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giovedì, 1 Maggio 2025
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Volete visitare i luoghi del commissario Montalbano? Ecco cosa dovete sapere prima di mettervi in viaggio

Da Marina di Modica a Scicli, vi accompagniamo in un tour alla scoperta delle località in cui è ambientata la celebra opera di Andrea Camilleri. Con alcuni step all'insegna della gastronomia e del relax

Yuri Testaverde
Yuri Testaverde
Ha studiato Scienze Politiche all'Università La Sapienza di Roma. Impegnato nel mondo sociale, è stato membro attivo di diversi progetti in ambito socio-politico tra Roma e Palermo, dove ha curato le pubbliche relazioni per il network RenUrban. Dal 2018 collabora con il mensile Cntn e, da ottobre 2020, con "Il Mediterraneo 24"
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RAGUSA. Chiudete gli occhi. Immaginate di passeggiare sulla spiaggi di Punta Secca e vedere arrivare poco lontano la Fiat Tipo guidata dal commissario Montalbano. Oppure andare a visitare i monumenti di Scicli e imbattervi nella sede del Comune in Fazio che sbatte la porta dopo un alterco con il suo capo. Adesso apriteli gli occhi. Perché vi portiamo in quei luoghi.
Partendo dallo splendido mare di Marina di Modica a cui è stato conferito il prestigioso riconoscimento della Bandiera Blu negli ultimi quattro anni, abbiamo avuto modo di apprezzare alcuni di quelli che furono i “luoghi del cuore” in cui venne girata la fortunata serie tv tratta dall’inconfondibile penna dello scrittore empedoclino Andrea Camilleri.

Nonostante qualche anno fa sia venuto forse a chiudersi un ciclo, con la morte, a poca distanza l’uno dall’altro, dello stesso Camilleri e del regista della serie tv Alberto Sironi, restano dei luoghi indimenticati ed indimenticabili. A partire dalla sede del Comune di Scicli, essenza del tardo barocco, al cui interno si trovano la stanza che, nella serie tv, era quella del Questore, ma soprattutto il celeberrimo e fantasioso Commissariato di Vigata, nonché l’ormai nota stanza de Il Commissario Montalbano, da cui spesso si apriva la narrazione di una Sicilia magica, fatta di note ed affreschi dai forti contrasti umani ed esistenziali.

L’ufficio del commissario Montalbano

La Sicilia come luogo, o forse non-luogo, contemporaneamente viscerale ed etereo, in cui tutto (o quasi) non è come appare, seguendo un filone che, a partire dal premio Nobel Pirandello, ci riporta a Camilleri e alle intuizioni di un commissario che abbraccia le vicende di una terra oscura che brilla di luce, avvolta in un mistero che la rende sicuramente affascinante, ma mai semplice da capire. Né per coloro che ci vivono, né per coloro che provano a decifrarla dall’esterno.

Immancabile anche la capatina “a casa” del commissario a Punta Secca (Comune di Santa Croce Camerina), dove Montalbanosi dimenava tra “il sacrificio” di gustare le varie leccornie siciliane preparate dall’impeccabile Adelina, e le sue lunghe bracciate a nuoto che sembravano a volte non finire mai, quasi a volerci far credere che volesse fuggire, per un attimo o per sempre, dalla sua amata Sicilia.

La statua di Andrea Camilleri

Camilleri stesso, nel libro di Marcello Sorgi – La testa ci fa dire. Dialogo con Andrea Camilleri – ad un certo punto afferma proprio che “i siciliani si dividono in due grandi categorie, di scoglio e di mare aperto: di scoglio sono quelli che se si allontanano dalla Sicilia, il secondo giorno iniziano ad avere delle crisi di astinenza, gli mancano tutta una serie di cose…ed il terzo giorno debbono assolutamente tornare. Di mare aperto sono quelli che fanno della loro sicilitudine una specie di patrimonio personale e lo utilizzano per vivere una vita diversa. In Sicilia ci tornano perché sta loro nel cuore, ma comunque scelgono di proiettarsi su un altro orizzonte”, conclude.

E, proprio la provincia di Ragusa, continua ad esser la protagonista del nostro breve tour nelle parole del sindaco di Modica Maria Monisteri, che nell’accoglierci davanti alla splendida scalinata del Duomo barocco di San Giorgio, che in qualche modo richiama anche Trinità dei Monti a Roma, afferma: “La provincia di Ragusa è composta da dodici bellissime realtà che si arricchiscono l’un l’altra e da valorizzare ulteriormente. Stiamo creando una rete sociale tra i Comuni del ragusano, date le simili esigenze, la simile complessità del territorio e le simili potenzialità, che sono evidenti. Ci sentiamo spesso tra noi sindaci, anche più volte al giorno, e non è affatto una cosa usuale, ma è arricchente e stimolante; sulla base di precedenti esperienze in cui ogni comune agiva separato sul territorio e venivano poi disperse importanti risorse, stiamo capendo che è l’unione che fa la forza e serve muoversi in armonia e sinergia, di conseguenza. E già si intravedono i primi frutti”, conclude.

Modica, la terra dove nacque il grande poeta e premio Nobel Salvatore Quasimodo, con le sue 107 chiese(!), il suo attivo Teatro Garibaldi, il Castello dei Conti che abbraccia la città, il suo panorama da presepe permanente, è stata riconosciuta nel 2002 patrimonio dell’umanità dall’Unesco, assieme ad altri centri del Val di Noto con cui condivide i capolavori dell’architettura tardo barocca.

A Modica arte e bellezza, dunque, ma anche tradizione enogastronomica che diventa cultura viva del territorio, soprattutto quando si parla dell’Antica Dolceria Bonajuto, una tappa obbligata non solo in quanto fabbrica di cioccolato più antica in Sicilia che da sei generazioni e da 150 anni lo produce artigianalmente, ma luogo di creazione e lavorazione in cui la narrazione delle origini antiche ed esotiche del cioccolato si fonde con la straordinaria maestria con cui si fanno convivere tecniche tradizionali e macchinari moderni per un unico scopo: rendere il cioccolato e tutta la vasta produzione dolciaria non solo una mera esperienza di gusto, ma un percorso che possa abbracciare tutti i sensi. Una realtà imprenditoriale, quella dell’antica dolceria, legata al nome della famiglia Ruta, non solo territorialmente vincente ma anche con una spiccata vocazione sociale, che abbiamo raccontato lo scorso anno qui.

Veduta di Modica

Raffinatezze culinarie e prelibatezze del territorio che a Modica si ritrovano anche da Raro, un luogo dove poter godere dello splendido belvedere mentre si gustano specialità della tradizione rivisitate, contemporaneamente leggendo un buon libro o visitando una mostra in uno spazio apposito dedicato.

“Raro è stato pensato come uno spazio inconsueto, in cui la curiosità e l’accoglienza sono di casa, tra gli arredi interni e il giardino verticale. Uno spazio non solo per godere di buon cibo rigorosamente a chilometro zero, ma un luogo di sosta conviviale, in cui si fa viva tutta l’accoglienza siciliana che ci caratterizza da sempre come popolo, e che dona umanità e senso alle cose stesse. Un luogo riservato e contemporaneamente aperto, in cui ristorarsi e ritrovarsi”, afferma la proprietaria Loredana Roccaselva.

Addentrandosi dal Belvedere fino al centro di Modica, ecco che ci si imbatte in RADICI l’Osteria, del noto chef saccense Accursio Craparo: un ritorno alle proprie origini gastronomiche ma anche l’omaggio ad un territorio che si riconosce nella sua solida tradizione.

“Radici è un invito che faccio a chi desidera accompagnarmi nel viaggio alle origini delle mie passioni culinarie. In un’Osteria sobria e familiare, nel cuore di Modica, metto in tavola un cammino a ritroso, verso quei piatti e quelle pietanze che hanno segnato il mio immaginario gastronomico. La tradizione di quest’Isola è allo stesso tempo quella del contadino e quella del pescatore. Io sono cresciuto assorbendole entrambe, e i profumi della mia casa, della mia infanzia, sono quelli che celebrerò con questo nuovo progetto: un tributo alla memoria”, spiega con semplicità ed innata passione Accursio.

Nel suo menu si ritrovano dunque, rivisitati in chiave personale, anche i cosiddetti ‘piatti poveri’ che rimandano proprio alle radici, in quella che, in generale, è un’ode al buon vivere e all’accoglienza: “il mio desiderio è che in questo spazio, il cibo e il vino si facciano occasione di rifugio, di incontro, condivisione informale, di divertimento. Proprio come sta alle radici della parola “ristoratore”, di provenienza medievale: ossia colui che offre ristoro ai viaggiatori, con il cibo e con la possibilità di condividere un piacevole momento”, conclude.

Terradamari Resort

E si ritorna sul mare, al TERRADAMARI RESORT & SPA by Hilton, un nuovo gioiello dell’ospitalità che si affaccia sulle coste di Marina di Modica, nel luogo in cui tutto il tour ha avuto inizio.
Il TERRADAMARI è un concentrato di raffinata ospitalità, l’aver coinvolto una catena così importante come l’Hilton, ha significato proprio la volontà di creare una struttura rivolta, attraverso l’offerta di tutta una serie di servizi di eccellenza, a una clientela di fascia medio alta, ma non si “riduce” solo a questo. Il luogo unisce eleganza, innovazione e un profondo legame con il territorio: il Gruppo Minardo, da sempre impegnato nella valorizzazione dell’isola, dopo la realizzazione del Modica Beach Resort, completato nel 2018 a Marina di Modica, ha deciso di trasformare un ecomostro che deturpava la bellezza di questo tratto di costa in uno spazio di autenticità.  Sullo scheletro di una costruzione di più di cinquant’anni fa, che avrebbe dovuto essere una struttura recettiva mai ultimata, Raimondo Minardo ha intrapreso questa nuova opera di riqualificazione ambientale di una terra con la quale la famiglia, originaria di Modica, ha un legame viscerale.

Ed è proprio all’insegna di questa autenticità, che caratterizza la linea Tapestry Collection di Hilton, che tutto il progetto si è articolato; affacciato sul mare, dal quale dista solo pochi metri, e in perfetta armonia con l’ambiente circostante, la progettazione di TERRADAMARI ha seguito un approccio consapevole e responsabile, ponendo l’accento sull’innovazione architettonica sostenibile.

La scelta di strutture a secco, realizzate in cartongesso, è stata operata per assicurare una costruzione leggera e flessibile e garantire al contempo un basso impatto ambientale, fornendo un’elevata efficienza energetica  e un isolamento termo-acustico ottimale per migliorare il comfort degli ambienti interni. L’intera dotazione impiantistica si è basata sull’uso esclusivo di energia elettrica, eliminando completamente i combustibili fossili e abbattendo le emissioni locali. L’integrazione di impianti solari termici e fotovoltaici ha assicurato, inoltre, un ciclo energetico autosufficiente. Imprescindibile poi l’attenzione alla gestione delle risorse idriche che, grazie a un sistema avanzato di distribuzione dell’acqua potabile su ogni piano della struttura, ha eliminato la plastica monouso attraverso l’introduzione di bottiglie in vetro sanificate e riutilizzabili. Per quanto concerne l’impianto architettonico naturalistico si è preferito procedere attraverso la piantumazione di essenze mediterranee e autoctone, e questo ha permesso di tutelare e concorrere a preservare, sviluppandola, la biodiversità.

Trentanove camere tutte affacciate sul mare, una spiaggia privata, due piscine, una interna riscaldata e una esterna con cocktail bar, una Spa dal nome siciliano (Ciatu – ovvero respiro, anima) e una sala fitness con macchinari Technogym e personal trainer, un’incantevole terrazza sul mare dove poter fare colazione e il ristorante “A Truvatura” guidato dall’executive chef Carmelo Buoncuore con la collaborazione con il noto Chef Accursio Craparo, compongono l’offerta di questa perla immersa in una terra da sempre ponte tra Oriente e Occidente.

Lusso sì, ma anche apertura al territorio: lo si è visto in occasione della recente inaugurazione, molto partecipata, e anche con la Ciatu SPA, che ha previsto degli open day per far conoscere la struttura, in piena coerenza con il desiderio di essere un luogo fruibile nel formulare tariffe dedicate per i residenti nella provincia di Ragusa.

Sulla stessa scia, infine, il direttore della struttura Felice Di Donato:“Abbiamo lavorato solamente con maestranze del posto perché crediamo che dal singolo fornitore ai giovani che trovano impiego nella struttura, tutto concorra a creare un indotto positivo per la crescita e lo sviluppo del tessuto socioeconomico della zona. Un resort di questo livello consente ai giovani di sviluppare competenze in campo turistico e al tempo stesso di rimanere a lavorare nella propria terra contribuendo a farla evolvere. Per questo ci siamo rivolti agli istituti professionali rendendo la struttura un luogo dove stagisti regolarmente retribuiti possano sviluppare la loro professionalità. L’obbiettivo è quello di far crescere il territorio insieme e attraverso il marchio di famiglia”.

Speriamo allora che, con queste speranzose prospettive, quel mare che in Sicilia è stato, troppo spesso, solo punto di partenza, sia per una buona volta un lieto punto di sosta e di approdo.

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