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giovedì, 19 Giugno 2025
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A Santiago de Compostela in mountain bike: il cammino di Vincenzo

La testimonianza del palermitano Vincenzo Carollo, marito, padre e imprenditore in città, che nel mese di ottobre ha intrapreso il famoso pellegrinaggio, partendo da Lourdes

Patrizia Carollo
Patrizia Carollo
Palermitana, classe ’75, laureata in Scienze dell’Educazione. Moglie e mamma di famiglia numerosa, è appassionata di Teologia. Ultimato il triennio della Scuola Teologica di Base, prosegue gli studi all’arcivescovado di Palermo. Col marito e i figli è impegnata in parrocchia e nel Movimento dei Focolari. Giornalista pubblicista dal 2005, collabora con “Città Nuova”, “Test Positivo” (di cui cura la pagina di Letteratura) e “Il Mediterraneo 24”. Ha una predilezione per gli “ultimi”
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di Patrizia Carollo
PALERMO

Ci si sposa per amore, per condividere la vita, i figli che Dio manda, gli ideali, i progetti, le aspirazioni. Eppure, può capitare, nella vita di ogni coppia, di sentire il bisogno di rimettersi in discussione anche da soli, per far silenzio dentro di sé, ritrovare la propria calma interiore e dare spazio al proprio bisogno di riscoperta, contemplando le meraviglie della Natura. Com’è successo a Vincenzo Carollo che ha intrapreso, con la sua bicicletta, un viaggio particolare, fino a Santiago de Campostela, in Spagna.
Personalità eclettica e aperta alle nuove sfide, Vincenzo lavora durante l’anno per soddisfare la voglia di vacanza dei turisti che vogliono soggiornare a Palermo. Titolare di una struttura turistica di fronte il lungomare della località marinara di Sferracavallo, ama il suo lavoro e si occupa, con spirito d’accoglienza, di tutto all’interno della sua impresa. Quando arriva l’alta stagione turistica si carica di responsabilità e pensieri che lo fanno, però, giungere, a fine stagione, esausto con l’unico desiderio di trovare un momento di relax per ricaricarsi. Di qui, la necessità di “staccare la spina” per qualche giorno e organizzare un viaggio di ri-scoperta, quasi impensabile quando si diventa padre attento alla propria famiglia.

Ma “divenire genitori può significare eliminare il desiderio di staccarsi dalle abitudini quotidiane?” No, secondo Carollo, che ha deciso, malgrado molti cercassero di dissuaderlo, d’intraprendere un viaggio di 16 giorni, in compagnia solo di una mountain bike, attrezzata con un piccolo bagaglio. Così, un giorno ha preso un aereo direzione Lourdes, in Francia, per poi dirigersi, pedalando, alla volta della Cattedrale di Santiago di Campostela, attraversando tutto il nord della Spagna.  A voi, la sua testimonianza.

Cosa ti ha spinto a partire? Perché proprio il Cammino di Santiago?
Alla soglia del mio 43° compleanno mi sono detto: “Devo ritagliarmi del tempo per regalarmi un viaggio diverso e rigenerante”. Purtroppo gli impegni lavorativi di mia moglie, insegnante, così come quelli di mia figlia con la scuola, non mi consentono di programmare una vacanza con la mia famiglia al di fuori delle festività programmate. Invece, con il mio lavoro, nei mesi di bassa stagione, posso permettermi di avere un po’ più di tempo libero. Il Cammino di Santiago, però, non è un viaggio qualsiasi, è un cammino di pellegrinaggio e un’occasione unica per sfidare i propri limiti fisici e psicologici, scoprendo, tra le altre cose, alcuni dei luoghi più suggestivi dell’Europa occidentale.

È stato un viaggio anche spirituale?
Sono stato sempre una persona amante della Natura, ma da un po’ di tempo sono alla ricerca di sfide che possano arricchirmi “spiritualmente”. Con l’aiuto di mia moglie, ho riscoperto, infatti, il valore della preghiera e il potere della meditazione e della fede. Confesso che la mia non è, però, una fede “canonica”. Ricerco Dio non solo partecipando alla santa messa, ma nelle cose del Creato, nelle bellezze che Dio ci ha dato, come quei luoghi dove la Natura incontaminata si esprime in tutta la sua potenza, dandoci quelle risposte che non potremmo trovare nella quotidianità di ogni giorno.

Il Cammino di Santiago si prestava dunque benissimo….
Il Cammino di Santiago rappresenta un’occasione per porsi le giuste domande, per trovare il tempo di vivere la Natura e per visitare gli incredibili luoghi che l’uomo ha eretto per testimoniare la sua vicinanza a Dio. È il pellegrinaggio più famoso del mondo: un percorso composto da una serie di tappe, sempre diverse, dove, via via, cambia la conformazione geografica del luogo che si affronta, tra colline, montagne, vigneti, distese di frumento, alberi di querce e di castagni.

Un’esperienza che è preferibile fare da soli o anche in gruppo?
È un’esperienza che si può fare soli o in gruppo. Io consiglio di farla a piedi o in bici da soli, in quanto, non si soffre mai di solitudine ed è facile incontrare altri pellegrini che stanno facendo la tua stessa strada, con cui ci si scambia il famoso e rincuorante saluto di rito: “Buen Camino!”.

Qual è la stata la prima tappa?
Sono partito da Lourdes perché il Santuario eretto in onore della Madonna è qualcosa di sorprendente. Di lì, rinsaldato nella fede, ho cominciato il mio viaggio in bici. Da Lourdes ho proseguito verso i Pirenei – dalla località di Saint Jean Pied-de-Port (cd. Camino Francese) – affrontando una delle tappe più impegnative e affascinanti che si trovano a confine tra la Francia e la Spagna… per poi proseguire verso Santiago.

Cosa hai portato con te?
Un bagaglio di circa 12 kg, posizionato nella parte posteriore della bicicletta, dove ho messo il necessario: due cambi biancheria, scarpe da trekking e infradito, medicine e pomate mediche, integratori alimentari e alloggi per borracce d’acqua. Nella parte anteriore della bici ho messo un sacco a pelo e un piccolo bagaglio con un kit di riparazione bici. Consiglio di mantenere un bagaglio non superiore ai 13 kg per bilanciare bene il proprio peso con quello della bicicletta.

Com’era strutturata la tua giornata?
Iniziava presto. Dormivo presso gli Albegues del peregrino, dove a prezzi modici, ricevi ospitalità con un letto in camerate e bagni in comune. La sveglia era per le 6,30, l’uscita intorno alle 7.00 facendo colazione con la piccola spesa fatta il giorno prima. Da lì iniziava una giornata fatta di grandi pedalate in percorsi da trekking, immersi nella natura e fuori dai centri abitati, dove lo sguardo andava quasi sempre verso la strada da percorrere, accompagnata da panorami magnifici. La giornata si concludeva, dopo circa 80/90 km di pedalata, nel tardo pomeriggio. Cenavo in compagnia dei pellegrini che soggiornavano nello stesso mio albergo e, dopo cena, entro le 22, si spegnevano le luci della camerata per dormire. Durante il giorno mi fermavo o per un break o per visitare una chiesa o monumento ove era possibile apporre il famoso timbro (cd. sello in spagnolo) da inserire nella credencial del pelegrino, (vero e proprio passaporto del pellegrino). Il timbro nella credenziale va sempre messo ad ogni fine tappa del giorno per dimostrare il tuo percorso, in quanto, una volta arrivato a Santiago de Compostela, solo così puoi ritirare la famosa Compostela (documento che attesta ufficialmente i km percorsi e il cammino svolto)

La gente che incontravi… era in viaggio per motivi religiosi?
Durante il cammino ho incontrato pellegrini di tutte le età: giovani, adulti, pensionati, anziani, francesi, coreani, norvegesi, americani… e tanti spagnoli. Molti camminano per motivi religiosi o personali; tanti altri per curiosità, per sport o per desiderio di avventura.

Come hai vissuto la lontananza dalla famiglia? E la tua famiglia da te?
In questi 15 giorni, l’amore per mia moglie e per mia figlia è cresciuto. Mia figlia ha vissuto però la mia lontananza con nostalgia: mi chiedeva spesso quando sarei rientrato a casa. E a me dispiaceva che potesse intristirsi. Allo stesso tempo però sapevo che era tra le braccia di mia moglie che l’ha custodita e coccolata sino a quando sono rientrato a casa. In ogni caso, ci siamo sempre sentiti con videochiamate: ogni mattina e ogni sera, al risveglio e prima di andare a letto. Sono state la carica vitale che mi ha sempre incoraggiato ad andare avanti in quello che stavo facendo.

Che consigli daresti ad un neofita che volesse intraprendere un cammino del genere?
Piccoli ma utili. Prima di tutto, di non farsi prendere dalle esitazioni del tipo: “Come farò da solo? Cosa devo portarmi? Ce la farò per tutti questi km?”. Io consiglio di vivere quest’esperienza più serenamente possibile, lasciandosi andare alle emozioni e ascoltando le proprie sensazioni positive. Un minimo di preparazione atletica e un giusto bagaglio sono la cosa più importante: provate a fare delle lunghe passeggiate prima di partire per prepararvi fisicamente. Il bagaglio, poi, va gestito e calcolato in maniera oculata perché non serve caricarlo di cose che durante il cammino sono futili e possono caricarti solo di peso in più a discapito del giusto passo da tenere per andare avanti.

Quando la tua piccola sarà più grande, credi sia ipotizzabile ripetere il viaggio anche con moglie e figlia?
Assolutamente sì, mi piacerebbe molto rifarlo con loro. Credo, però, che bisogna vivere questa esperienza quando si è già maggiorenni e maturi per capire il significato di un cammino di pellegrinaggio così lungo e importante come questo.

Rientrato in “terra patria”, quali i tuoi vissuti? Cosa ti porti del viaggio conclusosi?
Quando rientri in Italia e nella tua città, le responsabilità quotidiane le affronti in maniera diversa. Il segreto è portarti quella calma interiore che hai maturato e ritrovato durante il cammino. Parlo almeno per la mia esperienza personale. Ho compreso il valore delle cose veramente importanti nella vita come la salute, la famiglia e la felicità interiore, facendo prevalere la parte più vera di noi stessi.

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