8.1 C
Palermo
mercoledì, 19 Marzo 2025
HomeStorieVincenzo, da senza dimora a operatore sociale: "Così è ricominciata la mia vita"

Vincenzo, da senza dimora a operatore sociale: “Così è ricominciata la mia vita”

Dopo essere stato accolto in dormitorio per due anni e mezzo, oggi lavora nella “La casa di Muhil”

Serena Termini
Serena Termini
È nata il 5 marzo del’73 e ha tre figli. Dal 2005 è stata la corrispondente dell'agenzia di stampa nazionale Redattore Sociale con cui oggi collabora. Da sempre, ha avuto la passione per la lettura e la scrittura. Ha compiuto studi giuridici e sociologici che hanno affinato la sua competenza sociale, facendole scegliere di diventare una giornalista. Ciò che preferisce della sua professione è la possibilità di ascoltare la gente andando al di là delle prime apparenze: "fare giornalismo può diventare un esercizio di libertà solo se ti permettono di farlo".
spot_img
spot_img

PALERMO – Con un bel sorriso spiazzante, Vincenzo, ogni giorno, è pronto a rispondere ai diversi bisogni delle persone senza dimora che sono accolte nel dormitorio La Casa di Muhil della associazione La Danza delle Ombre.
Dalle 19,30 in poi, ogni sera, infatti, nella Casa di Muhil, in piazzetta della Pace, 24 persone senza dimora attendono di entrare per usufruire di docce e bagni, consumare una cena frugale e dormire in un letto comodo. Attualmente, ci sono in gran parte uomini e solo tre donne. La metà delle persone accolte sono di origine straniera provenienti da: Ghana, Nigeria, Marocco,  Tunisia, Polonia e Francia. L’uscita dal centro di accoglienza è prevista alle 8 del mattino dopo la colazione; l’accoglienza h24 è garantita solo per alcune persone che hanno delicati problemi di salute.

Vincenzo che, alcuni anni fa scriveva pure sul giornale di strada Telestrada Press, ha tanta voglia di raccontarsi. Nel 2013, dopo la morte di mia zia – racconta Vincenzo – sono rimasto completamente solo. Avevo perso tutto ma, dopo avere passato 18 giorni per la strada, sono stato accolto nel dormitorio per due anni e mezzo dove, a poco a poco sono rinato. In questi anni ho fatto volontariato per le persone senzadimora. Oggi, ho una casa e, con emozione posso dire di essere un operatore sociale del centro con un contratto a tempo indeterminato. La mia storia mi permette, ogni giorno, di ascoltare e confortare tutte le persone che  sono accolte nel dormitorio”.

A Marsiglia lavoravo come cuoco ma poi non ho potuto più farlo – dice Gerard che ha 66 anni -. A Palermo dormivo sotto i portici della stazione. Adesso sono in attesa di avere la pensione. Nel dormitorio ho orari diversi dagli altri perchè ho avuto tre infarti e devo fare una vita più riguardata”. “Ho dormito pure io in strada, vicino la cattedrale. Adesso sono stata accolta in dormitorio da un anno e mezzo – continua Caterina che ha 54 anni – e mi trovo bene perchè è un posto tranquillo e sereno. Purtroppo, dopo avere perso il reddito di cittadinanza, ho perso pure la casa. Adesso mi stanno aiutando ad avere il reddito di inclusione”. “Sono a Palermo da dieci anni dove ho fatto tanti lavori – racconta pure Eugénio di 50 anni, originario della Nigeria -. Oggi per me è tutto molto difficile; sono da 7 mesi nel dormitorio dove  mi stanno aiutando con il permesso di soggiorno che per adesso è bloccato”.

“Vincenzo per noi è l’esempio di una persona che oggi ha ritrovato la sua serenità. Ogni giorno, con impegno e amore, cerchiamo di fare sentire tutte le persone a casa loro – racconta Marina Scardavi, presidente dell’associazione “La Danza delle ombre” e medico in pensione -. Si tratta di persone che, per la gran parte dei casi, sperano di potere riprendere a fare una vita normale. Ci sono i padri separati, gli ex detenuti, alcune persone con un disagio mentale, gli alcolisti, gli immigrati rimasti fuori dal sistema di accoglienza, le donne che hanno perso la famiglia, i giovani orfani. C’è sempre posto per tutti. Al dormitorio rimangono per tutto il tempo necessario. Quando riusciamo a fare ritrovare quella fiducia  e quella autostima necessaria per farli camminare con le loro gambe siamo molto contenti. Dalla Casa di Muhil non è mai stato allontanato nessuno fino a quando non ha trovato una sistemazione migliore. In tutti questi anni, in mezzo a fatiche e dispiaceri, le soddisfazioni sono state tantissime;  alcune persone, che oggi hanno una vita diversa, rimangono riconoscenti a vita. Continuo ad imparare tanto da loro nonostante le problematiche enormi che spesso vivono”,

La Casa di Muhil, nata a Palermo nel 2012, ha accolto finora circa 140.000 persone. Prende il nome da Muhil, un ragazzo bengalese che è scomparso tanti anni fa. Attualmente, la struttura in convenzione con il comune ospita 24 persone, mettendo a disposizione una stanza ricreativa, i servizi igienici, un letto, la cena e la colazione.

spot_img

Leggi anche

spot_img
spot_img

Ultime notizie

spot_img

Twitter

spot_img