PALERMO. “Le donne che ho rasato diventano molto più belle, riesco a vedere la loro anima. È come se ti denudassi, ma non sei nuda. Sei pura. Tutte queste cose creano sinergia”. Sono le parole di Angelo Miranda. È un parrucchiere che, oltre a svolgere il suo classico lavoro, si occupa di realizzare parrucche per le donne a cui è stato diagnosticato il cancro. Collabora con Francesco Puglisi di Mondo Parrucche di Catania.
Sei mesi fa ha avuto inizio questa avventura nonostante il suo scetticismo iniziale. “Mi immedesimo molto nei dolori delle persone e avevo paura di farmi coinvolgere”, racconta. Le storie delle sue clienti sono estremamente toccanti e colme di emozioni. Spiega quanto sia essenziale la sua professione in questa determinata circostanza: è un modo per tendere una mano. “Grazie a Francesco Pellegrino e a Claudio Gilardi sono stato formato attraverso videoconferenze. A causa del Covid-19 non ci siamo mai incontrati. E’ davvero importante la figura del parrucchiere in questo ambito. Il fine è quello di non lasciare da sole le donne. Quando l’uomo crea qualcosa su una donna diventa imbattibile”.
Come funziona tecnicamente?
“C’è un rapporto molto intimo tra cliente e parrucchiere. Spesso si lavora il lunedì o in orari in cui non ci siano altre persone per garantire la privacy. Il momento più duro è la rasatura. Bisogna coprire lo specchio con del cartone, non far vedere i capelli. È importante parlare sempre di tutto tranne che della malattia. Quando già ha indosso la parrucca le si fa vedere la sua immagine riflessa sullo specchio. Nessuno deve restare durante la rasatura, perché non si sa che reazione potrebbero avere i familiari e l’obiettivo è quello di rendere questo step il più sereno possibile. Perché se scatta l’emotività è la fine. Quando terminiamo, libero lo specchio e lei guardandosi si illumina”.
Un aneddoto recente?
“L’ultima donna che ho rasato mi ha detto: ‘Voglio che tu mi metta la schiuma da barba, devo essere completamente pulita’.
Nel momento in cui viene consegnata la parrucca, vengono riferite tutte le direttive su come indossarla. La diagnosi è sempre destabilizzante per chiunque. La vita cambia da un secondo all’altro e non si è mai preparati. Nell’insieme, anche perdere un tratto distintivo della propria persona è un dolore lancinante. Dunque è fondamentale incoraggiare queste donne. Soprattutto durante la ricrescita, perché “i capelli ricrescono sebbene si pensi che non sia così. Diventano più forti”.
Per quanto riguarda la creazione di parrucche, vi affidate unicamente a Mondo Parrucche oppure ci sono anche altre ragazze che fanno donazioni?
“Mi è capitato che ci fossero donazioni. Ultimamente è venuta una cantante del Teatro Massimo. Di solito la donna viene segnalata da Mondo Parrucche, io la contatto e da lì nasce la collaborazione. A quel punto mi mandano tre parrucche. Due di capelli veri e una sintetica sempre dello stesso modello”.
Francesco, il volontariato nei reparti di oncologia e la nascita del progetto di “Mondo Parrucche”
Francesco Puglisi è il proprietario di Mondo Parrucche a Catania. È un ex parrucchiere che da vent’anni è attivo nel sociale in particolar modo nei reparti oncologici. La scelta di coniugare la sua professione e il volontariato è stata presa in funzione delle sue esperienze e sofferenze più grandi. Il sogno di entrambi è che in ogni città ci sia un referente.
Come nasce questo progetto?
“Nasce 8 anni fa. Da vent’anni faccio volontariato nei reparti di oncologia. Otto anni fa mia moglie ha avuto un tumore. A diciotto anni ho perso i capelli e per me è stato un grande disagio. Poi sono diventato parrucchiere. Due anni fa ho scritto il libro dal titolo ‘Tu sei più forte’. La storia di mia moglie mi ha destabilizzato. Quando ti occupi del sociale ti senti esente da tutto questo fino a quando non capita anche a te. Le esperienze ci sono per tutti. Tempo fa sono stato invitato ad un convegno a Bologna in cui si parlava di chemioterapia e hanno intervistato più di ottanta donne di qualsiasi età. Alla domanda ‘cosa hai pensato quando ti hanno diagnosticato il tumore?’ Il 95% ha risposto ‘di perdere i capelli’. Lì mi sono ricordato il mio disagio e ho pensato di poter trasformare il mio lavoro”.
Qual è la differenza rispetto a un negozio di parrucche?
“Noi diamo assistenza anche post chemio. Patch Adams è il medico che ha inventato la clown therapy. Diceva che il paziente non deve essere trattato solo come una patologia, è molto di più. La donna si ritrova sola e le viene tolta una parte del corpo che rappresenta la femminilità. L’obiettivo finale è guarire, ma guarisce se anche l’aspetto emotivo è stato sostenuto”.
L’impatto con il Covid19 come lo avete gestito dal momento che negli ultimi due anni ci si è concentrato molto sul nostro stato di emergenza, tralasciando il fatto che esistano altre patologie?
“La medicina affronta tutto clinicamente. Il tumore è stato abbandonato. Col Covid abbiamo trasferito l’attività fisica online. Non faccio una vendita online, non si può fare senza consultarsi perché si asseconda il desiderio della donna. Dunque telematicamente vengono provate le parrucche”.
Per quanto riguarda la Regione, con questa convenzione ha fatto qualcosa?
“La Regione Sicilia non dà contributi. In Toscana lo fanno e sono abbastanza sostenuti. Ma dopo la pubblicazione del mio libro abbiamo organizzato una raccolta fondi di quasi 3500 euro e abbiamo comprato un ecografo portatile che abbiamo destinato all’associazione di Catania Rima Onlus in cui fanno proiezione al seno. Tra i nostri progetti in cantiere c’è quello di riciclare le parrucche usate. Vogliamo chiedere alle persone quando terminano il percorso di restituirci il prodotto così da rimetterlo sul mercato. Le nostre hanno un costo di base di 300, 350 euro e non tutti possono permetterselo”.
Alice Marchese