Lampedusa ha ospitato le installazioni itineranti dell’artista di origini albanesi Jonida Xherri per tre giorni, da venerdì 18 a domenica 20 settembre. Opere – un arazzo e un tappeto – che raccontano i temi dell’immigrazione, della crisi e della conflittualità, stimolando una riflessione e un’apertura al dialogo: l’intreccio dei filati e dei ricami esprime quello tra le culture e le storie personali delle persone che hanno partecipato alla realizzazione collettiva delle opere, lasciando la traccia del proprio passaggio. Così un momento personale diviene “una storia e un luogo di tutti”.
L’arazzo esposto sulla facciata del Museo della Fiducia e del Dialogo nel Mediterraneo è lungo un metro per 10. Da un fondo composto da strisce di stoffa emerge la frase del poeta migrante Emanuel Carnevali rientrato nella penisola nei primi anni del ‘900 “O Italia, o grande stivale, non cacciarmi di nuovo a pedate”. “La frase – dice l’artista Jonida Xherri –, dedicata alla propria terra da un immigrato Italiano, è riproposta oggi da italiani di nascita e italiani di sentimento, italiani che vogliono immigrare e italiani che vogliono restare sperando in un’Italia migliore; immigrati che si trovano in Italia per caso o perché l’hanno scelto, immigrati che vedono Italia come terra di passaggio o come terra dove vogliono stare per sempre”. L’arazzo è parte di un progetto realizzato con la collaborazione di associazioni ed enti di Modica, che sta facendo il giro d’Italia, da nord a sud, esposto sulle facciate degli edifici di rappresentanza dei comuni che scelgono di accoglierlo.
In piazza Garibaldi, a Lampedusa, è stata posizionata la seconda installazione dell’artista: un grande tappeto dipinto e impreziosito da perline. Il tappeto, simbolo dell’accoglienza ricevuta, è frutto di una realizzazione collettiva che coinvolge i cittadini dei comuni che scelgono di ospitare l’opera: a ogni tappa si aggiungono dei pezzi al tappeto, così l’opera cresce nel tempo. Iniziato a Modica, finora ha superato la lunghezza di 250 metri ed è destinato ad allungarsi ancora di più. “L’accoglienza è un termine sacro legato all’ospitalità dell’essere umano, invece la politica di oggi sembra che lo stia trasformando, dividendo così l’opinione pubblica in pro o contro la sola accoglienza dei migranti”.
L’artista, nata nel 1985 di origine albanese formatasi in Italia, opera tra la Sicilia e la Toscana: vicina ai temi dell’arte-sociale-solidale, porta avanti da alcuni anni il progetto “intrecci”, raccontato nella pagina Facebook “MIRËSERDHËT-, che comprende le opere citate “Perle di accoglienza”, “O Italia o grande stivale non cacciarmi di nuovo a pedate” e “Barca di Cioccolato/ Santo di Modica“.
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