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venerdì, 2 Maggio 2025
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Palermo, una struttura per gli arresti domiciliari di chi non ha una casa

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Al via il progetto “Revival” coordinato dalla Unità di Mediazioni e Giustizia riparativa dell’assessorato per la cittadinanza solidale, che prevede la possibilità di ospitalità in una struttura convenzionata con il Comune di Palermo per quei cittadini che debbano scontare un periodo di detenzione domiciliare ma non hanno un domicilio oppure, per esigenze sanitarie legate al Covid-19, non possono svolgerlo presso il proprio domicilio. Il progetto è co-gestito dall’amministrazione comunale e da quella della Giustizia.
La struttura, ospitata in una Opera Pia cittadina, è gestita dall’associazione “Cammino d’Amore” e sarà operativa in via sperimentale per tre mesi durante i quali saranno utilizzate le risorse del Fondo nazionale contro la povertà. Pensata per un massimo di 32 utenti, al momento ne ospita 8. Si tratta di cittadini, italiani e stranieri, per i quali la Magistratura ha autorizzato forme alternative alla detenzione. Per ciascuno di loro l’UEPE (Ufficio Esecuzione Penale Esterna) del Ministero della Giustizia, elabora un piano personalizzato che, se autorizzate dal Magistrato competente, può anche prevedere attività di volontariato, culturali e sociali da svolgere all’esterno della struttura.
Nell’ottica della “responsabilizzazione e dello sviluppo di percorsi di comunità”, gli ospiti del progetto Revival sono responsabili della co-gestione, in particolare della pulizia degli spazi comuni e del supporto alle attività. “Trattandosi comunque di cittadini con provvedimenti restrittivi decisi dalla Magistratura, le visite possono essere svolte solo previa autorizzazione – spiega il Comune – e all’interno vigono comunque regole stringenti rispetto agli orari, alla gestione degli spazi, al divieto di utilizzo di alcol e stupefacenti”. “Si tratta di un progetto sperimentale – spiega l’assessore, Giuseppe Mattina – che conferma la visione di una città che a trecentosessanta gradi vuole prendersi cura di tutti, anche di chi, avendo commesso errori e reati, sta facendo un percorso di reinserimento sociale concordato e monitorato dalle strutture del Ministero della Giustizia”.

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