PALERMO. Padre Giovanni Giannalia, parroco della chiesa di San Filippo Neri di Palermo, nell’omonimo quartiere, conosciuto come Zen, ieri sera era lì, con un gruppo di fedeli, a pochi passi dal luogo in cui il giovane Paolo Taormina ha perso la vita. Anche loro, con tanti altri cittadini, hanno partecipato alla manifestazione di vicinanza alla famiglia del giovane ucciso, la notte scorsa, nel tentativo di sedare una rissa, da un altro ragazzo che viveva proprio nella periferia a Nord di Palermo.
Padre, come ha accolto la notizia che l’autore dell’omicidio proviene dal quartiere dello Zen?
Sapere che l’autore dell’assassinio è del nostro quartiere ha aggiunto dolore a dolore. Ma ha anche confermato l’emergenza che vive il quartiere e la città, e la necessità di un’azione decisa e strutturata per contrastare questo collasso umano.
Che clima si respira nel quartiere dopo quanto accaduto?
Profonda tristezza sia per il crimine così insensato ed efferato sia per lo stigma che diventa ancora più pesante sul nostro quartiere. Qui abitano 35.000 persone, la maggior parte delle quali oneste e laboriose. Quello che è successo ieri nella tragica notte di Palermo è espressione della parte peggiore dello Zen, e assolutamente minoritaria, ma che purtroppo qui la fa da padrone.
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