PALERMO. Erano trascorsi 15 anni di matrimonio e ripetuti abusi psicologici, prima che Nicoletta Cosentino, oggi imprenditrice, ideatrice e titolare dell’impresa sociale di prodotti alimentari “Cuoche combattenti”, di Palermo, si rivolgesse ad un centro antiviolenza per cercare aiuto.
La difficoltà nel rivedersi vittima e il rendere “normale” parole e atteggiamenti che sanno di controllo, che generano paura e manipolazione. Chi è vittima di violenza o di abuso conosce questi aspetti. Perché violenza non è solo quella fisica e visibile, ma è anche quella subdola, nascosta e invisibile. Da qui, un percorso di rinascita per una nuova vita, fatta di autostima e riscoperta della propria autodeterminazione.
“Cuoche combattenti nasce da un’esigenza. Quella di arrivare ad altre donne nella stessa condizione, dal momento in cui attraverso il mio percorso al Centro antiviolenza Le Onde Onlus di Palermo acquisisco la consapevolezza degli abusi psicologici, dopo più di 15 anni di matrimonio. Cercavo in quel momento una competenza legale per la separazione e non mi percepivo come vittima. Poi, la resistenza alla separazione da parte del mio ex marito ed il problema di non riuscire a realizzare il mio sogno, il mio bisogno, che era quello di separarmi da lui”, spiega Nicoletta.
Dopo l’esperienza vissuta in prima persona, l’aiuto offerto a chi vive lo stesso dramma. “Un’urgenza mi ha spinto ad arrivare nelle loro case, per svegliarle da questo sonno, da cui mi ero svegliata anch’io, pensando a quante di loro potevano ritrovarsi nella mia stessa situazione, normalizzando quello che invece è definito abuso. Nasce, nel frattempo, la prima etichetta antiviolenza delle Cuoche combattenti – continua Nicoletta – che accoglie tirocini formativi anche di altre associazioni che trattano vari casi di fragilità”.
Le “etichette antiviolenza” sui barattoli delle conserve
“L’amore non mette catene” o “L’amore non minaccia mai”. “Tu sei perfetta così come sei” o “Chi ti ama non ti controlla”. E, ancora, “Chi ti ama, ama anche i tuoi difetti” o “Meriti baci, abbracci e felicità”. Sono le frasi attaccate sulle etichette dei barattoli di conserve e marmellate, per stimolare una riflessione sulla loro condizione, rafforzare la loro autostima, ricordarsi il proprio valore, quello dei propri sogni e dei propri bisogni.
“Nello stesso tempo il Centro mi propone un tirocinio di reinserimento lavorativo. Quindi, abbandonando le competenze acquisite dal mio curriculum, scelgo di intraprendere un nuovo percorso, dopo anni di segretariato, studi di ingegneria e architettura come grafico e, negli ultimi anni di matrimonio, la disoccupazione”.
Nelle parole di Nicoletta, il racconto di un’esperienza di rinascita. “Un tirocinio di 6 mesi nel laboratorio di produzione alimentare de ‘I peccatucci di mamma Andrea‘, in cui imparo l’arte dei dolcetti, dei cioccolatini e i biscotti. Un’esperienza molto motivante, dove ho riacquisito gran parte della mia autostima. Mi sono messa alla prova in un lavoro nuovo e ho visto che ce la facevo, considerato che uscivo dal mio matrimonio pensando di non riuscire a fare nulla, sentendomi incapace nel gestire la mia vita. Mi rendo conto invece che ho delle competenze, delle capacità che posso utilizzare, che mi fanno riuscire in quello che faccio. Riacquisisco un reddito, che non avevo da tempo, così potevo gestirmi in modo autonomo senza il permesso di nessuno”.
Il percorso di rinascita di Nicoletta
“Dopo il tirocinio e una breve ricerca di lavoro come dipendente, capisco che la soluzione è inventarselo il lavoro, quindi creo un laboratorio. L’idea mi piace subito pensando di poter coinvolgere altre donne. Creo “Cuoche combattenti”, come uno spazio che restituisca quello che avevo ricevuto, la possibilità di fare un tirocinio formativo e di reinserimento per dare la stessa opportunità ad altre donne che vivono la mia stessa situazione, che si trovino in una fase di consapevolezza, di acquisizione di indipendenza e autodeterminazione. Quel tirocinio è stato un trampolino di lancio che mi ha restituito gran parte della mia vita”.
Cuoche combattenti nasce così da due esigenze: instillare un minimo di consapevolezza alle donne in difficoltà, arrivando nelle loro case tramite i prodotti alimentari e dare indipendenza.
Ultimo step del percorso al Centro antiviolenza è l’accompagnamento alla realizzazione dell’impresa che ha permesso a Nicoletta di realizzare un business plan da presentare in banca, per un microcredito di 20mila euro, con cui ha creato un primo laboratorio basic per cominciare la produzione, inaugurato nel settembre del 2019. All’interno dell’azienda, oggi, vi è una dipendente al secondo anno di occupazione, che da poco ha terminato il tirocinio al termine del primo anno. Oltre a delle collaborazioni e due percorsi attivi. “La violenza è trasversale. Non ha limiti di età, posizione geografica o carriera, educazione o cultura”, continua Nicoletta, spiegando di aver vissuto l’esperienza degli abusi psicologici, nonostante il suo status economico, le risorse culturali, l’educazione e i suoi frequenti viaggi.
Le “Cuoche combattenti” a Le Vie dei Tesori
All’interno del festival Le Vie dei Tesori a Palermo, che da 15 anni apre al pubblico i luoghi culturali, arricchendoli di inedite esperienze che coinvolgono tutti i sensi, tra cui il gusto, le Cuoche combattenti di Nicoletta, che di recente è stata insignita dell’onorificienza al merito della Repubblica, dal presidente Sergio Mattarella, proporranno degli assaggi, in un’esperienza al vivaio Ibervillea di via La Loggia, nelle domeniche del 10 e 17 ottobre, dalle 10.30 alle 12.00.
“Diverse donne sono passate dalle Cuoche combattenti, in un momento delicato, in cui stanno per rinascere, dove trovano un ambiente di altre donne che lo stesso, stanno per rinascere. Non c’è un termine per la rinascita: è una metamorfosi che dovremmo imparare ad accettare e valorizzare”, conclude Nicoletta.
“Il gruppo aiuta tanto, facendo rete con altre donne, con cui si condividono delle consapevolezze. Dove si crea un rapporto di sorellanza e ci si sostiene a vicenda. Il messaggio che vorrei dare è che se pensi di avere bisogno di aiuto, chiedi aiuto a un centro antiviolenza, dove c’è la competenza giusta per aiutarti, perché non serve un’amica o una mamma, ma serve chi ha conoscenza precisa del problema e sa come aiutarti. Rivolgersi ad un centro antiviolenza non significa dover fare una denuncia. Molte donne associano le cose. Puoi fare un percorso, decidi tu cosa, quando e come realizzarlo”.