MONREALE. “Lui mi ha aiutato a maturare la mia vocazione. Sono diventato sacerdote con l’aiuto di Biagio Conte. Quando è arrivato il momento, gli ho detto che volevo entrare in seminario. E lui mi ha detto che vedevo questo“. Così don Elisée Ake Brou, parroco della chiesa Maria Santissima del Rosario, di Fiumelato, Monreale, racconta l’importanza che il missionario laico, morto quasi un mese fa, ha avuto nella sua vita. “Mi ha accolto nella sua missione quando sono arrivato in Italia – racconta ai nostri microfoni -. Non avevo i documenti ma non ha esitato a darmi un letto e da mangiare. Ho vissuto nella missione per sei mesi. Poi, sono entrato in Seminario“.
Don Elisée ricorda il giorno della sua ordinazione sacerdotale. “Biagio c’era nella cattedrale di Monrale, era nella carrozzina, ma non è voluto mancare”. Prima vice parroco della parrochia Santa Maria di Altofonte, oggi è impegnato nella comunità di Fiumelato. La storia personale del sacerdote ricorda quella di tanti migranti che intraprendono il viaggio della speranza in cerca di un futuro migliore, fuggito per salvarsi dagli scontri etnico-politici avvenuti nel suo paese, in Costa d’Avorio, a fine anni 90.
Stipato su un camion, è arrivato nelle coste del Nord Africa dove si è imbarcato per poi arrivare in Sicilia e poi, passando da Trapani, si è trasferito a Palermo dove è stato accolto nelle comunità religiose, in particolare nella Missione Speranza e Carità fondata da Biagio Conte, dove ha aiutato a curare malati e senza tetto. Nel frattempo per vivere ha effettuato anche piccoli lavori come badante, lavavetri, posteggiatore, prima di intraprendere gli studi teologici e diventare prete.