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mercoledì, 2 Luglio 2025
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Beni confiscati, appello al Comune di Palermo dalle associazioni antimafia

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Massima trasparenza e condivisione dei dati sui beni confiscati, un aumento degli spazi di partecipazione e progettazione, con un confronto serrato tra i soggetti assegnatari e gli uffici amministrativi. Ecco alcune delle richieste emerse in una riunione promossa da Libera sull’utilizzo dei beni confiscati. Il Centro studi Pio La Torre vi ha aderito, assieme a un fitto cartello di associazioni e sindacati. Le istanze, rappresentate per esteso in una lettera – appello inviata al Comune di Palermo, nascono in seguito alla discussione ospitata in queste settimane in consiglio comunale per l’approvazione di un nuovo regolamento.

La lettera delle associazioni antimafia al Comune di Palermo

Nella lettera si sottolinea l’importanza di un’amministrazione “protagonista di politiche di gestione dei beni confiscati”. Politiche che “non deleghino in alcun modo alle sole realtà associative l’onere e la cura di un patrimonio tanto centrale per la storia e il futuro della nostra città”. Gli enti gestori, infatti, si trovano spesso a “dover affrontare una serie di ostacoli fisici e burocratici che rallentano e complicano la piena restituzione del bene alla collettività”. Tra gli aspetti organizzativi segnalati al Comune, come ente titolare dei beni, la durata delle concessioni, gli oneri straordinari (condominiali e non) di cui farsi carico e la gestione delle utenze.

A Palermo il 10% dei beni confiscati destinati ai Comuni italiani

Nella lettera, viene indicato un dato significativo: il 10% dei beni confiscati destinati ai Comuni sul territorio nazionale sono destinati al solo Comune di Palermo. Nell’appello si ricorda anche che dall’approvazione della legge Rognoni La Torre sulla confisca dei beni, “la città di Palermo si è distinta quale terreno fertile per esperienze virtuose e innovative di gestione dei beni confiscati”. Iniziative che hanno visto associazioni, enti del terzo settore, sindacati e gruppi di cittadini collaborare in vista della valorizzazione di un patrimonio che rappresenta “sede di buone pratiche e occasione di riscatto”.

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