TRAPANI. Federica è una pescatrice di circa trent’anni che vive a Mazara del Vallo. Fathia è una donna sessantenne della comunità tunisina dello stesso territorio. La prima è assorta dai monotoni rituali del suo lavoro mentre la seconda è alla costante ricerca di qualcosa che ha perduto, o di qualcuno. Un incontro fortuito permette alle due vite di incrociarsi.
Il volto di Federica ricorda a Fathia quello del figlio scomparso in mare anni prima. L’incredibile somiglianza porterà la prima a sentirsi costantemente osservata, quasi pedinata, senza capirne il motivo. La curiosità di Federica la spingerà a seguire la donna tunisina che la condurrà alle saline di Marsala, luogo in cui il sale conserva i ricordi.
Il cortometraggio “Il richiamo del vuoto” della regista siciliana Eleonora Trebastoni realizzato tramite una campagna di crowdfunding si avvia alla distribuzione nei festival cinematografici in Italia e all’estero tramite Premiere Film. Nel giro di un anno il cortometraggio sarà proposto nei festival di tutto il mondo prima che sia visibile attraverso altri formati.
Nato da un articolo trovato online per caso, che racconta la storia delle mogli dei pescatori della cittadina trapanese, la regista spiega come le tv e i giornali raccontano spesso solo alcuni aspetti di una realtà che ha più facce. Notizie di pescatori morti in mare o prigionieri nelle loro imbarcazioni sulle coste straniere.
Il lavoro sul film, girato tra le Saline di Marsala, la Casbah di Mazara e il Cretto di Burri a Gibellina, nasce dopo un’attenta analisi e conoscenza del territorio di Mazara per dare luce ad un contesto che dagli anni ’60 è diventato centro nevralgico per l’immigrazione dove si incontrano e si fondono culture opposte come quelle tunisina e italiana. A Mazara è presente la più grande comunità tunisina d’Europa. A partire dalle architetture del centro storico che richiamano a gran voce quelle tipiche di una Casbah fino all’incontro di due donne tanto diverse da essere complementari, tutto nella città parla di una commistione culturale.
“La nostra volontà – spiega Trebastoni – è stata quella di concentrarci su figure femminili spesso dimenticate. Quando l’attenzione mediatica scompare, come cambia la vita di chi resta? Accade spesso che molte donne tunisine immigrate a Mazara si ritrovino abbandonate dai mariti e dai figli a causa dei ripetuti incidenti che avvengono in mare quindi costrette a reinventarsi in ogni modo possibile. Basti pensare che l’80% dei tunisini che vivono in città, lavora nel settore della pesca e le morti per incidenti o per malattie causate dalla vita in mare sono molto frequenti”.
“Raccontando la storia di una pescatrice e di una donna tunisina che sta metabolizzando il suo lutto vogliamo dare spazio a quelle storie spesso ignorate, valicando i confini dei fatti di cronaca per addentrarci nel cuore di questa comunità che risulta essere un’amalgama eterogeneo di più culture che, durante gli anni, si sono intrecciate”.
“La figura della pescatrice racchiude in sé la volontà di mettere in scena il concetto di inclusione, inserendo in un contesto fortemente maschile una figura femminile che è, a tutti gli effetti, in contrasto con l’ambiente che la circonda, abbattendo qualsiasi pregiudizio”.
LA REGISTA ELEONORA TREBASTONI
“Nel mio territorio di origine ho voluto realizzare il sogno di ambientarvi il mio primo cortometraggio. Insieme a me, che vivo e lavoro a Milano, una troupe di instancabili professionisti. Nel cast, una donna tunisina, Fatima, e alcuni pescatori del luogo, per rendere il cortometraggio più vicino alla realtà. I fatti raccontati si ispirano a storie vere di vita”.
Nata a Catania nell’aprile del 1995, originaria di Piazza Armerina (Enna), Eleonora manifesta già da piccola una forte attitudine per le arti visive, in particolare per la regia cinematografica. Questo l’ha spinta a trasferirsi a Milano in seguito al diploma. A Milano frequenta l’Università IULM conseguendo una laurea triennale in Comunicazione, Media e Pubblicità e una magistrale in Televisione, Cinema e New Media, entrambe con il massimo dei voti.
Durante gli studi inizia a lavorare come filmmaker e montatrice maturando esperienza sui set di lungometraggi e documentari. L’incontro con il mondo del cinema la pone di fronte ad un’amara rivelazione: la standardizzazione del ruolo femminile in questo campo e il poco spazio concesso alla regia femminile. Per questo motivo decide di impegnarsi su più fronti: in primo luogo approfondendo lo sguardo autoriale di molte cineaste tenute ai margini del panorama cinematografico, con particolare attenzione ai paesi del Medio Oriente. In secondo luogo decide di mettersi alla prova con la regia de “Il richiamo del vuoto”, progetto al quale si sente profondamente legata che le ha permesso di coinvolgere un team di instancabili professionisti.
Il cortometraggio “Il richiamo del vuoto” è stato realizzato anche tramite il sostegno dell’Assemblea Regionale Siciliana e dell’associazione FIDAPA di Piazza Armerina (federazione nazionale che promuove, coordina e sostiene iniziative di donne che operano nelle arti, nelle professioni e negli affari, autonomamente o in collaborazione con altri enti, associazioni ed altri soggetti).
IL CAST E LA TROUPE
Nel cast, Federica Amore, l’unica attrice professionista e Fatima Kellil, di origini tunisine, formata come attrice in occasione della partecipazione al film.
Nata e cresciuta a Piazza Armerina, Federica è figlia d’arte. Fin da piccola segue la compagnia teatrale di famiglia interpretando piccoli ruoli. A 12 anni debutta al Metropolitan di Catania per poi passare a numerose produzioni teatrali. Nel 2014 diventa legale rappresentante della Nuova Compagnia Sipario. Nel 2017 entra all’Accademia Studio Cinema Roma con docenti come Giancarlo Giannini e Pupi Avati. Ha partecipato a diverse produzioni cinematografiche e televisive come “Il figlio della luna” di Gianfranco Albano, “Squadra Antimafia” con la regia di Beniamino Catena e “Romanzo siciliano” di L. Pellegrino.
Hanno lavorato al film Rosaria Perrucci come aiuto regista e produzione, Paolo Foti come direttore della fotografia, Daniele Carpenito come montatore e assistente alla fotografia, Francesco Nardi come fonico.