PALERMO. Il suo nome è Lamin Jarju, ha poco più di 24 anni, vive in Sicilia da quattro. Nel suo passato, il viaggio dal Gambia in Italia, seguendo la via della speranza. Un’attesa che ha trovato realizzazione, in questi mesi, grazie al progetto “Perché no?”.
Lamin, infatti, ha cominciato un’esperienza lavorativa, firmandoun contratto di sei mesi. Così ha cominciato a lavorare in un ristorante, “Cacio e pepe” a Palermo. “Ho finito la scuola media, ho cominciato il progetto Perché no? – racconta -. In questo locale lavoro nella cucina, faccio tante cose diverse. Sto imparando tanto”. In particolare, Lamin ha iniziato con la preparazione dei singoli ingredienti per poi passare in autonomia alla preparazione dei secondi. “Preparo i saltimbocca e l’abbacchio – dice –. Questo locale è più grande di quello in cui ho lavorato in passato. Sto imparando tante cose. Tutti i colleghi, si sono aperti con me. Il mio chef Ernesto mi ha dato una mano a imparare diverse cose. Questo lavoro mi piace anche per il mio futuro, perché ora sto lavorando per imparare un mestiere”.
Ad accompagnarlo nella quotidianità è uno dei tutor solidali, figura prevista nel progetto, Barbara Carletta. Lei lavora per la cooperativa Asterisco, capofila del progetto. Nelle aule della coop, è avvenuto il loro incontro. “Barbara mi ha aiutato tanto a capire le cose. Mi ha dato supporto e ora sono molto contento, grazie a lei”, racconta Lamin. Una gioia, quella per il loro incontro, condivisa da entrambi. “Grazie ad Asterisco ho scoperto questo progetto della Rete solidale. Ho avuto modo di conoscere Lamin e mi sono proposta di fargli da tutor”, racconta Barbara.
Il progetto “Perché no?” si struttura in diverse fasi. Dopo la selezione di 50 ragazzi cosiddetti “fragili”, l’azione di orientamento individuale, seguita dalla formazione suddivisa in diversi moduli tra cui il Mercato del Lavoro, l’Informatica e naturalmente l’Italiano. Per 25 di loro è previsto un inserimento lavorativo come tirocinio formativo, fase attualmente in atto, e infine per 15 di loro vi sarà la possibilità di creare una cooperativa sociale supportati dagli altri partner di progetto. Ad affiancare le fasi operative progettuali, la Rete solidale, ovvero una rete fatta persone che si mettono in gioco per supportare emotivamente e socialmente i destinatari del progetto. L’obiettivo della Rete solidale è quello di aiutare questi soggetti cosiddetti fragili a inserirsi nel miglior modo possibile nel tessuto socio-lavorativo del territorio. “Io ho conosciuto Lamin nel periodo dell’orientamento e si è instaurato tra noi un bel rapporto – ricorda Barbara -. Per cui quando si è svolto il matching per la rete solidale ci siamo un po’ scelti… e devo dire che è stata un’ottima scelta, perché abbiamo un buon rapporto. Anche con mio figlio. Si organizzano da soli per andare ad allenarsi allo stadio”.
La figura del tutor prevede la condivisione di alcuni momenti di quotidianità con i ragazzi. “Lui sta rispondendo benissimo, io forse un po’ meno – dice Barbara -. Nel senso che con gli orari di lavoro che abbiamo magari non riusciamo sempre a trovarci. Ma ci sentiamo tutti i giorni. Lui ha avuto un problema che non gli ha permesso di fare il tirocinio ma per supportarlo nell’inserimento lavorativo abbiamo trovato la possibilità di inserirlo in questa azienda ‘Cacio e pepe’, dove sta imparando tanto e si trova bene. Gli è stato fatto un contratto, per cui ben vengano queste esperienze. Lamin è stato con noi a Natale. Ci siamo visti diverse volte anche per aperitivi e per fare due chiacchiere – racconta Barbara -. È un ragazzo d’oro, molto educato. Anche quando mi vuole chiamare, quando vuole parlare con me, mi scrive sempre ‘ti posso chiamare ora?’, perché non vuole disturbare. Abbiamo un ottimo rapporto. Per quello in cui posso dargli una mano, sono sempre disponibile”. Il prossimo step che si è proposta Barbara è quello di supportare Lamin nell’inserimento abitativo dato che deve lasciare la struttura di accoglienza in cui ancora risiede.