PALERMO – Un confronto internazionale tra i rappresentanti di 40 Paesi del mondo per migliorare le risposte e le azioni concrete nella lotta contro la tratta di esseri umani, femminicidio e violenza di genere. E’ il summit internazionale che si concluderà domani, iniziato oggi presso l’Astoria Palace Hotel, in concomitanza con la “Giornata Europea contro la Tratta di Esseri Umani”.
A prendere la parola sono stati diversi esperti, rappresentanti governativi, leader religiosi, vittime di violenza e attivisti da 40 Paesi del mondo. La conferenza, promossa da Restoration for All Inc. (REFA) e dall’African Foundation for Economic Growth and Empowerment (AFEGE), in collaborazione con Village Wellness International, Minnesota – USA, il Center for Peace and Violence Prevention (CPVP) e l’Unione Nazionale delle Associazioni Nigeriane in Italia (NUNAI), vuole favorire l’incontro di partner che vantano decenni di esperienza combinata in advocacy, riforme politiche e programmi incentrati sulle vittime di violenza. A coordinare i lavori è stata l’ambasciatrice Tolulope Monisola Ola insieme alla mediatrice culturale Roseline Eguabor.
“Diciassette anni fa ho incontrato donne il cui dolore è diventato il mio scopo. Oggi – afferma l’ambasciatrice Tolulope Monisola Ola, Visionary Convener -, tornare in Italia per ospitare questo Summit è una promessa mantenuta per dare voce, visibilità e valore alle sopravvissute e trasformare la compassione in un’azione globale coordinata. Questo Summit non è solo un incontro ma un risveglio collettivo per dire: basta silenzio e basta sofferenza”.
Il Summit si è aperto con gli interventi di tre esperti: Rowland Anataechukwu Ndukuba (ambasciatore delle Nazioni del Commonwealth e presidente dell’Unione Nazionale delle Associazioni Nigeriane in Italia “NUNA”), Stefania Russello (coordinatrice del “Progetto Maddalena”, promosso dall’Ets “Casa dei Giovani”), Richard Oni (LISW, MSHA – direttore esecutivo di “Progressive Individual Resources Inc., Minnesota, USA).
Alla chiusura dei lavori sarà presentata la Dichiarazione di Sicilia: una dichiarazione collettiva di impegno per promuovere la giustizia di genere e sradicare la tratta e il femminicidio a livello globale. La Dichiarazione sarà distribuita agli organismi internazionali, tra cui le Nazioni Unite, l’Unione Africana e il Parlamento Europeo con un appello ad adottare quadri più solidi per la protezione e la prevenzione.
“Dentro la nostra associazione abbiamo oltre 80 donne – afferma Osas Egbon, presidente dell’associazione Donne di Benin City -. Cerchiamo, anche con la distribuzione degli alimenti, di aiutare circa 100 persone a Palermo. L’80% di loro è nigeriana; alcune oggi hanno 24 anni ma sono arrivate in città che avevano 15 e 16 anni. Negli anni, abbiamo aiutato tante ragazze ad avere una vita molto diversa rispetto al passato. Per migliorare gli interventi bisogna creare una rete molto grande fra tante realtà”.
“Da 25 anni siamo presenti nel territorio – continua Stefania Russello, responsabile del progetto Maddalena dell’associazione Casa dei Giovani -. Bisogna continuamente monitorare il fenomeno e formarsi costantemente per l’evoluzione della tratta e di tutte le forme di sfruttamento. Abbiamo due centri per l‘accoglienza complessiva di 61 donne adulte, vittime di tratta. Per loro, attiviamo i percorsi di reinserimento sociale che prevedono opportunità socio-lavorative a garanzia della loro autonomia di vita. Facciamo un’attività di sportello di ascolto molto importante. Seguiamo anche molti giovani uomini vittime di sfruttamento lavorativo e, anche, in alcuni casi, di sfruttamento da parte della criminalità. In provincia di Trapani che a Palermo entriamo nei centri di accoglienza per fare l’informativa antitratta”.
“Le persone che migrano si lasciano tante ricchezze culturali alle spalle e riescono solo a fatica a mantenerne qualcuna – ha aggiunto la mediatrice culturale Roseline Eguabor -. In molti casi, è anche, a causa della lingua dei paesi di transito che non si conosce, che la persona rimane vittima di violenze fisiche e psicologiche di ogni tipo. Come mediatori facciamo ritornare il sorriso ma, sappiamo bene, che hanno ferite molto profonde che prima o poi tenderanno tutte ad emergere”.