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lunedì, 16 Giugno 2025
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Una piastrella per Lia Pipitone nel quartiere Arenella: nel luogo in cui è stata uccisa

L'iniziativa organizzata da Libera insieme al figlio Alessio Cordaro, a cui hanno partecipato il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, l'assessore alle politiche giovanili Fabrizio Ferrandelli, e la consigliera comunale del PD, Mariangela Di Gangi

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PALERMO. Una piastrella in ceramica, una “pietra d’inciampo” nel quartiere Arenella a Palermo, nel luogo, in via Papa Sergio 61, in cui il 23 settembre 1983 è stata uccisa dalla mafia Lia Pipitone.

Un’iniziativa organizzata sabato scorso dall’associazione Libera Palermo insieme al figlio di Lia Pipitone, Alessio Cordaro, che ha visto la partecipazione di cittadini, associazioni, del sindaco di Palermo Roberto Lagalla, e dell’assessore comunale alle politiche giovanili Fabrizio Ferrandelli.

La cerimonia all’Arenella

“Con questa azioneha commentato il sindaco Lagalla -, oggi l’Amministrazione compie un gesto civile di memoria importante all’Arenella e di questo rivolgo il mio ringraziamento all’associazione Libera e a tutti coloro che si sono prodigati e impegnati per la messa in opera di quella che a me piace definire pietra d’inciampo, per il semplice fatto che in questo frangente l’inciampo diventa occasione, un’opportunità per la riflessione, l’approfondimento, la memoria e anche l’indignazione che arriva diffusamente nella nostra società e che spesso arriva troppo tardi rispetto ai fatti e alla verità. Oggi – prosegue il primo cittadino del capoluogo siciliano -, non solo c’è la luce della ritrovata e accertata verità, ma c’è anche il giudizio morale di una donna che guardava avanti e voleva pienamente vivere se stessa e di una mafia che continuava in questo quartiere, come in altri, a voler essere in qualche modo proprietaria o regolatrice della vita degli altri, privando quindi del valore più grande e umano che è quello della libertà, dell’autonomia di decisione. Non è estraneo a tutto questo il percorso culturale e di istruzione che ha fatto Lia Pipitone. Perché, e lo voglio dire soprattutto ai più giovaniconclude Lagalla -, l’emancipazione, la libertà, la consapevolezza sono figlie della cultura e della conoscenza, tutti aspetti di cui la mafia ha paura. Per questo, oggi sono molto soddisfatto e contento di questo momento. Lo sono per Alessio, il figlio di Lia Pipitone, per coloro che si sono innamorati dell’esempio e dell’idea di Lia e lo sono per la città perché recupera, in questo modo, una memoria, ma soprattutto cuce una nuova stagione, un nuovo filo che vuole essere di unità e di riflessione in questo ricordo affettuoso a Lia Pipitone”.

La cerimonia all’Arenella

Presente all’iniziativa anche la consigliera comunale del Partito Democratico Mariangela Di Gangi, che ha detto: “Questa mattina abbiamo restituito a Lia Pipitone e ai suoi familiari il diritto alla memoria. Abbiamo dato alla città un altro strumento per non dimenticare. Lo abbiamo fatto grazie all’impegno di Libera Palermo e del figlio Alessio Cordaro, cui si deve la costanza grazie alla quale siamo giunti alla collocazione della piastrella commemorativa davanti al luogo in cui Lia fu assassinata. Ma oggi non può essere il giorno della sola memoria – continua Di Gangi -. Deve essere il giorno della presa di posizione. Lia fu colpita perché era libera. Perché voleva decidere della propria vita. Perché non stava zitta. Fu tradita da un sistema che metteva l’onore davanti alla giustizia, un’idea malsana di famiglia davanti alla verità, il controllo davanti all’amore. Così oggi diciamo che Palermo può essere altro conclude Di Gangi -. Che non accetta più la mafia, né quella che spara né quella che giudica le donne quando scelgono per sé. Che non basta ricordare: bisogna cambiare. E per cambiare servono gesti concreti, visibili, popolari. Come questa piastrella. Oggi, così, Palermo si schiera”.

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