Jonida da piccola disegnava una barca. Era quella che desiderava la portasse dall’Albania, dov’è nata, in Italia. A 23 anni il sogno si realizza con l’arrivo a Modica e gli studi all’accademia di belle arti di Firenze. Oggi conserva ancora quei disegni dell’infanzia, sogni su carta che sono divenuti elementi caratteristici e ricorrenti nelle sue opere. La barca e la casa sono rappresentazioni del viaggio e di accoglienza, un’accoglienza nel suo senso più autentico, “un’accoglienza che riguarda l’essero umano: tutti posono essere accolti, tutti meritano di essere accolti”. Così Jonida Xherri ha aperto le porte dello “spazio benvenuti”, per accogliere non solo migranti, ma anche turisti, abitanti di Modica, curiosi, chiunque abbia voglia di condividere una tazza di the o caffè albanese. A servirlo, è proprio lei. Mentre le sue opere, soprattutto arazzi, arredano le stanze dell’edificio di proprietà del Comune.
In questo spazio, l’artista propone workshop, nel corso dei quali i partecipanti realizzano delle opere o contribuiscono alla crescita delle installazioni itineranti realizzate da Jonida. Lo spazio “benvenuti” non è un semplice spazio fisico di convivenza, ma è una casa nel senso più profondo: una casa dove avvengono incontri autentici, si intrecciano storie e legami, raccontate dagli intrecci di filati delle opere di Jonida. “Il materiale trasmette tanto – ci racconta -, il filo unisce, è un legame. Nei primi anni dell’accademia a Firenze mi sono distaccata dal filato come materiale, successivamente invece l’ho ripreso ed è stato come ritrovare una cosa che avevo perso: quindi, ho capito che era un materiale fondamentale per me, può essere intrecciato, ricamato, è il filato in se che unisce, le persone che lavorano insieme con questo filo è come se legassero tutte le loro vite insieme”.
Il progetto dura 10 mesi per simboleggiare i 10 anni che occorrono a una persona straniera per ottenere la cittadinanza italiana. “Io sto ancora aspettando risposta dopo 13 anni che vivo in italia”. A Modica lo spazio “benvenuti” è attivo da 10 mesi, e si prevede l’apertura di altri centri in altre città siciliane. Le installazioni itineranti di Jonida viaggiando di comune in comune parlano a più persone, crescono e si arricchiscono con le immagini che esprimono le storie personali di chi ha contribuito alla realizzazione nel corso dei vari workshop. “Per me ha un valore molto grande il contatto con le persone, lo scambio, che è una cosa che stiamo perdendo: un’arte partecipata, in piazza, non sarà un’arte di nicchia solo per chi è interessato all’arte, è un’arte per tutti, anche per chi non è mai entrato in una galleria e forse non ci entrerà mai”. A Modica, città famosa per la lavorazione del cioccolato, ogni anno nel mese di settembre viene portata in processione “La barca di cioccolato”, una barca costruita utilizzando confezioni di cioccolato, ricoperte da cartoline dipinte, 629 come il numero delle persone a bordo della prima nave di un’ong che ha ricevuto il divieto di entrata in Italia. Un modo per “ridare un volto e un valore a essere umani che spesso sono considerati solo numeri e contano meno delle materie prime come il cioccolato che viaggiano in condizioni di sicurezza”, spiega Jonida.
Nel Museo del Mediterraneo di Gibellina, invece, si trova un tappeto di ceramica realizzato con 700 mattonelle dipinte da persone arrivate dall’Africa, un tappeto di mattonelle che “racconta la storia dei rifugiati dei centri di accoglienza”, persone che “hanno lasciato tutto: averi, affetti, memoria”. “Qualcuno non ricorda neanche se aveva dei figli nella sua vita in Africa, ma non dimentica i passi del proprio cammino tanto da rappresentarli ossessivamente”. In futuro, la barca di Jonida viaggerà ancora, verso nuovi approdi, sarà forse un ritorno in Albania o forse un nuovo viaggio in Paesi sconosciuti per arricchire la sua arte di nuove storie e nuove visioni.
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