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martedì, 14 Ottobre 2025
HomeCronacaPeriferieOmicidio a Palermo, preghiera allo Zen per Paolo Taormina

Omicidio a Palermo, preghiera allo Zen per Paolo Taormina

Il 18 ottobre, nell’atrio della chiesa di San Filippo Neri, l'iniziativa promossa dagli arcivescovi di Palermo e Monreale, mons. Corrado Lorefice e mons. Gualtiero Isacchi, dopo l’uccisione del giovane. Nel loro messaggio, i presuli richiamano la città e le istituzioni a una “politica della cura”.

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PALERMO. “Pietrificati. Sgomenti. Ancora un giovane che toglie la vita a un altro giovane”. Con queste parole gli arcivescovi di Palermo e Monreale, mons. Corrado Lorefice e mons. Gualtiero Isacchi, aprono un messaggio congiunto diffuso dopo la tragica morte di Paolo Taormina, ucciso nei giorni scorsi nel capoluogo siciliano.

I due vescovi chiamano a raccolta la comunità cittadina per un momento di preghiera e raccoglimento sabato 18 ottobre alle ore 21, nell’atrio antistante la chiesa di San Filippo Neri, nel quartiere Zen. Sarà un tempo di silenzio, ascolto e invocazione “perché scrivono -, dalle ceneri e dal sangue rinasca la vita”.

Nel loro messaggio, Lorefice e Isacchi esprimono il dolore per una violenza che “continua a travolgere famiglie, a distruggere vite e speranze”, e invitano la Chiesa e la città a interrogarsi sul “fallimento educativo e sociale” che ha reso possibile un simile gesto. “Caino continua a uccidere Abele affermano -, e noi ci scopriamo falliti come genitori, educatori, istituzioni, uomini e donne di governo”.

Non si tratta, sottolineano i presuli, solo di presidiare i luoghi della movida o le periferie, ma di “essere presenti tutti e insieme” con una vera e propria “politica della cura dei cittadini più fragili”, garantendo lavoro, cultura, casa e pane. “Se non partiamo dall’uomo e dalla sua dignità, se non riprendiamo in mano la Costituzione, creeremo sempre nuove periferie urbane ed esistenziali”.

L’invito, rivolto a tutta la città, in particolare ai giovani e alle istituzioni civili, militari, scolastiche e religiose, è quello di vivere un sabato sera “alternativo”, scegliendo di esserci “in modo diverso”, portando “luce, esperienze costruttive, parole di vita, mitezza e pace”.

A conclusione del messaggio, un affidamento a Maria Addolorata, “che sa entrare nel cuore trafitto di una madre che tiene tra le braccia il figlio ucciso e anche in quello della madre di un figlio omicida”.

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