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giovedì, 5 Giugno 2025
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Aiuti umanitari dalla Sicilia per il Medio Oriente: la missione de “Il Faro sul mondo”

La destinazione è Beirut: serviranno per aiutare la popolazione libanese e le persone nei campi popolati da palestinesi e siriani

Serena Termini
Serena Termini
È nata il 5 marzo del’73 e ha tre figli. Dal 2005 è stata la corrispondente dell'agenzia di stampa nazionale Redattore Sociale con cui oggi collabora. Da sempre, ha avuto la passione per la lettura e la scrittura. Ha compiuto studi giuridici e sociologici che hanno affinato la sua competenza sociale, facendole scegliere di diventare una giornalista. Ciò che preferisce della sua professione è la possibilità di ascoltare la gente andando al di là delle prime apparenze: "fare giornalismo può diventare un esercizio di libertà solo se ti permettono di farlo".
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PALERMO – “I bisogni sono tanti e gli aiuti sembrano non bastare mai per rispondere alla situazione drammatica che vive il Libano“. A dirlo è Giovanni Sorbello, presidente catanese dell’associazione Il Faro sul mondo (con sede a Catania) e direttore dell’omonima testata giornalistica dedicata alle notizie sul Medio Oriente.

Quando è nata la prima missione in Libano?
Abbiamo iniziato nel 2008. Successivamente, l’associazione umanitaria Il Faro sul mondo è nata nel 2012 con l’obiettivo di organizzare, almeno tre volte all’anno, delle missioni finalizzate a portare aiuti in Libano. Finora abbiamo organizzato circa 30 missioni.

In questi giorni ne state portando a termine un’altra?
Sì, è il risultato di alcuni mesi di lavoro. Sono stati raccolti farmaci, accessori sanitari, prodotti per l’igiene e materiale scolastico grazie alla generosità di tante persone e associazioni di varie parti d’Italia. In Libano risiedono 1,5 milioni di profughi palestinesi, siriani e immigrati che vivono nei campi in condizioni disastrose. Abbiamo raccolto quasi due tonnellate di beni di prima necessità. Per il momento, sono al porto di Trieste pronti a partire per Beirut. Una volta arrivati a destinazione, anche noi raggiungeremo Beirut per iniziare la distribuzione degli aiuti alle diverse realtà che sosteniamo.

Aiutate alcune strutture libanesi?
I centri più importanti con cui collaboriamo sono: Medrar Foundation – Nabatiye, sud del Libano, associazione Wataawanou – Beirut, Centro medico Dar Al-Hawraa – Beirut, Centro medico Burj Center – Beirut, Centro per la cura e la riabilitazione Harouf – Nabatieh. Il centro Harouf si trova nel Sud del Libano ed è dedicato a minori in difficoltà. Nonostante i bombardamenti, la struttura non ha mai chiuso perché svolge un servizio essenziale per quel territorio.

Quanti sono i campi profughi?
Ci sono 12 campi profughi ufficiali con mezzo milione di palestinesi a cui si aggiungono altri insediamenti più piccoli informali. Nei campi sono presenti alcune organizzazioni umanitarie come l’UNRWA e c’è una situazione molto drammatica di sovraffollamento e mancanza di servizi. Dal 2011 con la crisi in Siria, c’è stato l’afflusso di un milione di siriani alcuni dei quali sono nei campi profughi. In 17 anni di attività, siamo riusciti ad entrare quasi in tutti i campi profughi. 

Qual è la situazione del Libano?
La parte più critica è il sud di Beirut e poi il centro sud del Paese. E’ da anni che queste zone sono state colpite militarmente da Israele. Il Libano ha dei rappresentanti politici nelle mani degli Stati Uniti. A tutti i livelli la situazione, oggi è drammatica perché c’è disoccupazione e povertà estrema. La situazione è allo sbando con delle pressioni esterne molto forti di
Stati Uniti e Arabia Saudita che vogliono disarmare i gruppi della resistenza palestinese e libanese che sono il problema numero uno per Israele.

Quanto arricchimento umano ricevete dalle persone che aiutate?
Io mi sono innamorato del Libano già fin da piccolo. La mia scelta è frutto di un percorso molto lungo che, a poco a poco, mi ha fatto prendere a cuore questo Paese. E’ un popolo straordinario, solare ed accogliente. La loro gratitudine è davvero ogni volta immensa. Non si fa mai abbastanza per i tanti bisogni che ci sono; c’è sempre voglia di non andare via per i legami forti e profondi che si creano. A due passi c’è la ferita, aperta e sanguinante di Gaza. Secondo Crocerossa e Onu la situazioni è disperata. Ci sono due milioni e duecento civili che, da oltre 19 mesi, sono bombardati e privati di tutto. Ci sono quasi 54 mila vittime con oltre 10 mila dispersi. Ci sono oltre 3mila tir di aiuti bloccati al confine. Spero che arrivi il cessate il fuoco per fare entrare tutti gli aiuti umanitari. Prima o poi, dovremo farne i conti di questo enorme massacro.

Esiste la possibilità di immaginare una pace disarmata?
Bisogna fare i conti con la storia. Auspicare la pace è molto semplice ma, confrontandoci con la realtà dei fatti, è tutto difficilissimo. Parlare di dialogo con Israele e Usa sembra improbabile. La speranza è quella di potere avere come popolo una maggiore consapevolezza di dove sta il bene e dove sta il male. Sei credente? Credo in Dio. La fede è alla base di tutto; l’ho scoperta negli ultimi 15 anni grazie alle mie esperienze sul campo e alle persone che frequento. Hai anche una testata giornalistica? Sì, è nata nel 2012  dall’esigenza di raccontare i fatti sul Medio Oriente con una informazione libera basata su fonti sicure. Il sito in passato ha subito attacchi; sui social spesso siamo censurati ma ne siamo consapevoli e andiamo avanti.

Chi desidera contribuire alla raccolta fondi potrà farlo su C/C postale intestato a: associazione Il Faro sul Mondo IBAN: IT 39 U 07601 16900 001047099864 Causale: Emergenza Libano Info: info@ilfarosulmondo.it

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