PALERMO. In Italia, la povertà economica delle famiglie ha un forte impatto anche sui percorsi educativi di bambine, bambini e adolescenti. Nel nostro Paese, infatti, la spesa delle famiglie per l’istruzione è in media molto bassa ed in diminuzione negli ultimi anni, in particolare nei quintili più poveri della popolazione e nelle regioni del Sud. Una famiglia con minore capacità di spesa (cioè appartenente al quintile con reddito più basso) e residente nel Mezzogiorno, ad esempio, spende in media circa 5 euro al mese per costi legati all’ istruzione dei figli, a fronte dei 33 spesi da una famiglia che vive nella stessa area, ma appartiene al quintile più ricco della popolazione. La forbice nei consumi educativi tra le famiglie di diverse condizioni economiche si allarga nelle regioni del Nord, dove a fronte di una quota di spesa destinata all’istruzione pari allo 0,6% del totale tra le famiglie in condizioni economiche più deprivate, tale valore raggiunge il 2,2% per quelle più abbienti[1], come emerge dalle elaborazioni di Save the Children su dati ISTAT.
Per contrastare questo fenomeno e assicurare a tutte le bambine, i bambini e gli adolescenti la possibilità di apprendere e di far fiorire i propri talenti e le proprie aspirazioni, l’Organizzazione ha promosso, grazie al sostegno dell’Istituto Buddista Italiano, il progetto “DOTi – Diritti ed Opportunità per Tutte e tutti”, attraverso il quale duemila minori, dal 2020 al 2023 riceveranno una “dote educativa”. Le doti già erogate, da ottobre 2020 a dicembre 2022, sono 1430[4].
Le doti educative, ideate e sviluppate all’interno del programma Illuminiamo il futuro di Save the Children, presso i Punti Luce, consistono in un intervento personalizzato di sostegno rivolto a bambine, bambini e adolescenti che vivono in situazioni di grave svantaggio socio-economico. In concreto, la dote educativa fornisce beni o servizi ai minori che si trovano in condizioni certificate di fragilità e vulnerabilità socio-economica, attestate dai servizi sociali e dalla scuola. La peculiarità dell’intervento è data dalla capacità di intercettare il bisogno specifico e rispondere allo stesso in maniera puntuale, generando un meccanismo virtuoso capace di rafforzare la resilienza di ciascun beneficiario. Ogni dote viene assegnata a seguito di un patto educativo sottoscritto dal minore e dalla famiglia.
Delle oltre 1400 doti, già erogate, emerge che il 38,6% delle doti è stato finalizzato per assicurare a bambine/i e adolescenti il diritto allo studio. In particolare, le doti sono state necessarie per l’acquisto dei libri scolastici (con una media di 315 euro di spesa), per l’accesso alla mensa (con una media di 111 euro). Il 6,5% delle doti ha consentito a ragazzi e ragazze a rischio di dispersione scolastica, di accedere a corsi di formazione professionale che altrimenti non avrebbero potuto frequentare, a causa dei costi per le rette o per le divise professionali che hanno costi variabili dai 400 agli 800 euro (che arrivano fino ai 1.650 euro se si vuole frequentare corsi specializzanti come quello da saldatore) Non meno rilevante, evidenzia Save the Children, il sostegno assicurato tramite le doti alla realizzazione di attività extrascolastiche fondamentali per la crescita e spesso precluse a troppi bambine e bambini a causa di costi elevati, tra cui l’accesso ad attività sportive.
Il 38,6% delle doti erogate è destinato al diritto allo studio (553). Il 68% di queste (380), è stato erogato al sud, mentre al nord il 24,8% (137). Tra le città, la sola Palermo ne conta 170 e Catania 74, che portano la regione in cima alla lista con il 44% delle doti erogate per il diritto allo studio. Seguono Potenza con 85 e Brindisi con 49 (il 9%). Al nord è Milano a registrare il numero più alto con 65 doti educative erogate per il diritto allo studio, poco più del 11% sul totale di quelle a supporto all’educazione.