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lunedì, 9 Giugno 2025
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Elena Kostioukovitch: “La pace è l’unico modo in cui vogliamo che vivano i nostri figli e studenti”

Intervista alla scrittrice ucraina, naturalizzata italiana, giunta a Palermo al festival "Una marina di libri" per la presentazione del suo ultimo lavoro "Kyiv. Una fortezza sopra l'abisso", pubblicato per La Nave di Teseo

Lilia Ricca
Lilia Ricca
Giornalista pubblicista, laureata in Comunicazione per le Culture e le Arti all'Università degli Studi di Palermo, con un master in Editoria e Produzione Musicale all'Università IULM di Milano. Si occupa di cultura, turismo e spettacoli per diverse testate online e da addetto stampa. Scrive di sociale per "Il Mediterraneo 24"
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PALERMO. “Dopo aver percorso ottocento chilometri nel tempo di un’ora e trentadue minuti, il missile si è schiantato sulla sabbiera della mia infanzia, di fianco alle altalene coi colori dell’arcobaleno e alla panchina a doghe sulla quale i papà la domenica guardano i propri smartphone mentre i figli si scatenano nei giochi. Ma era lunedì, le 8.19 del mattino, e non c’era nessuno seduto sulla panchina. Non c’erano bambini nel parco giochi. Nessuno studente faceva jogging intorno al laghetto a forma di mar Nero. Non hanno colpito nemmeno il fantasma di me cinquenne, impegnata a correre attorno alla fontana per raccogliere le castagne cadute a pioggia dopo la scossa. Ottobre è la stagione delle castagne. Tante castagne sono state rovinate dalle piccole schegge di metallo. Non potranno più essere usate dai bambini per farci dei pupazzetti con due fiammiferi infilati come gambe e altri due come braccia.”

Questo è uno dei tanti ricordi del conflitto Russia-Ucraina, scoppiato tre anni fa, della scrittrice ucraina con cittadinanza italiana Elena Kostioukovitch, giunta a Palermo in questi giorni al festival dell’editoria indipendente “Una marina di libri” per la presentazione del suo ultimo lavoro “Kyiv. Una fortezza sopra l’abisso”, pubblicato per La Nave di Teseo, pochi mesi fa.

 La distruzione del mio parco giochi il 10.10.2022 (foto di Elena Kostioukovitch)

Un libro che intreccia le storie drammatiche di Kyiv, la capitale ucraina in cui è Elena Kostioukovitch è nata, una città eternamente assediata; tra passato e presente, sulla base di libri e documenti raccolti dalla scrittrice e docente universitaria, usando le storie della sua infanzia, i ricordi di famiglia, con dei passaggi da un’epoca all’altra, in alcuni luoghi della capitale, che Kostioukovitch definisce “un palcoscenico teatrale, che sarà sempre illuminato da luci grandiose e fatali”.

Una storia complessa quella dell’impero russo, descritta nel suo libro, e di una città, Kyiv, incastonata nel cuore dell’Europa, raccontata dalla penna della scrittrice, laureatasi a Mosca e dal 1996 naturalizzata italiana, amica per molti anni di Umberto Eco, e traduttrice in russo di suoi sette romanzi. Un racconto quello di “Kyiv. Una fortezza sopra l’abisso”, che intreccia il viaggio della scrittrice che comincia proprio dalla capitale ucraina, da cui è partita seguendo la passione per la letteratura.

Elena Kostioukovitch è traduttrice in italiano e in russo. Ha pubblicato o curato più di trenta libri, molti dei quali in Russia. Oltre alle traduzioni di Umberto Eco, ci sono quelle di numerosi libri di non fiction dedicati alla storia della cultura europea, antologie di autori italiani, monografie sulla storia dell’arte, e raccolte di poesie.

“Da diverso tempo, dissociandosi dal regime che si è installato in Russiasi legge sul sito de La Nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi Kostioukovitch preferisce scrivere in italiano, lingua in cui ha pubblicato il romanzo. Nel 2000 ha fondato un’agenzia letteraria, Elkost Intl., che ha portato nel mondo autori russi (come Ludmila Ulitskaya, Guzel Yachina, Boris Akunin, Jurij M. Lotman) e ha pubblicato e promosso, anche per conto della ONG ‘Memorial’ (premio Nobel per la Pace 2022), diversi reperti d’archivio che raccontano i misfatti del regime sovietico o riguardano la difesa dei diritti umani nella Russia contemporanea (come le lettere di Mikhail Khodorkovsky dalla prigione, 2008-2009).”

Copertina

Ha vinto il premio Bancarella Cucina 2007 per il libro Perché agli italiani piace parlare del cibo (tradotto in 20 paesi), il premio Grinzane Cavour per la traduzione 2003 e il premio nazionale per la traduzione 2007 del Ministero dei Beni Culturali italiano.

Ha insegnato in varie università del mondo, dalla Russia al Giappone all’Argentina, e alla Statale di Milano dal 2001 al 2017. Vive a Milano dal 1988.

Due Vladimir, Putin e Zelensky, che differenza c’è?

“Due Vladimir che Trump continua a confondererisponde Elena Kostioukovitch ad una nostra intervista -, dicendo perfino che sono come due bambini che devono picchiarsi un po’ e che tra un pò separeremo. Il mondo invece sta vivendo una delle tragedie più importanti dopo le guerre napoleoniche e le guerre mondiali. Mentre la prima guerra mondiale non è stata talmente devastante per la psiche delle persone, la seconda è stata molto crudele, perchè si sono ammazzate tantissime persone, tantissimi civili, come il genocidio del popolo ebraico.”

“Zelensky non ha fatto in tempo a essere il leader del tempo della pace continua Kostioukovitch -, arrivato nel 2019, ha fatto qualcosa tra il 2020 e il 2021, poi è iniziata la guerra. Lui è leader di un paese in guerra, di una guerra difensiva, di una guerra giusta, per salvare l’autonomia del suo popolo, per non dare la sua gente in pasto a dei torturatori, dei carnefici, e che si svolge con metodi più moderni, come la tecnologia o una propaganda ironica e brillante. Una guerra del XXI° secolo. Putin, fa una guerra dell’800, basata sulla quantità di soldati mandati a morire, una crudeltà pazzesca che apparteneva ai barbari.”

Elena Kostioukovitch

“Io sono nata nel clima sovietico dove la guerra era amatacontinua la scrittrice -, ci offrivano la guerra come una misura della dignità umana, della bravura. Ero nipote di un Garibaldi, un cosiddetto ‘monument man’, si chiamava Leonid Volynskiĭ, e aveva salvato sottoterra i tesori della galleria di Desdra, come Raffaello, Tiziano, opere colossali. Il Governo sovietico non voleva sapere di questo, sembrava che i russi volessero distruggere tutto, perfino le opere d’arte. Mio nonno era uno storico dell’arte e un pittore, ma anche un tenente. Io conservavo a casa una sua mappa con i nascondigli cifrati, che adesso ho affidato alla Columbia University.”

“I due Vladimir? Uno, Zelensky, è venuto per comandare fino alle prossime elezioni; l’altro governa per l’eternità, se lascia le redini lo fanno a pezzi. Uno serve la società, l’altro è stato nominato. Trump pensava di essere più importante di Papa Francesco, i suoi funerali per Trump sono stati l’ennesimo palcoscenico, è all’eterna ricerca di protagonismo”, continua Kostioukovitch.

“Non mi stupisce che la Russia parla la lingua della guerra, perché sono nata in questa cultura della guerra, ma mi è sembrato strano quanto è lontana da questa cultura l’Ucraina, quanto questo paese invece non vuole combattere. Zelensky vuole le armi per difendersi”, sottolinea la scrittrice.

Cos’è la pace?

“Una parola manipolata conclude Elena Kostioukovitch -, oggi ancora di più. Io sono cresciuta negli anni ’60 in cui la guerra si chiamava ‘pace’ come nel romanzo di Orwell. Tutto ciò su cui l’Unione Sovietica dominava, diceva che era venuta per portare la pace. La pace è vittima di strumentalizzazione e menzogna. La pace è l’unico modo in cui vogliamo che vivano i nostri figli, i nostri studenti, i civili. Cosa possiamo volere di più? Dobbiamo chiederci piuttosto cosa fare con quelli che hanno ucciso gli innocenti. La guerra non è tra Russia e Ucraina, ma tra Russia e l’Europa tutta. Le conseguenze di questo conflitto possono colpire anche l’Italia.”

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