PALERMO. Giocare è una cosa seria. Lo sanno bene le associazioni di promozione sociale palermitane “Per esempio onlus” e “Giocherenda”, che – durante quest’anno di pandemia – hanno lavorato al progetto scolastico di inclusione sociale “Nous sommes paires” (Noi siamo pari) con il Groupe scolaire “Demain ensemble”, di Saly Carrefour, in Senegal, sostenuto dai fondi dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese.
Un progetto per accrescere la formazione degli insegnanti in contesti ad alto rischio di marginalizzazione ed esclusione sociale, con strategie e metodi educativi formali e informali, come quello del gioco, della durata di un anno. Inizialmente pensato in presenza, il progetto “Nous sommes paires” si è poi svolto attraverso il web a causa della pandemia. L’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti di Palermo ha supportato l’introduzione del sistema di lettura e scrittura Braille nelle “Carte acchiappa-ricordi”, utilizzate come strumenti didattici di lavoro sviluppati con Giocherenda.
L’emergenza esclusione sociale in Senegal
In Senegal, una delle principali cause dell’esclusione sociale, che porta ad uno stato di povertà, quindi di mendicanza delle persone disabili, è la mancata presa in carico delle istituzioni e l’inaccessibilità all’istruzione e alla formazione per le persone con gravi difficoltà socio-economiche ed educative. In questa “zona grigia” opera la scuola “Demain ensemble”, per garantire il diritto all’istruzione e alla scuola, a tutti i bambini e le bambine.
All’interno di Demain ensemble sono presenti infatti 300 bambini tra i 6 e i 12 anni, di cui 7 non vedenti e ipovedenti, e 16 sordi, che frequentano le stesse classi, con l’ausilio di un sostegno personalizzato, distinguendosi dalle scuole speciali, con un corpo docente di 10 insegnanti, di cui 3 con competenze nella lingua dei segni americana (ASL) parlata in Senegal.
Come si è svolto il progetto “Nous sommes paires”
Le attività, svolte in modalità “Blended”, mescolando sessioni in video-conferenza e in presenza tra insegnanti e studenti, hanno coinvolto i 10 insegnanti e quattro gruppi-classe del 3° e del 4° anno, per un totale di 94 studenti, tra cui studenti normodotati e con disabilità sensoriale, bambini non vedenti, ipovedenti e sordi, tra gli 8 e i 12 anni.
Tra gli strumenti di lavoro sono state utilizzate le “Carte acchiappa-ricordi”, per stimolare il racconto autobiografico in un clima di intimità e reciproca conoscenza attraverso un mazzo di carte: ognuna rappresentava una parola calda tradotta in molte lingue e accompagnata da immagini realizzate con la tecnica dei collage surrealisti.
Come funzionano le “Carte acchiappa-ricordi”? Si estrae una carta prima di raccontare un episodio della propria vita collegato alla parola, oppure dopo che un giocatore pesca la carta, gli altri gli pongono delle domande a partire dalla parola stessa. Mentre con i “Dadi contastorie” si crea una narrazione corale e comune attraverso immagini di animali, luoghi, personaggi, azioni e oggetti su ognuno dei sei dadi di legno.
Un progetto per offrire pari opportunità educative
“Nous sommes paires”, che in italiano significa “Noi siamo pari”, indica l’orientamento di un progetto che promuove le pari opportunità educative e formative dell’individuo partendo dal riconoscimento della persona come unica ed irripetibile. Il luogo dove si svolgono le attività educative è anche il luogo dove si creano e si costruiscono le relazioni personali, che a loro volta hanno un impatto sulla crescita e sullo sviluppo cognitivo. “Organizzare gli spazi scolastici in modo inclusivo significa garantire che tutti possano partecipare pienamente al processo di apprendimento e che il benessere emotivo di tutti gli studenti sia rispettato, nel rispetto delle diversità”, spiegano gli organizzatori del progetto.
Il concetto di diversità in tutte le sue accezioni richiede un ambiente sicuro e stimolante che rifletta l’unicità individuale di ogni studente, nei suoi bisogni educativi e nei suoi desideri di crescita. “L’urgenza di fare i conti con le competenze trasversali della persona si basa sulla considerazione che, dopo la famiglia, la scuola è la principale agenzia di socializzazione e formazione della personalità, ed è per questo necessario prendersi cura della sfera socio-emotiva e relazionale della persona sin dall’età di scolarizzazione prescolare e primaria”, concludono.