PALERMO. Hanno tredici anni o qualcuno in più e i loro nomi riempiono più pagine. Sono le vittime del crack, accessibile per costi anche agli adolescenti, che, nei loro pomeriggi tra Albergheria e Sperone ma anche al di là dei confini delle nostre periferie sociali, “si fanno”. Fragili nei loro pochi anni sono le facili prede di chi i soldi li fa vendendo droghe non solo per strada, ma anche via social.
L’urgenza di interventi, così da non allungare la lista dei nomi, ha consentito la posa della prima pietra. In via La Loggia, all’interno del padiglione 13 della sede dell’Asp entro la fine di questo anno aprirà il primo Centro di pronta accoglienza per fornire fornire sostegno medico, farmacologico, terapeutico e psicologico-emotivo ai soggetti con dipendenza da sostanze, in particolare crack e cocaina. A realizzarlo e a gestirlo la Regione Sicilia e l’Asp di Palermo per un finanziamento di poco più di due milioni di euro, risorse dell’area Salute mentale del Piano sanitario nazionale 2022, messe a disposizione dall’assessorato regionale della Salute e per la restante parte dall’Asp del capoluogo siciliano
L’iniziativa è pioneristica: così l’ha definita il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani durante la presentazione del progetto a Palazzo d’Orleans nei giorni scorsi. “Per la prima volta – sempre Schifani – vede la luce in Sicilia e con un finanziamento interamente disposto con fondi pubblici. È il segnale concreto dell’impegno che il mio governo sta mettendo in campo per fronteggiare un fenomeno sociale devastante che purtroppo colpisce soprattutto le fasce giovanili, specialmente delle aree metropolitane. Siamo molto orgogliosi di questa iniziativa che seguiremo da vicino e che, a regime, porterà aventi anche azioni di reinserimento sociale”.
A fare eco le parole dell’assessore regionale alla Salute, Giovanna Volo: “Un centro come quello che abbiamo immaginato ci consente di rispondere alla necessità di dare assistenza immediata a quei soggetti in difficoltà che spesso si ritrovano ad avere contatti col sistema sanitario solo nell’area dell’emergenza-urgenza, ovvero quando a volte è già troppo tardi. Attraverso il Centro di pronta accoglienza, quindi, trattiamo l’evento critico e facilitiamo la presa in carico presso i servizi dedicati alla cura delle dipendenze previsti dai Lea, come i SerT e le comunità terapeutiche”
L’intervento sarà a favore non solo dei giovanissimi e di quelli che del crack sono vittime ma anche delle famiglie che spesso non sanno come fronteggiare i propri familiari nei momenti più critici. A chiarirlo Daniela Faraoni, commissario straordinario dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo: «Il disagio sociale che induce sempre più giovani a fare uso di sostanze stupefacenti ferisce la società civile e le organizzazioni preposte alla tutela della salute. L’Asp non poteva rimanere inerme, soprattutto, a fronte della richiesta accorata della presidenza della Regione che, giustamente, ha affermato il principio di improcrastinabilità nell’adozione di misure che possano essere di sostegno, non solo ai diretti interessati, ma anche alle famiglie che in momenti di particolare difficoltà non hanno trovato, finora, un Centro al quale potersi rivolgere e che abbia tutte le professionalità necessarie ad ‘abbracciare’ e accogliere il giovane nei momenti più critici, tutelandolo ed avviandolo ai percorsi dedicati».
Il centro, di cui sono in corso i lavori di ristrutturazione, con cantieri attivi su tre turni e in stretta collaborazione con la Soprintendenza dei Beni culturali di Palermo, conterà 12 posti letto nei di 700 metri quadri. L’attenzione, anzitutto, sarà per quei soggetti in particolare condizione di fragilità e a rischio di vita a causa dell’utilizzo massivo di sostanze psicoattive fino a un mese, eventualmente prorogabile. Saranno presenti, a formare un’equipe multidisciplinare – medici, psicologi, terapisti della riabilitazione, assistenti sociali, infermieri, operatori socio-sanitari e collaboratori amministrativi.
L’aspirazione è che questo – progetto pilota della Regione Siciliana – possa avere un impatto sulla popolazione di riferimento e possa dopo il biennio sperimentale diventare un’attività istituzionale. L’aspirazione è che, contribuendo in maniera significativa a contrastare il fenomeno, si possa accorciare, giorno dopo giorno, quella lista di nomi soprattutto quella che elenca i giovanissimi della città.