Durante il periodo dell’università, Maria Calabria si recava a studiare alla Biblioteca Regionale, a Palermo. Nel trascorrere del tempo, quegli anni sono diventati passato e ricordi sparsi nella memoria. La data del trasferimento a Milano è cruciale nella sua storia. Lì l’assunzione in Operàri, una società di consulenza che si occupa di internal audit e analisi dei rischi. Sono trascorsi tre anni da allora, poi l’arrivo del Covid-19 e la possibilità di tornara a Palermo per lavorare in smartworking, dall’inizio di giugno, tra Palermo e Triscina. Anzi, in South Working. Una possibilità per la quale l’azienda le ha anche offerto un contributo.
In questo periodo, racconta lei stessa all’associazione South Working di aver potuto passare del tempo con la sua famiglia, con gli affetti più cari, di poter condurre una vita più serena. Come lato negativo del passare la giornata davanti al computer a casa, ha avvertito una difficoltà nell’interrompere il lavoro alla fine dell’orario di lavoro. Sarebbe ottimale per lei poter usufruire di “spazi di coworking sul territorio, con degli spazi che garantiscano la privacy dei clienti ma al contempo con degli spazi condivisi, magari anche con persone di contesti e settori diversi con cui fare rete”. “I nostri genitori per anni ci hanno ripetuto di partire perché qui non ci sono opportunità e ogni volta che partiamo lasciamo qui il cuore per obbedire alla mente e alle possibilità di carriera – racconta Maria -. “.
Di Milano le manca la dinamicità, l’ambizione, le opportunità lavorative, il percepire che c’è in giro lavoro e sempre nuove attività; mentre di Palermo apprezza le relazioni extralavorative, che le danno il conforto che a Milano le dava il lavoro. “Se potessi non scegliere più tra il cuore e la mente, e sarebbe ottimale se le opportunità lavorative potessero essere scisse dalla sede dell’azienda”.
