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lunedì, 19 Maggio 2025
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Report di Libera sui beni confiscati: in Sicilia affidati a 267 organizzazioni

Pubblicata la ricerca “Raccontiamo il bene”, che propone un censimento delle strutture e delle realtà che le gestiscono. Avanzate alcune proposte

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PALERMO. In Sicilia sono 267 le diverse realtà impegnate nella gestione di beni confiscati alla criminalità organizzata. Lo rileva Libera con la ricerca “Raccontiamo il bene” – Le pratiche di riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie vuole raccontare, dopo ventisette anni, il Belpaese, dove in silenzio, opera  una comunità alternativa a quelle mafiosa, che lavora e si impegna a  realizzare un nuovo modello di sviluppo territoriale.
Tra i soggetti gestori del terzo settore ci sono 150 associazioni, 51 Coop sociali e consorzio di cooperative, 21 scuole, 18 Enti ecclesiastici,9 gruppi scout e 3 fondazioni. Ben 49 soggetti gestori svolgono le loro attività in appartamenti, a volte con box auto o con dei piccoli giardini; sono 59 le esperienze di gestione di terreni a uso agricolo mentre sono 37 esperienze hanno in gestione delle ville. Sono 110 i soggetti gestori svolgono attività che sono direttamente legate a servizi di welfare per la comunità; 97 si occupano di promozione del sapere, del turismo sostenibile e della cultura e 39 in agricoltura. Sedici soggetti gestori hanno scelto di intitolare la loro esperienza a una vittima innocente delle mafie.

In Sicilia sono 64 i progetti approvati e finanziati che interessano 44 enti per un importo complessivo di circa 83 milioni di euro  secondo il decreto dell’Agenzia per la Coesione territoriale con la graduatoria dei soggetti assegnatari dei finanziamenti previsti dal PNRR per la rifunzionalizzazione dei beni confiscati nelle regioni meridionali. In occasione dell’anniversario Libera ha elaborato  i dati dell‘Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (al 25 febbraio 2022): in Sicilia sono 7.692 i beni immobili (particelle catastali) destinati ai sensi del Codice antimafia mentre sono  in totale 1921 gli immobili ancora in gestione ed in attesa di essere destinati. Sono invece 551 le aziende confiscate e destinate mentre sono 979 quelle ancora in gestione.

Le proposte di Libera sui beni confiscati

Gli importanti risultati raggiunti in termini di aggressione ai patrimoni delle mafie, della criminalità economica e dei corrotti e le sempre più numerose esperienze positive di riutilizzo sociale, richiamano sempre più l’attenzione sulle criticità ancora da superare e sui nodi legislativi ancora da sciogliere che richiedono uno scatto in più da parte di tutti – osserva Libera -. Per queste ragioni, vengono avanzate le seguenti proposte:

  • Aumentare la trasparenza delle Pubbliche  Amministrazioni. E’ necessario accrescere il livello di trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni in materia di beni confiscati, affinché la piena conoscibilità dei dati e delle informazioni possa essere da stimolo per la partecipazione democratica dei cittadini e delle cittadine;
  • Il terzo settore: protagonista di una rivoluzione quotidiana. I principi della co-programmazione e della co-progettazione, e di conseguenza il coinvolgimento attivo di tutto il terzo settore, devono essere presupposti per tutti gli interventi normativi pubblici e per gli interventi di sostegno finanziario pubblici e privati;
  • I finanziamenti: un sistema integrato per la valorizzazione dei beni confiscati. È urgente che vengano messi a sistema tutti i finanziamenti pubblici (locali, nazionali e di derivazione europea) che possono trovare negli immobili confiscati strumenti di realizzazione delle politiche pubbliche.  Nell’ambito delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza Next Generation Eu, la valorizzazione dei beni confiscati non dovrà riguardare soltanto opere di ristrutturazione e ri-funzionalizzazione, ma comprendere  la fase di start up e di gestione delle esperienze di riutilizzo. Così come, gli interventi di sostegno dovranno interessare tutte le Regioni e non solo il Sud e le Isole;
  • La normativa antimafia: passi in avanti per l’implementazione. Il Codice Antimafia deve essere attuato in tutte le sue positive innovazioni, quale strumento efficace di contrasto patrimoniale alle mafie; è necessario che diventi effettiva l’estensione ai corrotti delle norme su sequestri e confische previste per gli appartenenti alle mafie, assicurando così la piena equiparazione della confisca e del riutilizzo dei beni tolti ai corrotti e alla criminalità economica e finanziaria;
  • Il diritto al lavoro: costruire mutualismo attraverso l’economia. Le esperienze dei workers buyout e di cooperative di lavoro nate all’interno di aziende sequestrate e confiscate dimostrano la necessità di un dialogo costante tra enti pubblici e partenariato economico e sociale. A partire dai tavoli provinciali presso le Prefetture, le istituzioni possono garantire la tutela dei lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate e un supporto adeguato al fine di garantire la loro continuità imprenditoriale.
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