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giovedì, 20 Marzo 2025
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A Palermo, i 10 anni di AFAP: “Quel diritto dei minori e l’affido visto come un dono”

Nel 2020 sono ancora tanti i bambini ospiti delle case-famiglia attive in tutta Italia e il 55% ha un'età troppo alta per entrare a far parte di una famiglia. La storia di Kevin, bimbo affidato, oggi maggiorenne, e quella di Monica, mamma affidataria di una dodicenne

Lilia Ricca
Lilia Ricca
Giornalista pubblicista, laureata in Comunicazione per le Culture e le Arti all'Università degli Studi di Palermo, con un master in Editoria e Produzione Musicale all'Università IULM di Milano. Si occupa di cultura, turismo e spettacoli per diverse testate online e da addetto stampa. Scrive di sociale per "Il Mediterraneo 24"
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PALERMO. Quest’anno ricorrono i 40 anni dalla legge 184 del 4 maggio 1983 che regola l’affido familiare. Secondo gli ultimi dati relativi al 2020, in Italia sono 23.122 i minori ospiti delle case-famiglia attive nel territorio nazionale. Al primo posto c’è Milano, al secondo Palermo per numero di strutture ospitanti. Il 55% dei ragazzi ha un’età tra i 14 e i 17 anni: troppo alta per accoglierli in una famiglia che se ne prenda cura.

“I minori nelle case-famiglia devono soggiornarvi il meno possibile in modo che quel senso di abbandono non risieda più di quanto sia già presente”, spiegano i responsabili di Afap, Associazione Famiglie Affidatarie Palermo, che quest’anno festeggia i suoi 10 anni invitando le famiglie siciliane e non solo, le coppie e i single, a vivere l’affido come un dono. Perché l’affido è possibile per tutti. “Dieci anni di incontri e relazioni, dieci di anni di emozioni vissute con il cuore, per i nostri ragazzi, per la loro accoglienza e per il loro futuro”.

L’affido si riassume con abbandono, accoglienza e futuro. “Un aiuto che vale una vita”, recita lo slogan dell’associazione. E lo sa bene Kevin, figlio di Pippo e Jenny. Diventato maggiorenne. Un ragazzo dai talenti straordinari che ha avuto possibilità, grazie ai genitori, di studiare, avere degli amici e una famiglia che gli vuole bene.

La storia di Kevin, accolto da una famiglia, e la porta aperta di Monica

“Avevo 5 anni quando ho avuto la fortuna di uscire dalla casa-famiglia dov’ero ospite insieme al mio fratellino – racconta Kevin –. La violenza era l’unico linguaggio che conoscevo. O vivevo per me stesso o per difendere mio fratello dalle aggressioni verbali degli operatori. Oggi non sarei quello che sono se non avessi avuto dei genitori come Pippo e Jenny. Il momento più bello? Essere abbracciato nonostante mi conoscessero da poco. Sono passato dall’inferno al paradiso”.

Cos’è la felicità? Una casa con dentro le persone che ami. Non è facile per i bambini. Non è facile per i genitori, per le coppie e per i single che prendono in affido un bambino o una bambina. “Accogliamo dei ragazzi come Kevin che hanno bisogno di tanto amore, che non conoscono l’amore quindi non è facile”, spiega Monica, mamma affidataria di una giovane adolescente, di cui racconta il vissuto.

“Quando ti ho conosciuta avevi 12 anni e non volevi nessun tipo di rapporto con me, nessuna conoscenza, nessun’amicizia, niente di niente – dice Monica, parlando dal palco e riferendosi alla ragazza che ha accolto in casa -. Parlavo tanto per farmi conoscere, parlavo per riempire i tuoi silenzi. Non capivo perché fossi così silenziosa. Pensavo di aver fatto qualcosa di sbagliato o di non piacerti. Poi ho trovato le risposte. Era paura. Paura di non essere accettata o di una sconosciuta che diceva di volersi prendere cura di te. Io per te ero una perfetta sconosciuta. Mi aspettavo interesse, curiosità. Avevo le tue stesse paure, in fondo. Avevi 8 anni di comunità sulle spalle ed eri già delusa abbastanza dalla vita. Come potevi fidarti di me?”.

E continua: “Qualcuno ti aveva insegnato quell’amore che avevi nell’anima, quello che fa sorridere e sentire al sicuro? Credo fosse questo il motivo per cui i ragazzi che vivono in comunità avessero paura ad incontrare gli affidatari, conoscerli, affezionarsi e poi essere traditi ancora una volta. Da questa consapevolezza è nato il mio miracolo. Sei tu il mio miracolo, la mia bambina. Hai tirato fuori tutto l’amore che era in te. Gran parte di questo lo hai riservato a me, con consapevolezza e gratitudine. L’amore che ci unisce ci accompagnerà per sempre. Qualsiasi cosa ci riserverà il futuro.

Un libro raccoglie le testimonianze

Tanti bambini possono avere la stessa opportunità di Kevin e della figlia di Monica. Un libro, una raccolta di testimonianze a cura di Afap, raccoglie le delusioni e gli stati d’animo, l’amore, la gioia e la vita consegnata a questi bambini attraverso le attenzioni, la cura e il gioco. L’istruzione, il cibo e i vestiti. I diritti di questi bambini. Le testimonianze delle mamme biologiche, il vissuto dei bambini divenuti adolescenti, il punto di vista delle insegnanti e quello delle Istituzioni coinvolte nei progetti di affido. L’esperienza dei protagonisti dell’affido. Il coinvolgimento emotivo di chi ha vissuto e vive l’affido come un dono.

Le foto sono di Kevin Sciabica

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