TUNISI. Il 16 ottobre, negli spazi del Palazzo di Santa Croce nella Medina di Tunisi, l’Istituto Italiano di Cultura di Tunisi e la Fondazione Orestiadi hanno inaugurato la mostra “Nuovi linguaggi nelle arti tra le due rive”, a cura di Enzo Fiammetta, direttore del Museo delle Trame Mediterranee della Fondazione Orestiadi.
L’esposizione, in programma fino al 16 novembre nell’ambito delle iniziative per la 25ma edizione della “Settimana della Lingua Italiana”, mette in dialogo artisti tunisini e italiani sul terreno dei linguaggi contemporanei in un percorso espositivo che intreccia ricerca e memoria.
Tra le opere, spicca un nucleo storico realizzato negli anni Ottanta dalla Cooperativa delle ceramiche di Gibellina su disegni di alcuni tra i protagonisti della ricostruzione post-terremoto della città siciliana: Carla Accardi, Pietro Consagra e Arnaldo Pomodoro. Un focus che restituisce la portata del grande laboratorio artistico nato a Gibellina, ponte culturale verso il Mediterraneo.
La mostra valorizza presenze che hanno segnato la storia delle Orestiadi e che oggi ritrovano a Tunisi un luogo di confronto, tra i quali Khaled Ben Slimane, Mohammed Messaoudi e Saida Dridi, riprendendo le fila di una relazione antica, quando la Fondazione Orestiadi su iniziativa di Ludovico Corrao, ebbe una sua sede nel cuore della Medina, nel Dar Bach Hamba, a pochi passi da Santa Croce. Per oltre un decennio il Dar Bach Hamba fu una fucina di incontri tra artisti, studiosi, docenti e allievi delle due sponde, alimentando scambi culturali e umani che questa iniziativa intende rilanciare.
“Ludovico Corrao aveva creato un luogo dove costruire il dialogo tra le arti del Mediterraneo a Tunisi. La sede della Fondazione Orestiadi era stata eletta a luogo di rappresentanza della Regione Sicilia ed è stata a lungo un punto di riferimento per operatori economici e culturali italiani e tunisini. Era una preziosa prova concreta che il dialogo tra i popoli è possibile e fruttuoso. L’idea di creare quel luogo non era fondata su una vana utopia. La memoria del presente è uno sguardo sulla nostra storia, e a Tunisi nei millenni si sono incontrate le popolazioni delle opposte sponde del Mediterraneo. L’opera svolta dalla sede tunisina, come quella gibellinese, della Fondazione Orestiadi riguarda la ricomposizione dell’identità molteplice del Mediterraneo, la genesi della sua arte, attraverso gli oggetti che, come tessere di un vasto mosaico, hanno formato l’immagine di un mare che collega molti popoli e culture”, afferma Francesca Corrao, presidente della Fondazione Orestiadi.
“Accogliere a Tunisi la mostra “Nuovi linguaggi nelle arti fra le due rive” significa aprire ancora una volta uno spazio di incontro, di ascolto e di creazione condivisa tra Italia e Tunisia. Il mare che ci separa è lo stesso che ci unisce: culla di civiltà, luogo di scambi, di memorie e di avventure comuni. Oggi, attraverso l’arte contemporanea, questo mare diventa ancora una volta ponte, spazio di confronto creativo, specchio di un presente che si nutre di differenze e al tempo stesso costruisce un orizzonte condiviso”, commenta Fabio Ruggirello, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Tunisi.
“Nuovi linguaggi nelle arti tra le due rive” si sviluppa in due tempi: la prima tappa a Tunisi, la seconda a Gibellina, città proclamata dal Ministero della Cultura prima Capitale italiana dell’arte contemporanea per il 2026. L’esposizione diventa così un gesto simbolico e concreto, che unisce passato e futuro e riconosce il lavoro condiviso da tanti artisti che, nel tempo, hanno portato avanti una visione comune fondata sul confronto, sul rispetto reciproco e sulla pace.
La mostra gode del patrocinio della Municipalità di Tunisi, della cattedra “Sicilia V. Consolo per il dialogo tra Culture e Civiltà” dell’Università de La Manouba e del Dipartimento di Architettura e Design dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Con il doppio approdo a Tunisi e a Gibellina, il progetto riannoda una trama di relazioni che ha fatto del Mediterraneo un laboratorio condiviso.
“Nuovi linguaggi nelle arti tra le due rive” oltre ad una mostra, è anche un invito a rimettere al centro il dialogo tra culture, a partire da opere che coniugano radici, sperimentazione e visione comune.