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sabato, 19 Aprile 2025
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Il recupero delle persone “maltrattanti”: l’impegno di “Un Nuovo Giorno”

La presidente dell'associazione: "Attivato un percorso che coinvolge 20 persone, tra queste pure qualche donna"

Serena Termini
Serena Termini
È nata il 5 marzo del’73 e ha tre figli. Dal 2005 è stata la corrispondente dell'agenzia di stampa nazionale Redattore Sociale con cui oggi collabora. Da sempre, ha avuto la passione per la lettura e la scrittura. Ha compiuto studi giuridici e sociologici che hanno affinato la sua competenza sociale, facendole scegliere di diventare una giornalista. Ciò che preferisce della sua professione è la possibilità di ascoltare la gente andando al di là delle prime apparenze: "fare giornalismo può diventare un esercizio di libertà solo se ti permettono di farlo".
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PALERMO. Aiutare le persone che, a vario livello, hanno compiuto dei maltrattamenti nei confronti di altre persone, attraverso un percorso di recupero multidisciplinare. E’ quello che, da alcuni anni, svolge l’associazione Un Nuovo Giorno Onlus a favore di persone in esecuzione di pena esterna e interna dentro il carcere o in housing sociale. A raccontare questo lavoro delicato che coinvolge un equipe di diversi operatori è la presidente di Un Nuovo Giorno, Antonella Macaluso.

Come avete iniziato ad occuparvi di questo tema?
Lo abbiamo fatto, inizialmente, entrando a fare parte dell’associazione Relive-Relazioni Libere dalle Violenze che è una realtà nazionale, dedicata al tema delle persone maltrattanti. In particolare, con loro abbiamo partecipato a diversi incontri anche a livello europeo per un confronto e uno scambio di esperienze alla luce delle leggi nazionali ed europee.

Nello specifico, in che modo via attivate?
L’obiettivo è quello di dedicarci alle persone maltrattanti attivando un percorso di recupero delle persone che ha la durata di 12 mesi. Attualmente, abbiamo 20 persone e tra queste, pure qualche donna. In passato abbiamo iniziato promuovendo incontri di sensibilizzazione sociale e culturale dentro il carcere mentre, adesso, lo facciamo per coloro che sono in esecuzione di pena esterna o interna in Housing sociale.

Come si articolano gli interventi?
Abbiamo partecipato ad un bando per mettere a sistema i nostri interventi come centro CUAV (Centro Uomini Autori di Violenza) collaborando con la procura e con il tribunale. In particolare, ci occupiamo di avviare, con la sospensione della pena, i percorsi di accompagnamento, aiuto e di recupero per le persone maltrattanti con una equipe multidisciplinare di professionisti. La persona, viene presa in carico, partecipa a degli incontri di tipo rieducativo sia di gruppo che personali, facendo soprattutto un lavoro basato sulla consapevolezza del reato che ha compiuto. E’ un lavoro complesso perché, a volte, c’è un forte problema culturale. Abbiamo tra le 20 persone quelle direttamente inviate dal tribunale e altre che sono arrivate da sole o accompagnate da familiari. Per questo servizio abbiamo attivato un numero telefonico specifico consultabile dentro il sito unnuovogiorno.it.

Avete avuto buoni risultati da alcuni di questi percorsi?
Abbiamo scelto di lavorare con i piccoli gruppi perché preferiamo seguire queste persone molto bene. In molti casi, il percorso di consapevolezza, oltre a riguardare la persona maltrattante, interessa pure la vittima. Si lavora sull’approccio che la persona deve avere in tutta la sua vita di relazione. In questi anni, siamo riusciti a raggiungere alcuni buoni risultati. Si tratta di persone che, grazie ai diversi strumenti messi in campo, sono state in grado di cambiare profondamente, iniziando una nuova vita. Abbiamo, per esempio, la bella testimonianza di un padre di tre figli che oggi è una persona completamente diversa. E’ davvero molto importante, quando si parla di violenza, oltre ad avere cura delle vittime, spostare la prospettiva verso gli autori del reato per capire come possono essere aiutati per il bene di tutta la società”.

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