PALERMO. Sabato 1 marzo in occasione dell’evento nazionale della “Giornata della Raccolta Alimentare contro la Fame in Italia”, sostenuto dalla Fondazione “Banco delle Opere di Carità”, la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni di Palermo, con diversi giovani e il loro vescovo, ha dato il proprio contributo dedicando ore di volontariato per aiutare coloro, che a motivo della loro povertà, necessitano degli alimenti necessari per la loro sopravvivenza.
Dal 1993, informa il Banco delle Opere di Carità, sono stati raccolti più di 435 milioni di Kg di alimenti, raggiungendo oltre 1.4 milioni di persone.
La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, forte dei suoi principi, è sempre stata disponibile a promuovere e a partecipare a tutte quelle iniziative protese al bene degli altri.
I volontari della Chiesa, indossando la pettorina apposita, hanno dedicato diverse ore presso alcuni punti vendita indicati dal coordinatore regionale del C.O.V. della Protezione Civile, Emilo Pomo, raccogliendo una quantità considerevole di articoli alimentari, compresi quelli per i bambini.
Molti sono stati coloro che hanno risposto positivamente all’invito loro rivolto, dimostrando sensibilità e spirito di Carità. Gioioso l’impegno mostrato dai volontari nel partecipare a questa attività caritatevole, che ha suscitato apprezzamento e ammirazione per il servizio reso.
L’opera di volontariato, con tutti gli altri Enti che hanno partecipato, ha proseguito per l’intera giornata e si è conclusa con un copiosa raccolta di alimenti, consentendo al “Banco delle Opere di Carità” di raggiungere l’obiettivo che si era prefissato.
“Il volontariato è fare della vita un dono – dice Emilio Pomo -, un dono d’amore. Siamo chiamati come volontari a farci compagni di cammino, e ha stare sempre dalla parte di chi ha bisogno. Questa è l’unica vera qualifica che dobbiamo avere come volontari. Tanti volontari rischiano di guardare ma non vedere. Per vedere occorre guardare l’altro negli occhi, è così che si scopre che siamo uguali nella stessa umanità. Si impara così a vivere con l’altro.”