12.8 C
Palermo
giovedì, 4 Dicembre 2025
HomeBuone notiziePalermo Capitale del Volontariato 2025: un anno che ha messo in rete cuori, competenze e futuro

Palermo Capitale del Volontariato 2025: un anno che ha messo in rete cuori, competenze e futuro

Voci diverse del Terzo Settore palermitano tracciano un bilancio dell’anno da Capitale del Volontariato: dalla cura dei quartieri alla cittadinanza attiva, dal legame tra istituzioni e associazioni alla necessità di una rete più solida e condivisa. Un patrimonio di impegno civile che chiede ora visione, progettualità e continuità per trasformare le parole in azioni concrete

Francesco Palazzo
Francesco Palazzo
Palermitano, laureato in filosofia, giornalista. Nel blog https://www.leggendoerileggendo.com/ i suoi articoli (Repubblica, Centonove, LiveSicilia, PalermoToday, Porta di Servizio, il Mediterraneo 24, Rosalio Il Blog di Palermo, Città Nuove Corleone, Maredolce). Per Di Girolamo Editore ha scritto, "Beato fra i mafiosi", su Don Pino Puglisi, e diretto la Collana "Mafia, antimafia e dintorni". Ha fondato e diretto la Scuola di Formazione etico-politica "Giovanni Falcone". Spera di finire il romanzo che sta scrivendo da dieci anni. "Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia da raccontare e qualcuno a cui raccontarla” (A. Baricco). francipalazzo@gmail.com
spot_img
spot_img

PALERMO. L’anno di Palermo Capitale del Volontariato, inaugurato il 24 marzo al Teatro Garibaldi, si concluderà il 6 dicembre al Teatro Massimo, alla presenza del Presidente Mattarella. Chi scrive, dal mese di marzo, ha pubblicato su questa testata diversi articoli su singole realtà associative e uno iniziale che faceva il punto complessivo del Volontariato in Sicilia.
In questo articolo, dialoghiamo a più voci su questo anno di Palermo Capitale e sul Terzo Settore a Palermo. Samuele Morvillo, Presidente dell’Associazione di Promozione Sociale “Giovani in”, riflette sul fatto che Palermo Capitale del Volontariato 2025 è il punto in cui ha preso forma la definizione più semplice del volontario: una persona che, compiuti i doveri di cittadino, si mette a disposizione per la comunità. Ritiene che siamo davanti, da una parte, al modello basato sulla competizione e relazioni diseguali, dall’altra a uno impregnato di condivisione, cura reciproca e responsabilità. Dentro questo bivio, prosegue, il mondo del volontariato appare come quello più pronto a stare nel cambiamento. Il volontariato in città, secondo Morvillo, non si limita a coprire un vuoto o a “dare una mano”, ma mette in gioco se stesso attraverso relazioni che hanno a che fare con la qualità della vita quotidiana. Guardando gli anni a venire, conclude, immagina società sempre più aperte, in cui idee, strumenti e responsabilità circolino e si condividano e in cui il rapporto tra ciò che nasce dal basso e ciò che viene deciso dall’alto diventa un dialogo continuo, un “fare assieme” che permetta di ridisegnare i servizi, i luoghi e i legami di comunità, ma anche un nuovo modo di fare economia e business, e dare sostenibilità economica non tramite “i capitali” di pochi, ma verso la costruzione di rete e il portare avanti progettualità e valori condivisi.

Beppe Lumia, per anni presidente nazionale del Mo.V.I. (Movimento di Volontariato Italiano) invita a riflettere sul fatto che il Volontariato palermitano ha una lunga storia di impegno in difficili situazioni, ha dovuto operare in un contesto in cui non si è sviluppato un welfare pubblico territoriale integrato fra i vari pilastri che qualificano le politiche sociali. Inoltre, ha dovuto contendere alla mafia, con un modo di pensare e fare alternativo, il controllo capillare di quartieri e borgate. Palermo, aggiunge, per continuare ad essere capitale del volontariato, deve fare quel salto di qualità che richiede politiche di riqualificazione sociale e ambientale dei quartieri. Blandire il volontariato, conclude l’ex Presidente della Commissione Antimafia, riempirlo di complimenti, applaudirne le attività e lasciare che la condizione sociale resti lontana dagli standard europei non rende Palermo realmente capitale né del volontariato, né per quello che in effetti merita.

Rosi Pennino, già assessore alle Politiche sociali, a Palermo, e fondatrice di ParlAutismo, ricorda quando, sotto il suo mandato da assessore, assieme alla rete del volontariato è stata presentata la candidatura di Palermo come Capitale italiana del volontariato. Il volontariato, per Pennino, in città rappresenta un’opportunità unica per rafforzare solidarietà e partecipazione. Vanno però distinti, precisa, il ruolo, l’azione e il bacino di partecipazione, che fa riferimento al volontariato, dal ruolo, dalla funzione e dalle competenze del terzo settore che in generale si muove nell’ambito dei servizi sociali rivolti alle fasce fragili e bisognose. Non si deve confondere l’azione importante di chi dedica parte del proprio tempo libero nel desiderio di aiutare il prossimo, con l’intervento qualificato, professionale e frutto di un lavoro di progettazione mirato che svolge chi è impegnato all’interno del terzo settore e agisce attraverso progettazioni finanziate o per conto di enti locali che si avvalgono del mondo e della rete di servizi per dare risposte sui territori. Senza tuttavia delegare ciò che deve restare in capo alle istituzioni. Palermo, continua, è pienissima di esperienze sia di volontariato che di terzo settore diffuso. Il limite, a suo avviso, è quello di non riuscire a fare rete. Spera che il passaggio di capitale del volontariato renda più forte i legami e porti tutti a lavorare insieme, in questo momento di difficoltà che non sta vivendo solo Palermo ma che appartiene ad un malessere diffuso in ogni direzione. Il volontariato e l’impegno serio di chi realizza servizi in ambito sociale possono aiutare – crede – a ridurre le disuguaglianze e a promuovere la coesione sociale.

Massimo Messina, presidente dell’Associazione Parco del Sole, ci fa riflettere sul fatto che nel 2025 alcuni gravi episodi di cronaca hanno allarmato la cittadinanza, che ha preso consapevolezza che il risanamento di alcuni territori disagiati può contribuire al “benessere” dell’intera città. Da questo punto di vista, chiosa Massimo, la crescita della dimensione della partecipazione attiva attraverso l’impegno può dare al volontariato un ruolo decisivo per stimolare le istituzioni a impegnarsi realmente con competenza e senza tentennamenti nel risanamento dei quartieri più a rischio, non con interventi spot e qualche elargizione di denaro, ma con un piano strategico di alto profilo a più livelli. Palermo capitale del volontariato, conclude Messina, ha avuto senso se realmente è riuscita a innescare in molte persone una spinta ad adoperarsi.

Giusi Scafidi, past president Rotary Club Palermo Teatro del Sole, ritiene che Palermo Capitale del Volontariato ha fatto capire a tutta l’Italia quanto sia importante e alto il volontariato a Palermo. Sono stati messi in campo progetti e azioni che hanno spaziato in tutti i campi. Dopo un anno, prosegue, restituiamo impegno civico, giovani consapevoli del senso del servizio a favore degli altri e di un’intera comunità, perché nessuno rimanga indietro soprattutto chi vive in uno stato di fragilità. Per Maria D’Asaro, attenta osservatrice del mondo del volontariato, e coinvolta anch’essa in diverse esperienze in tale settore, fare il volontario significa offrire il proprio servizio per una città umana e solidale, avendo come orizzonte il progetto di una città più ‘comunitaria’ con uguali diritti e possibilità per tutti/e. Il giornalista Riccardo Rossi, a lungo accanto a Biagio Conte e ancora volontario nella Missione Speranza e Carità, avanza un punto di vista che aggancia più direttamente la dimensione spirituale. Sostiene che il senso del volontariato puro è donarsi completamente a Dio e quindi all’altro. Ci tiene a sottolineare che vive come volontario a titolo gratuito dal 2003, fidandosi solo della Provvidenza, dal 2016, precisa, è sposato con Barbara anche lei vive di quello che dona il Signore. Come Piccolo Figlio della Divina Volontà, conclude, chiede l’Avvento del Regno di Dio e Gesù, che pensa alla nostra vita in tutto.

Per Daniele Giliberti, presidente dell’Associazione Vivi Sano, il senso del volontariato è quello di costruire comunità promuovendo la cura e l’accudimento delle persone e del luogo in cui viviamo. Il fine è quello di essere promotori di buone pratiche di cittadinanza attiva che devono poter essere replicate. Silvio Moncada, dell’Associazione Crisalide, vede il volontariato a Palermo come sentimento, cuore e solidarietà. Il suo ruolo è fondamentale per colmare i forti divari sociali. Mimmo Ortolano, Presidente dell’Associazione Castello e Parco Maredolce, sottolinea che il ruolo del volontariato a Palermo e specialmente nelle periferie è indispensabile. Le associazioni possono sopperire ed avere un ruolo se il pubblico mette a disposizione mezzi e strumenti in maniera trasparente. Claudia Pilato, dell’Associazione L’Arte di crescere sintetizza così: per le mamme il volontariato è un’infrastruttura sociale, tiene insieme ciò che si rompe, crea comunità collaborando con le Istituzioni per aiutarle dove faticano ad arrivare e mostra ogni giorno che un’altra città più equa, più accogliente, più umana, più accogliente è possibile. Caterina Trimarchi è la vicepresidente dell’associazione culturale CalaPanama. Per lei il volontariato dell’arte a Palermo riveste un significato profondo che va oltre l’aspetto estetico. È un gesto culturale, sociale e politico che cambia e rigenera i quartieri, ma allo stesso tempo scuote le coscienze, racconta, educa, unisce e trasforma.

Valeria Perricone, della Biblioteca Sociale del Cesvop, ci dice che il ruolo del volontariato nella nostra città non deve essere inteso come sostitutivo alle funzioni istituzionali. I volontari possono assumere dei compiti con corresponsabilità rispetto alle istituzioni, possono essere comuni cittadini che facendo ricorso alle loro competenze e alle loro passioni rianimano gli ambienti in cui vivono tutti i giorni. Bisogna sfatare il mito del volontariato come super potere che compie azioni eccezionali o straordinarie. Punterebbe molto sull’impegno come cittadinanza attiva anche aldilà delle specifiche identità associative.

Per Antonella Tirrito, già assessore a Palermo e impegnata in realtà del mondo cattolico, il volontariato è cuore aperto, mano tesa, gambe pronte per andare, come lo definiva Papa Wojtyla. Un volontario è un messaggero, uno strumento, un ascoltatore di una chiamata che è sempre condivisione di amore. Il volontario molto spesso nella nostra città è stata la stampella dell’amministrazione, arrivando spesso pure prima. Ritiene che a Palermo il volontariato è molto strutturato, competente e negli anni ha saputo fare “rete” fornendo buone prassi anche da esportare altrove. Pensa che istituzioni e terzo settore debbano collaborare evitando dei progetti che a volte non aderiscono bene ai bisogni del territorio. Inoltre, sottolinea, manca una cabina di regia sulla progettazione che possa aiutare gli enti poco strutturati e che invece svolgono delle azioni bellissime, come molte realtà parrocchiali che spesso rimangono fuori dagli avvisi per mancanza di progettisti.

Agnese Ciulla, anche lei ex assessore a Palermo e coordinatrice della Segreteria nazionale della Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora, sottolinea che essere volontari oggi è una sfida sociale e civile. Nella trasformazione della gestione dei servizi, che dagli enti pubblici sono affidati agli enti di terzo settore attraverso procedure di esternalizzazione, si fa fatica a porre un confine fra ciò che è impegno volontario e ciò che è retribuito. Ma, continua Agnese, ciò che può apparire un limite è la forza che garantisce continuità di servizi, relazioni e presidi, che spesso, conclusi progetti e risorse, rischierebbero interruzioni disastrose. Le manca, conclude, il volontariato che muove da valori forti di cittadinanza, rivendicazione dei diritti e spinta verso le nuove generazioni a desiderare ciò che alle passate generazioni ha permesso di crescere in questa città, che spesso dimentica quanto ha già fatto.

Per l’architetto Egle Calamia, del Comitato Movimento Educativo Palermo, il volontariato è la possibilità di trasformare una cosa bruttissima che è la lamentela in azione, purché si agisca in rete perché è ciò che fa poi la differenza, che rende forte un gruppo, che rende forte una città. Le città, riflette, sono fatte di persone e se le persone cominciano a parlare tra loro ad ascoltarsi a gestire creativamente i conflitti tutto va meglio. Perché il bello di una realtà è anche quello. Io posso non pensarla come te, come lui, come l’altro. Ma bisogna riuscire a trovare il modo di ascoltarsi per costruire qualcosa che è diverso da quello che pensavo io, da quello che pensava lui, da quello che pensava lei, ma che trasforma la città e di sicuro la migliora.

Alla fine potremmo dire che un altro atto conclusivo della Palermo Capitale del Volontariato 2025 – per quanto non connessi con l’iniziativa – possono anche considerarsi, per una virtuosa eterogenesi dei fini, gli Stati Generali per l’infanzia, l’adolescenza e le politiche giovanili della città di Palermo, svoltisi allo ZEN il primo dicembre. Che dalle parole poi si passi ai fatti è un altro discorso. Ma, se non ci sono le parole e le analisi, le azioni difficilmente possono atterrare nella nostra quotidianità.

spot_img

Leggi anche

spot_img
spot_img

Ultime notizie

spot_img