PALERMO. Dal 18 luglio (repliche il 19 e 20 luglio), “Kore a Kore” di Gigi Borruso è pronto a portare sulla scena le voci di nove autrici e autori fra i più rappresentativi della scena siciliana e, con loro, di tutte le donne, che attraversano la soglia del silenzio, della paura, della vergogna, per nominare la violenza, riconoscerla, affrontarla. Sulla scena di Valentina Console tre porte in scena, dietro ognuna una memoria, una ferita, una possibilità. C’è un tempo in cui le porte si chiudono e dietro restano il silenzio, la vergogna, la paura. E c’è un tempo in cui quelle stesse porte si spalancano. Kore a Kore nasce da questo atto necessario: aprire, dire, ascoltare.
«Kore è la dea che scende e risale. Ma Kore a Kore, cuore a cuore, è prima di tutto un dialogo. Donne che parlano a sé stesse. Madri che parlano ai figli. Nati, non nati. E voci di assassini.» scrive Gigi Borruso nelle sue note di regia. E ancora: «È importante ricordare – con le parole di Audre Lorde – per ogni vittima di violenza e abuso: ‘Non era previsto che noi sopravvivessimo’.»
Kore, nella mitologia, è la giovane dea rapita e trascinata negli inferi contro la sua volontà. È la figlia che diventa donna attraverso una violenza, ma che rinasce e torna alla luce portando con sé un potere trasformativo. È simbolo di una forza che non si spegne, capace di ritornare e rifiorire. Con Kore a Kore vogliamo accogliere e restituire queste storie di violenza e rinascita, perché il teatro diventi uno spazio di ascolto, memoria e riscatto collettivo.
Un progetto sociale e teatrale nato nel cuore di Brancaccio
Kore a Kore è un progetto – vincitore del bando FUS Periferie 2025 ideato da Gigi Borruso e Valentina Console – che intreccia teatro, arte, denuncia e rinascita nel cuore di Brancaccio, grazie al Museo Sociale Danisinni e al Centro di Accoglienza Padre Nostro, con il sostegno del Ministero della Cultura e del Comune di Palermo. Attraverso laboratori teatrali e scenografici che hanno coinvolto donne del quartiere, giovani del Servizio Civile e la comunità del Centro Padre Nostro, restituendo alla scena un teatro necessario e condiviso. Il debutto è previsto a Brancaccio il 18 luglio alle ore 21:00 nello stesso luogo in cui i laboratori hanno preso forma e voce, in dialogo con il territorio, le donne, i giovani, le maestranze che lo abitano. Da giugno, il neonato Centro Antiviolenza “Padre Pino Puglisi” ha accolto il laboratorio teatrale condotti da Gigi Borruso con Stefania Blandeburgo e le attrici e gli attori di DanisinniLab-Teatro Studio, e accanto a questo hanno preso vita i laboratori scenografici, diretti da Valentina Console.
«Collaborazioni come quella con il Museo Sociale Danisinni sono preziose perché ci permettono, attraverso il teatro, di costruire nuove pratiche in cui le storie e le vite di chi abita questo territorio diventano occasione di crescita per tutti. Sui passi del Beato Giuseppe Puglisi continuiamo a prenderci cura, anche attraverso l’arte e il teatro, delle donne, dei giovani e dei bambini di questo quartiere, per cui don Pino ha donato la sua vita. Crediamo che restituire spazio all’ascolto e alla dignità delle persone sia la via per costruire comunità e futuro», racconta Mariangela D’Aleo, responsabile del Centro.
Lo spettacolo: professionisti e giovani a confronto
Kore a Kore porta in scena nove testi di Gigi Borruso, Cetta Brancato, Beatrice Monroy, Margherita Ortolani, Rosario Palazzolo, Sabrina Petyx, Lina Prosa, Pietra Selva Nicolicchia, Giuseppina Torregrossa, accogliendo nella messa in scena anche le voci di Brancaccio sorte nel laboratorio teatrale, restituendo la complessità della violenza di genere nelle sue forme visibili e invisibili.
Le scene e i costumi – frutto di un lavoro collettivo con la comunità – sono firmati da Valentina Console, che afferma: «Il nucleo poetico della scenografia è essenziale e fortemente simbolico. Lo spazio scenico si estende da un piccolo palcoscenico verso la platea attraverso tre scale praticabili che idealmente si proiettano verso il pubblico. Il tramite attraverso cui gli attori entrano in relazione con chi guarda. Al centro, tre porte: tre usci, tre uscite di casa. Giocate tra il nero e il grigio, rappresentano ogni casa, in ogni luogo, simbolo insieme di intimità e universalità. La porta può chiudersi dietro orrori indicibili, ma può anche aprirsi come via di fuga, come possibilità di salvezza. Al tempo stesso prigione e libertà.».
In scena, accanto a Stefania Blandeburgo, ci sono Francesco Cammarata, Cinzia Carraro, Carla Carta, Valeria D’Aquila, Alessandra Guagliardito, Valeria Lopes e Dorotea Passantino, interpreti che hanno preso parte al percorso con passione e generosità. Accanto a loro, per la prima volta in scena, i partecipanti al laboratorio teatrale “Kore a Kore”, Erina Avaro, Loredana Mattina, Rolando Pezzati e Martina Sicurello. «Al laboratorio “Kore a Kore” a Brancaccio, con Gigi Borruso e tutta la compagnia di Danisinnilab, ho scoperto lati di me inaspettati o sepolti – afferma Rolando Pezzati, volontario in Servizio Civile al Centro e studente di Lettere antiche, che ha varcato le porte del teatro con la forza della giovinezza – Esperienze del genere sono potenti e importanti, perché permettono di confrontarsi con tematiche complesse e attuali, elaborandole attraverso il teatro. Così si costruisce comunità, si coltiva la relazione, e si crea uno spazio in cui la parola si fa condivisione e il corpo diventa strumento di espressione e trasformazione.».
Assistente alla regia Carla Carta. Assistente a scene e costumi: Felicetta Ottavia Giordano che ha condotto il laboratorio di scenografia e pittura. Comunicazione e ufficio stampa è a cura di Rossella Puccio. Un ringraziamento speciale va a Grandi & Associati di Milano per la collaborazione.
Il teatro è presenza, ma anche possibilità. Questo è Kore a Kore. Un ritorno a Brancaccio, un sodalizio con il Centro Padre Nostro, cuore nevralgico di un quartiere che cerca riscatto, perché ogni storia possa essere ascoltata, ogni ferita vista, ogni voce accolta. Perché “non era previsto che noi sopravvivessimo”. Eppure siamo qui, a raccontarlo, insieme. L’ingresso è gratuito sino a esaurimento posti. Si consiglia la visione a un pubblico maggiore di anni 14.