripercorre grazie alle sue esperienze di studi le origini di due festività rilevanti in questo periodo in prossimità della primavera, la ricorrenza della nascita della figura messianica degli sciiti, ovvero l’Imam Mahdi e il Nowruz:
“L’Europa fa parte di quel bacino multietnico molto ricco di incontri e scontri tra le culture e ci sono tanti legami – dichiara Mirshahvalad –. La tematica della Resurrezione è un tema ricorrente tra le diverse religioni, nell’antica Mesopotamia c’era una credenza, le divinità nascevano, vivevano e morivano e di nuovo seguivano questo ciclo dunque si può dire che il concetto di resurrezione è nato tra le rive dei due fiumi mesopotamici e tutte le culture hanno avuto una parte di questa credenza – continua Mirshavalad, esisteva nello zoroastrismo, che è stata la religione pre-islamica della Persia, ed è esistito nel Mitraismo ed è arrivato anche nella religione dei romani e anche l’attuale cattolicesimo. La festa che quest’anno corrispondeva al 18 Marzo del calendario gregoriano era una continuazione di questa credenza che esiste nello Sciismo duodecimano che è la religione dell’89% degli iraniani. Questa festaè definita come la ricorrenza della nascita della figura messianica dello sciismo duodecimano, Mahdi che è andato in occultamento nel 941 d.c. però ha un retaggio culturale dallo zoroastrismo. la sua Resurrezione accomuna gli sciiti, cristiani, ebrei e gli zoroastriani e ha punti in comune anche con la primavera”.
Cos’è il Nowruz? E da dove deriva l’usanza di celebrare questo “capodanno persiano”? Abbiamo posto queste domande a Mirshahvalad: “Nowruz letteralmente significa “il nuovo giorno” e corrisponde all’equinozio della primavera. Si tratta della festa più importante per gli iraniani, ma viene festeggiata anche in Afghanistan, Tagikistan, Azerbaigian, Kurdistan, Albania e tanti altri paesi come Iraq e Pakistan. Sebbene fosse stata inizialmente una festa zoroastriana, attualmente è riconosciuta anche nelle altre religioni, come i Bahai e addirittura si narrano racconti degli Imam infallibili degli sciiti sulle sacralità di questa festa. Questa festa ha una storia molto antica e addirittura si fanno risalire le sue radici all’epoca del sovrano leggendario Jamshid or Yima, quindi a circa 15000 anni fa. Il calendario islamico è lunare e inizia con il viaggio che ha fatto il Profeta dalla Mecca alla Medina nel 622. E’ un calendario lunare che ha 11 giorni meno del calendario solare. Anche il calendario iraniano ha il principe in quel viaggio storico ma è solare. Quindi tutti gli anni, gli eventi iraniani corrispondono più o meno alla stessa data. Sin dal 1925 questo calendario, che si chiama Jalali, è in vigore in Iran. Prima della rivoluzione del 1979, per un certo periodo nel 1976, abbiamo adottato un altro calendario però a causa della protesta del clero sciita siamo tornati al calendario Jalali. Il calendario Jalali ha una base astronomica a secondo del giro esatto che fa la terra intorno al sole che viene calcolato con i secondi minuti e ore – riferisce Mirshahvalad -. Il Nowruz viene sempre lo stesso giorno tranne quando vi è l’anno bisestile, quest’anno Nowruz è caduto il 20 marzo, se cambia cade il 21, non slitta più di così”.
La preparazione al Nowruz
“L’ultimo martedì prima del Nowruz c’è una festa che si chiama Chaharshanbe Suri – riferisce Mirshahvalad -. In questa festa, marcatamente zoroastriana, si salta sul fuoco e si canta”.
Vi sono delle preparazioni ben specifiche all’avvento del Nowruz che ci vengono descritti da Mirshahvalad: “Dieci giorni prima di questa festa si pratica la pulizia della casa, buttando gli oggetti vecchi che non servono, si riparano i guasti in casa, Tra i rituali che ci sono vi è anche di preparare un altarino che contiene sette componenti, è come l’altarino di natale di un presepe, hanno delle cose in comune con l’altare di Pasqua come le uova pasquali, le uova colorate che ricordano il valore della rinascita, sette componenti che iniziano con la S e che rappresentano cose positive con la S (come la serenità, la salvezza, la speranza e la salute) che speriamo possano ricorrere nella nostra vita in quell’anno”.
I componenti degli altarini del Nowruz
I componenti principali degli altarini possono essere scelti tra questi elementi:
1. Somagh (sommacco) che simboleggia il colore dell’alba
2. ISerkeh (aceto) simboleggia l’età e la pazienza
3. Senjed (la frutta secca dal lotus tree) simboleggia l’amore
4. Samanu (budino dolce fatto con il grano e di colore marroncino) simboleggia il benessere
5. Sabzeh (l’erba) simboleggia la rinascita
6. Sib (la mela) simboleggia la salute e la bellezza
7. Sir (l’aglio) simboleggia la medicina
8. Sekke (la moneta) simboleggia la ricchezza
9. Sonbol (giacinto) simboleggia la primavera.
Vi sono altresì dei componenti accessori che non iniziano con la S:
Il pesciolino rosso vivo nel vaso di vetro,
le uova colorate,
la candela,
i dolci,
lo specchio,
la frutta secca,
il Corano o il canzoniere di Hafez o qualche altro poeta.
Non solo convivialità ma anche doni di regali, il Nowruz è nel tempo diventata una festa più popolare che religiosa, così Mirshahvalad: “Nel Nowruz ci sono anche scambi di regali, Il Nowruz era una festa zoroastriana e ora ci siamo dimenticati dell’aspetto religioso”. “Tredici giorni dopo Noruz vi è la festa della natura che si chiama Sizda Be Dar e assomiglia alla Pasquetta, che prevede un picnic – riferisce Mirshahvalad -. L’erba in questa occasione viene portata nella natura e messa in un fiume che lo porta. Il piatto tipico del Nowruz è il riso con verdura e pesce chiamato Sabzi Polo ba Mahi, ci sono anche dolci così come si mangia anche la frutta secca”.
I progetti futuri di Minoo
Minoo Mirshahvalad ci riferisce i suoi progetti work in progress riguardanti lo sciismo e la voglia di voler migliorare l’apprendimento dell’arabo come attività da proseguire in futuro: “Sto facendo una ricerca sulla conversione degli italiani allo sciismo, perché i convertiti portano con sé delle novità nella religione che mi affascinano perché collaboro con un gruppo di ricerca che porta avanti un progetto di cinque anni, dedicato allo studio delle comunità sciite in alcuni paesi europei e negli Stati Uniti. La sede centrale di questo gruppo di ricerca è a Barcellona, c’è un professore dell’Università Autonoma di Barcellona che guida i ricercatori. Questo network è costituito da 9 ricercatori, ci troviamo in diversi paesi europei, ed essendo l’unica ad aver fatto una ricerca socioantropologica sugli sciiti in Italia, questo professore mi ha contattato tramite uno dei miei articoli risalendo a me e mi ha chiesto se volessi fare parte del gruppo, lo chiese 2 anni fa. Abbiamo la Spagna, la Germania, Italia, Inghilterra, Francia e poi abbiamo alcuni stati americani. Raccogliamo i dati e facciamo uno studio comparato sugli sciiti in questi paesi. Vorrei curare un volume collettivo sulla metodologia della ricerca socio-antropologica sugli sciiti in Europa. Abbiamo due workshop, uno l’abbiamo tenuto il 9 marzo, l’altro lo faremo in settembre a Berlino. Il frutto di questi due workshop, se Dio vuole, dovrebbe diventare il volume collettivo – riferisce Mirshahvalad -. Vorrei migliorare anche la lingua araba perché ci ho dedicato un anno di tempo, vorrei avere le persone con il quale parlare per avere altre possibilità di interazioni lavorative”, conclude Mirshahvalad.